Ridotti gli squilibri finanziari tra le strutture sanitarie italiana - QdS

Ridotti gli squilibri finanziari tra le strutture sanitarie italiana

Maria Francesca Fisichella

Ridotti gli squilibri finanziari tra le strutture sanitarie italiana

giovedì 04 Febbraio 2016

Pubblicato il Rapporto 2015 sul coordinamento della finanza pubblica dalla Corte dei Conti, Sezione riunite in sede di controllo

CATANIA – La Corte dei Conti, Sezione riunite in sede di controllo, nel Rapporto 2015 sul coordinamento della finanza pubblica, nel capitolo dedicato alla sanità riporta che il 2014 ha confermato i progressi, già evidenziati negli ultimi esercizi, nel riassorbimento degli squilibri finanziari in sanità, ed ancora che è proseguita la riduzione dei disavanzi nelle regioni in squilibrio strutturale, pur godendo del significativo incremento delle risorse garantite dallo Stato a copertura dei Lea, che – come si legge nel rapporto -ha più che compensato la flessione di quelle aggiuntive richieste ai cittadini.
All’analisi della Magistratura contabile si affianca quella dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sui dati ricavati dai Conti economici (Ce) consuntivi compilati dalle Regioni stesse e inseriti sul Nuovo sistema informativo sanitario (Nsis) del ministero della Salute.
Emerge che i costi che hanno inciso maggiormente sono stati: prodotti farmaceutici ed emoderivati (+7,09 per cento), dispositivi medici (3,41 per cento), manutenzioni e riparazioni (+5,62 per cento). Si specifica anche che, pur in presenza di una crescita della spesa sanitaria (dello 0,89 per cento rispetto al 2013), non si arresta il trend in diminuzione dei disavanzi regionali, come osservato anche dalla Corte dei conti. Così, come una sorta di promemoria per l’anno appena cominciato, aspettando il consuntivo di fine anno, ecco il quadro 2014 secondo i dati Agenas dei disavanzi regionali, distinguendo inevitabilmente tra regioni virtuose e non. Tra le migliori figura la Campania, il Friuli Venezia Giulia, la Sicilia, l’Emilia Romagna, la Basilicata, l’Umbria, la Puglia, le Marche e la Lombardia. Tra le peggiori: il Lazio, il Piemonte, la Toscana, la Sardegna, la Calabria, il Veneto e la Liguria.
A sorpresa dall’analisi emerge, quindi, la Sicilia in attivo con le sue nove aziende ospedaliere censite, per un totale di 6.159 mln di euro. Ma l’altra sorpresa sono Toscana e Veneto non tra le virtuose.
Ecco la situazione in dettaglio: in cima troviamo il Lazio, con le sue nove aziende censite, tutte in disavanzo, per un totale di 660.867 mln di euro. A cui si aggiunge il record negativo fra tutte le aziende censite, ossia quello dell’azienda ospedaliera “San Camillo Forlanini” che conta oltre 158 milioni di disavanzo su poco più di 297 milioni di ricavi.
Segue il Piemonte, con le sei aziende censite tutte in rosso, su cui spiccano in particolare i 30.647 milioni di disavanzo dell’azienda ospedaliera “Città della salute e della scienza”, per un totale di 73.431 milioni di disavanzo. Tocca poi alla Toscana, con le sue quattro aziende in deficit, per un totale di 59.849 mln di euro. Ed ancora, tre aziende su tre in rosso per la Sardegna che conta nel complesso un disavanzo di 55.790 mln di euro. Segue la Calabria con cinque aziende, di cui quattro in disavanzo per un totale di 40.042 mln di euro. Il Veneto con due aziende in disavanzo su tre conta 34.831 mln di euro di deficit. Ed infine, tra le “peggiori” la Liguria con due aziende censite, entrambe in disavanzo per un totale di 24.571 mln di euro.
Accanto alle aziende da risanare (in tutto 31) che si trovano concentrate tra le sette regioni sopra analizzate, si trovano le migliori tra quelle censite, che sono in tutto 108. Tra queste le nove censite della Sicilia ( Ao “Cannizzaro” di Catania, Ao “Garibaldi” di Catania, Aoup Catania, Aoup Messina, Aoup Palermo, Ao “Papardo-Piemonte” di Messina, Ao “Villa Sofia Cervello” di Palermo, Ao “Civico” di Palermo, Ircss “Bonino Pulejo” di Messina), registrando, infine, un +6.159 mln di euro. L’Isola condivide i buoni risultati con Campania (+ 20.426 mln di euro), Friuli Venezia Giulia (+8.070 mln di euro), Emilia Romagna (+769), Basilicata (+990), l’Umbria (+645), Puglia (+478), Marche (+124) e Lombardia (+22).
Alla luce di tali risultati, torna in mente quanto riportato dal documento redatto dalla Magistratura contabile, il Rapporto 2015 sul coordinamento della finanza pubblica, ossia che il quadro è la risultante dei passi importanti che sono stati fatti verso l’identificazione dei fabbisogni finanziari e nel corretto operare dei flussi da regioni e aziende sanitarie. E ancora, la definizione di regole contabili e dei controlli hanno consentito di prevedere uno stretto sistema di garanzie a tutela dell’aggiustamento, a protezione della destinazione dei fondi.
Nel 2014, infatti, si dice nel documento, in quasi tutte le regioni è stato rispettato l’impegno di trasferire in corso dell’esercizio al Servizio sanitario regionale almeno il 90 per cento delle risorse ricevute dallo Stato per finalità sanitarie, mentre sono state avviate le procedure (ma in alcuni casi non completate) per la restituzione alla sanità delle somme in precedenza non versate. Anche se, in molte regioni, tuttavia, i tempi di pagamento ai fornitori continuano a registrare ritardi notevoli. In quelle in Piano di rientro, si legge nel rapporto, se prosegue il cammino di risanamento dei conti e il progresso nel rispetto complessivo della “griglia” dei parametri fissati a garanzia dei Lea, persistono, però, criticità nelle aree dell’assistenza territoriale (in particolare agli anziani e ai disabili) e della prevenzione, ed ancora si segnalano margini di in appropriatezza nella degenza preoperatoria.

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