Fermare l’inutile formazione professionale - QdS

Fermare l’inutile formazione professionale

Michele Giuliano

Fermare l’inutile formazione professionale

martedì 17 Novembre 2009

Molti enti, rispondendo ad un sondaggio online, si dichiarano favorevoli alla proposta dell’assessore Di Mauro. Tempo fa la Regione aveva asserito che su un campione di 2.324 allievi solo 196 avevano trovato lavoro

PALERMO – Un sì deciso a restare fermi un anno con le attività formative, facendo una riqualificazione completa, pur di mettere mano al sistema e regolamentarlo. Favorevoli gran parte degli  stessi operatori della formazione professionale siciliana che hanno esternato la loro netta posizione a favore dell’assessore al bilancio Roberto Di Mauro il quale aveva lanciato la proposta di fermare tutto per un anno.
Si sono espressi, insieme ai fruitori del servizio, attraverso la più grande piattaforma via web del settore della formazione professionale in Sicilia (formazionesicilia.wordpress.com) che aveva lanciato alcuni sondaggi on line nei giorni scorsi. Uno di questi era proprio sul quesito: “Siete d’accordo allo stop per un anno dei corsi di formazione con la riqualificazione del personale?”. In pochi giorni c’è stata un’ondata di voti e praticamente due su tre hanno detto di essere favorevoli. Tradotto in soldoni ben il 66 per cento dei votanti contro il 30 per cento di chi si è espresso contrariamente e il 4 per cento di indecisi. Ancora più schiacciante invece la votazione sul quesito: “Siete d’accordo ad una riforma del settore”. In questo caso hanno risposto favorevolmente ben il 94 per cento dei votanti.
Molto più equilibrato invece il voto per sapere se gli stipendi sono percepiti dai dipendenti della formazione regolarmente. Il 49 per cento ha risposto che hanno accreditato lo stipendio regolarmente mentre il 51 per cento ha detto il contrario. Dunque quella che sembrava da parte dell’assessore Di Mauro una provocazione (anche se poi alla fine è parsa una decisa presa di posizione) si è invece rivelata una scelta vincente anche per gli stessi operatori della formazione che si rendono conto da soli di navigare in un campo che davvero trova le sue difficoltà quotidiane dal punto di vista gestionale.
Di Mauro aveva chiesto che non si espletasse il piano dell’offerta formativa del 2010 in modo da dare il tempo alla Regione di regolamentare meglio l’intero comparto. Attorno a questa proposta, oltre a quella di tagliare le risorse regionali per inserire nel capitolo della formazione della Regione solo fondi Ue, aveva scatenato però le dure reazioni dell’assessore al Lavoro Luigi Gentile che non ha gradito questa ipotesi, parlando di programmazione a rischio senza la certezza dei fondi e di impossibilità di blocco delle attività formative per ragioni socio-economiche. Una presa di posizione in barba alle denunce forti della Corte dei Conti che più volte ha detto che la formazione, così com’è, non serve a nulla. Stando ai rilievi dei magistrati contabili questa formazione non è in grado di assolvere al suo principale obiettivo, e cioè quello di inserire i giovani nel mondo del lavoro.
La Regione stessa ha asserito che su un campione di 2 mila 324 allievi iscritti a 141 corsi di formazione  professionali iniziati nel 2006, solo in 196 hanno trovato un lavoro coerente con la qualifica ottenuta. Numeri che mettono in evidenza come ogni anno vadano “buttati” qualcosa come 300 milioni di euro (ed anche di più) per finanziare dei corsi che di fatto sono distanti dal mercato del lavoro reale.
 

 
Il prossimo passo è quello della riforma
 
PALERMO – Oramai un po’ da tutti il coro arriva unanime: “bisogna andare ad una riforma radicale del settore della formazione professionale in Sicilia”. Anche lo stesso Di Mauro lo ha ribadito questo concetto più volte nel momento in cui è stato bersagliato da critiche per avere chiesto semplicemente una regolamentazione certa dell’apparato. “Confermo – ha sottolineato l’assessore al Bilancio – che oggi a mio avviso esiste una necessità di uno sforzo comune per individuare forme di finanziamento, statali o comunitarie, che alleggeriscano il bilancio della Regione e assecondino l’impegno per il risanamento delle finanze e la riqualificazione della spesa che non sono più rinviabili, come hanno più volte ripetuto la Corte dei Conti e il Commissario dello Stato”. Tutti i parlamentari, da destra a sinistra, chiedono da anni la riforma. Certo che è da riflettere sul fatto che la prima “piccola” rivoluzione aveva tentato di farla l’assessore Incardona, licenziato poi per far posto a Gentile: aveva impostato il Prof su criteri che assecondavano le esigenze del mercato. Quando però gli enti storici sono rimasti fuori è scoppiato il finimondo.

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