Sicilia, no al rigore ma sviluppo con efficienza - QdS

Sicilia, no al rigore ma sviluppo con efficienza

Carlo Alberto Tregua

Sicilia, no al rigore ma sviluppo con efficienza

mercoledì 10 Febbraio 2016

Crescere tenendo i conti in ordine

È diventato di moda sottolineare che il rigore ha ammazzato la ripresa, in Europa e nel nostro Paese. Si tratta di una parziale stupidaggine, perché la tenuta dei conti in ordine è la premessa dello sviluppo.
Questo lo capisce ogni padre o madre di famiglia quando tengono sotto controllo i propri conti e si indebitano con ragionevolezza, soprattutto per l’acquisto di beni durevoli e non di servizi effimeri.
Si tratta di parziale stupidaggine perché è anche vera l’altra faccia della medaglia: la tenuta in ordine dei conti, di per sé, non è fonte di sviluppo.
Quindi la diatriba rigore sì, rigore no è insulsa. Serve soltanto ai parolai, per fare scena e colpire l’opinione pubblica, formata in gran parte da cittadini che non hanno dimestichezza con la macroeconomia.
Siccome sono proprio quei cittadini che costituiscono la maggioranza votante, ecco che, piuttosto che risolvere i problemi, i politici fanno scena, imitando i teatranti quando improvvisano o recitano a soggetto.

Tenere i conti in ordine è frutto di sapienza e di scelte a monte che consentono di determinare quanta parte delle spese deve essere assorbita dalla produzione dei servizi e quant’altra ben più importante vada destinata agli investimenti, alla costruzione delle opere pubbliche, alla ristrutturazione idrogeologica del territorio, al sostegno delle imprese e alla creazione di nuovo lavoro.
I concetti espressi non sono nuovi, ma poco diffusi, perché molti interlocutori, soprattutto nei talk show televisivi, preferiscono usare demagogia e populismo, con cui si parla alla pancia di telespettatori e cittadini, piuttosto che spiegare bene i meccanismi indispensabili a produrre ricchezza e creare occupazione.
I blablatori sono la maggioranza, da tutte le parti politiche. I neo parlamentari del Movimento 5 stelle si stanno facendo le ossa, ma non si improvvisa una esperienza istituzionale basata su conoscenze multiple in un paio di anni. Vero è che i grilletti sono teleguidati, ma è anche vero che è difficile trovare un’amalgama fra tutti i neofiti, nonostante la ferrea disciplina di Grillo e Casaleggio sui propri adepti.
 

Come si fa a scindere le spese fra quelle correnti e investimenti, se a monte non è redatto un Piano aziendale? Eppure Stato, Ministeri, Regioni e Comuni continuano a formulare i loro bilanci senza avere tale strumento principale dell’organizzazione delle aziende pubbliche, quali sono appunto gli Enti.
Il ministro per la Pa, Marianna Madia, ha stabilito che le Piante organiche, vecchie e obsolete, si debbano considerare abrogate. Non ha però precisato che il fabbisogno di profili professionali debba essere determinato in base al suddetto Piano aziendale.
Cosicché, al vuoto delle Piante organiche non si sostituisce un nuovo strumento organizzativo indispensabile per sapere chi serve e chi non serve alle Pubbliche amministrazioni. Ma il vuoto, com’è noto, non rimane vuoto, amava dire il compianto presidente della Regione Rino Nicolosi (1942–1998). Il vuoto viene riempito e quasi sempre da eventi e fatti negativi.

Gli eventi e i fatti vanno previsti e bisogna tentare di guidarli, oppure sono loro che guidano noi.
Ecco perché lo sviluppo deve essere programmato seriamente. Perciò occorrono strumenti seri e professionali per programmarlo bene. Ma non sembra che gli attuali responsabili delle istituzioni nazionali, regionali e locali abbiano i requisiti per questa attività. Sembra, piuttosto, che preferiscano continuare ad animare il teatrino delle vanità e delle vacuità, piuttosto che dedicarsi seriamente ad analizzare, valutare, programmare, decidere e realizzare le azioni che mirano allo sviluppo.
Peggio fanno burocrati e funzionari dello Stato, che dimenticano quasi sempre l’art. 54 della Costituzione e l’obbligo dell’imparzialità della loro azione.
Il Governo ha l’obbligo di indirizzare la propria azione a favore della collettività, tagliando i privilegi e supportando i poveri: insomma, deve perseguire l’equità fra cittadini. Lo stesso devono fare Regioni e Comuni.
Non sembra che questi comportamenti siano quelli dei nostri governanti, insensati e suicidi, perché le persone perbene, prima o poi, li travolgeranno.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017