La Sicilia che vola da sogno a realtà - QdS

La Sicilia che vola da sogno a realtà

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia che vola da sogno a realtà

martedì 02 Febbraio 2016

Fermare la decrescita e iniziare a crescere

Nei miei 58 anni di lavoro (ho iniziato il primo settembre del 1958) ho sempre avuto un sogno: la Sicilia ai vertici delle Regioni europee per cultura, equità sociale, Pil, occupazione, in special modo dei giovani.
In tutte le mie attività ho sempre anteposto l’interesse generale a quello personale, senza peraltro retrocedere sul piano dei progetti e dei risultati.
Un consuntivo provvisorio, però, mi lascia molto deluso, per quello che vale, perché, anziché crescere nella graduatoria, la nostra regione ha sempre seguito il pendìo e adesso si trova al posto numero 208 su 272 regioni europee per Pil pro capite.
Abbiamo più volte elencato le cause di questa defaillance e ripeterle sarebbe noioso. Come me, vi sono tantissimi altri siciliani delusi, che hanno lottato tutta la vita per cercare di fare decollare la Sicilia, senza riuscirci. Tutti questi non demordiamo e continuiamo a pensare che ci debba essere il punto di svolta: finirla di decrescere e cominciare finalmente a crescere.

La Sicilia che vola deve diventare una realtà e non più un sogno, perché da noi vi sono tutte le premesse e i requisiti affinché le mete ideali si trasformino in mete concrete.
La Sicilia può volare realmente, perché è piena di siti culturali (e con la cultura si mangia), ha un clima meraviglioso per 12 mesi l’anno, ambienti attrattivi, 829 borghi (che però vanno ristrutturati), città che risalgono al 727 a.C. come Catania, fondata dai calcidesi 14 anni dopo Roma.
Paradossalmente, la causa del declino siciliano deriva da quella classe politica che rivendica il primato, ma non ha mai avuto il primato della guida. Una classe politica farcita di indagati, mediocri, ignoranti e stolti, ma che può vantare personalità di primo livello che, però, non hanno avuto la possibilità di guidare la Regione perché non sono capaci, giustamente, di raccogliere il consenso con il becero voto di scambio.
La situazione è grave ma non seria, diceva il compianto Ennio Flaiano. Non è seria perché solo dei burattini possono continuare a farsi manovrare dai burattinai, senza alcuna remora né vergogna di condurre sul lastrico un milione e mezzo di siciliani, sulle soglie della povertà, e non creare lavoro per 400 mila siciliani.
 

Ecco perché indichiamo un ideale,  Risorgimento Sicilia, che non sarà mai né partito né movimento politico, per radunare tutti i siciliani perbene che vogliono dare una svolta a questa situazione inverosimile, se non fosse che la tocchiamo con mano tutti i giorni.
Una terra fortunata perché, baciata da Dio, non può essere vilipesa da uominastri di infimo ordine, condannati senza appello dai principali parametri socio-economici, come Pil, disoccupazione, povertà, disastri ambientali, carenza di infrastrutture e altro.
L’insipienza della Regione ha superato ogni limite di decenza: quando Polonia e Lituania spendono oltre il 90% dei Fondi europei, la Sicilia supera di poco la metà. Come dire che il Signore manda il pane a chi non ha i denti.
È molto tardi per cambiare, ma l’inversione dei comportamenti non può tardare oltre. Sembra di aver toccato il fondo del barile ma, come dicevano i saggi: del peggio c’è il peggiore.

Se tutti i siciliani perbene si mettono insieme si può consentire alla Sicilia di decollare, ma occorre isolare i politicanti senzamestiere che con il loro bla bla bla ci continuano a infinocchiare. Lo fanno per mantenere i loro privilegi e soddisfare i loro bisogni egoistici.
Volare, oh oh… Nel blu dipinto di blu. Nel blu del nostro mare, nel rosso della lava dell’Etna, nel verde dei Parchi montani, nel bianco dei mitici Teatri millenari. La nostra storia e la nostra tradizione rappresentano le nostre forze; ma non bastano. Dobbiamo addizionare la nostra capacità di progettare e realizzare un futuro degno e proporzionato alle potenzialità della Sicilia.
Ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo fare, non tanto per noi, che abbiamo poco tempo, quanto per le seconde, le terze e le quarte generazioni, che hanno il diritto di trovare una Sicilia migliore di quella che abbiamo trovato.
Diritto cui corrisponde il nostro dovere di mettere tutte le nostre forze per contribuire in modo determinante al Risorgimento Sicilia.

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