La quota parte che spetta all’Italia è di 225 milioni (mentre invia all’Ue ogni anno 20 mld). Diversamente, la Turchia avrebbe aperto le frontiere, col che si sarebbe messa in moto una sorta di invasione di migranti. Tuttavia, una minoranza di essi, parte clandestinamente dalle rive della Turchia e approda dopo appena 4 chilometri sulle rive della Grecia, cioè dell’Unione europea.
L’imponente numero di persone povere e vessate dalle guerre è conseguente ai conflitti precedenti ed attuali, fra cui quello scoppiato in Iraq con l’abbattimento di Saddam Hussein, in Libia con l’eliminazione di Gheddafi e ora con la guerra fratricida scoppiata in Siria.
L’aggravante di questo scenario è il forte potenziamento dell’Isis che deve avere una eccellente mente organizzativa per amministrare decine di migliaia di guerriglieri.
L’Isis dopo avere conquistato i pozzi petroliferi di Iraq e Siria, ora si sta muovendo decisamente per andare a prendersi quelli della Libia.
Sorgono due domande: la prima riguarda gli acquirenti del petrolio, ovviamente di contrabbando, che poi immettono nelle reti ufficiali. Chi sono codesti contrabbandieri? è possibile che le intelligence di mezzo mondo non riescano a bloccare tali acquirenti e quindi fare asfissiare finanziariamente l’Isis? La seconda riguarda le ingenti forniture di armi che l’Isis acquista in tutto il mondo, anche qui mediante contrabbando.
È possibile che le intelligence di mezzo mondo non riescano a scovare chi sono i venditori di armi e risalire la corrente fino ad arrivare ai luoghi ove fisicamente tali armi vengono fabbricate?
Dall’analisi che precede risulta evidente la connivenza delle industrie delle armi europee e asiatiche che comprano petrolio di contrabbando e vendono armi di contrabbando ai jihadisti.
La questione dei migranti non è stata mai affrontata di petto dall’Unione europea, la quale se n’è infischiata che un partner fondatore come l’Italia e la Grecia, subivano una pressione formidabile.
Le risorse finanziarie più cospicue sono state messe a disposizione dall’Italia per approntare centri d’accoglienza, ricoveri e identificazione per centinaia di migliaia di migranti.
Tenuto conto che ognuno di essi costa trenta euro al giorno, ognuno ci costa fra gli 11 e i 12 mila euro all’anno. Pur calcolando solo in 100/120 mila l’insieme dei migranti che risiedono nel nostro Paese, l’Italia spende fra 1,2 e 1,3 miliardi per questa attività. Cui bisogna aggiungere quella relativa a tutti i servizi di vigilanza, di ordine pubblico, di controllo, per i quali sono impegnati Forze dell’Ordine eVigili del Fuoco, distolti dai loro compiti istituzionali.
Una situazione che non può certo continuare all’infinito.
In questo quadro, vi è un irrigidimento degli Stati del Nord e dell’Est Europa che non intendono più ricevere migranti e chiudono le loro frontiere col filo spinato.
Ora, se da un canto è del tutto ovvio che perseguitati politici e vittime delle guerre debbano essere accolti, è impossibile pensare che si debbano accettare i migranti cosiddetti economici, cioè quelli che fuggono dai loro Paesi per povertà.
La distinzione tra le due categorie dovrebbe essere fatta attraverso regolari controlli, in modo da rimpatriare nei Paesi d’origine tutti coloro che non hanno diritto d’asilo perché non perseguitati.
L’Italia ha già firmato accordi bilaterali per i rimpatri con ben 28 Paesi fra cui Tunisia, Marocco, Egitto, Algeria ed altri. Ma nel 2015 i migranti rimpatriati sono stati appena 15.979.
Il decreto di espulsione senza portare fisicamente i migranti nei Paesi d’origine è totalmente inefficace. L’Ue deve trovare la soluzione più idonea. Ma attendendola, l’Italia non può continuar a sostenere indiscriminatamente queste spese.