Celiachia, risorse ripartite senza equità - QdS

Celiachia, risorse ripartite senza equità

Serena Giovanna Grasso

Celiachia, risorse ripartite senza equità

giovedì 04 Febbraio 2016

Ministero della Salute: la Sicilia è la sesta regione per intolleranti al glutine (13.376). Nell’Isola si spendono 4,75 € per malato, nel Veneto 7,33 €

PALERMO – La celiachia è una malattia sociale in rapida espansione. Anno dopo anno cresce vertiginosamente il numero di diagnosi: infatti, mentre nel 2012 la suddetta tipologia era stata diagnosticata a livello nazionale a 148.662 soggetti, nel 2013 tale diagnosi raggiunge quota 164.492, fino poi ad arrivare a 172.197 del 2014. La celiachia è l’intolleranza alimentare più frequente: sebbene i numeri esposti si riferiscano alle diagnosi effettuate, è possibile stimare una prevalenza attorno all’1% della popolazione nazionale. Dunque, è stato calcolato per la popolazione italiana un numero di celiaci teorico pari a 600.000 (oltre il triplo delle diagnosi). Questi solo alcuni dei dati contenuti all’interno della Relazione annuale sulla celiachia presentata al Parlamento nel dicembre 2015 e pubblicata sul sito del ministero della Salute lo scorso 28 gennaio.
Relativamente alla Sicilia, è possibile osservare la presenza del 7,8% dei celiaci complessivi (13.376). Si tratta del sesto valore maggiormente elevato a livello nazionale: infatti, si riscontra una maggiore presenza solo in Emilia Romagna (14.000), Toscana (14.066), Campania (15.509), Lazio (17.355) e Lombardia (30.541). Ad essere maggiormente interessate sono le donne con 121.964 diagnosi complessive, contro le 50.233 per gli uomini (in Sicilia si parla rispettivamente di 9.581 e 3.795).
Come anticipato, la celiachia non è semplicemente un’intolleranza alimentare, ma è una vera e propria malattia sociale poiché investe  la famiglia, la scuola, le strutture sanitarie e il mondo del lavoro. Si tratta di  una patologia cronica a rischio di complicanze, dove una corretta diagnosi e un corretto stile alimentare possono portare alla completa remissione dei sintomi e alla riduzione del rischio delle complicanze. Infatti, oggi per i celiaci l’unica terapia disponibile consiste di una dieta priva di glutine composta da prodotti di origine vegetale come  riso, mais, sorgo, miglio, teff, quinoa, grano saraceno, manioca e qualsiasi varietà di frutta e verdura, di origine animale come carne, pesce ed uova e di prodotti senza glutine appositamente formulati per i celiaci (si tratta di succedanei di alimenti di uso comune, in cui la presenza di cereali contenenti glutine è caratterizzante e prevalente, prodotti con materie prime naturalmente prive di glutine oppure materie prime degluteinizzate).
Dunque, dato il carattere sociale della malattia e il rapido incremento delle nuove diagnosi, è necessario un intervento di tipo istituzionale. Un contributo di grande importanza è quello offerto dal ministero della Salute che per l’anno finanziario 2014 ha erogato a favore delle Regioni 934.116,76 euro per i due capitoli di spesa previsti per la somministrazione di pasti senza glutine nelle mense delle strutture scolastiche, ospedaliere e pubbliche, conformemente rispetto a quanto prescritto dalla Legge 123/2005.
Per la Sicilia sono stati stanziati 63.605,92 euro: una somma abbastanza irrisoria, addirittura di gran lunga inferiore rispetto agli importi destinati a regioni con un minor numero di malati. È così che il Veneto, con 10.813 diagnosi di celiachia (ovvero, 2.563 malati in meno rispetto alla Sicilia), riceve 79.239,92 euro (15.634 euro in più). Stessa cosa è da dirsi per il Piemonte, regione che conta 11.732 malati (ovvero, 1.644 malati in meno) e riceve addirittura 90.015,54 euro (26.409,62).
Se ancora l’evidenza delle cifre descritte non è sufficiente, è possibile osservare la pochezza delle risorse calcolando il valore procapite: mentre in Sicilia per ogni celiaco si spende  circa 4,75 euro, in Piemonte la cifra sale quasi del 50% (6,75 euro) e addirittura in Veneto si arriva a 7,33 euro. In generale, è possibile osservare una distribuzione delle risorse alquanto disomogenea: infatti, anche in Campania le risorse destinate sono maggiormente contenute rispetto al numero dei malati (69.875,92 euro per i 15.509 celiaci), tale che l’importo procapite ammonta appena a 4,50 euro, addirittura nel Lazio si parla di 4,40 euro procapite. Per non parlar poi dei 4.767,75 euro destinati ad appena 444 celiaci, ovvero un importo pari a 10,74 euro procapite.
Pur apprezzando la lodevole attività intrapresa dal ministero della Salute, è necessario procedere verso un più equo riparto delle risorse. Inoltre, è anche necessario sensibilizzare i siciliani e gli italiani tutti ad eseguire il test al fine di diagnosticare la presenza della malattia, ignota teoricamente ad ancora oltre 400 mila soggetti.

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