Ato idrici, prove tecniche di riforma - QdS

Ato idrici, prove tecniche di riforma

Rosario Battiato

Ato idrici, prove tecniche di riforma

giovedì 18 Febbraio 2016

Per eliminare il contenzioso con il Governo nazionale pronto un ddl per adeguare la legge varata la scorsa estate. Varati gli ambiti dall’assessorato all’Energia e la legge resta in vigore anche se impugnata

PALERMO – Individuati i nove ambiti territoriali ottimali per la gestione del servizio idrico. Il decreto del 29 gennaio porta la firma dell’assessore Vania Contrafatto e rispetta quanto contenuto nella legge regionale 11 agosto 2015, n.19, che aveva rinviato l’individuazione degli ambiti a una successiva fase attuativa della norma. Un importante passo in avanti per una riforma che all’inizio di febbraio ha visto la Regione rinunciare al diritto di difendere la legge davanti alla Corte Costituzionale (scaduto il 2 febbraio) in seguito all’impugnativa operata la scorsa estate dal governo romano. Nessuna resistenza, ma pronti a intervenire sulla materia con un ddl proprio per far cadere il contenzioso e non arrivare alla sentenza.
Acque bollenti nell’Isola. L’individuazione dei nuovi ambiti, che coincidono con i preesistenti nove Ambiti territoriali ottimali (Palermo, Catania, Messina, Ragusa, Enna, Caltanissetta, Trapani, Siracusa e Agrigento) già delimitati col decreto del presidente della Regione n. 114 del 16 maggio 2000 e col successivo n. 16 del 29 gennaio 2002, è soltanto uno dei numerosi passi che si dovranno compiere nelle prossime settimane per mettere in riga il sistema di gestione dell’acqua nell’Isola.
Rintuzzate le accuse, la Regione è pronta a intervenire sul testo. L’annuncio l’ha dato proprio l’assessore Contrafatto che ad agosto, nei giorni dell’approvazione della legge, era stata tra le prime a richiamare l’attenzione su diversi profili critici e impugnabili della legge da parte governo nazionale. “L’acqua in Sicilia è e rimarrà pubblica – ha dichiarato all’Ansa all’inizio di febbraio – e la legge approvata dall’Ars lo scorso anno, sia pure impugnata, resta in vigore, tanto che ho recentemente firmato il decreto di delimitazione degli ambiti territoriali. Quindi resistere all’impugnativa, sul piano pratico, non avrebbe avuto alcun effetto”.
Pronti invece per presentare all’Ars un ddl che “eliminerà i principali aspetti di incostituzionalità e i problemi tecnici che la legge, già in sede di prima applicazione, ha presentato”. Secondo l’assessore proprio l’approvazione da parte dell’Ars del “nuovo ddl farà cessare la materia del contendere, eliminando il contenzioso alla Corte costituzionale prima che si arrivi alla sentenza”.
Di cosa si trattava? “Numerose disposizioni – si legge nella nota diffusa dal governo in seguito al Cdm che aveva deciso l’impugnativa – contrastano con le norme statali di riforma economico sociale in materia di tutela della concorrenza e di tutela dell’ambiente, spesso di derivazione comunitaria, eccedendo in tal modo dai limiti posti alle competenze regionali. In caso di approvazione di una nuova normativa da parte dell’Assemblea regionale siciliana che riveda completamente il testo, il Governo potrà valutare l’opportunità di riesaminare il ricorso”.
Nel mirino, quindi, la tutela della concorrenza visto che nella parte della legge impugnata si prevedeva la possibilità di affidamento alle società private soltanto quando l’offerta risultava più vantaggiosa ed economica rispetto a quella delle società pubbliche, introducendo maxi sanzioni in caso di inadempienze.
Un rinnovamento del sistema, del resto, appare necessario. L’allegato al decreto dell’assessore, datato ottobre 2015, riporta lo stato di salute degli ambiti territoriali ottimali con le forme di gestione prescelte e lo stato di operatività. Quattro ambiti risultato non operativi: Palermo (gestione del servizio idrico integrato temporaneamente esercitata da Amap), Enna (con esclusione del comune di Barrafranca) e poi Messina, Ragusa, Trapani e Siracusa. A Catania l’operatività vale per quattro comuni, così come ad Agrigento soltanto su una parte del territorio perché i gestori preesistenti si sono opposti al trasferimento degli impianti.

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