Quei bravi magistrati che cercano la verità - QdS

Quei bravi magistrati che cercano la verità

Carlo Alberto Tregua

Quei bravi magistrati che cercano la verità

giovedì 18 Febbraio 2016

Raggiungere risultati equi e obiettivi

Il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, ha portato all’approvazione di oltre 50 pm riuniti in assemblea il 15 febbraio, un provvedimento riguardante l’utilizzazione delle intercettazioni.
Tale provvedimento, autonomo, è un esempio di come una Procura funzioni sul binario della obiettività, evitando di danneggiare le persone incolpevoli, ma contestualmente, incolpando quelle veramente colpevoli, oggetto di indagini probatorie con impianti accusatori che reggono al vaglio dei magistrati giudicanti.
Il provvedimento approvato stabilisce che le intercettazioni irrilevanti o contenenti dati sensibili dovranno essere estrapolate dal fascicolo al termine delle indagini preliminari. I magistrati informeranno gli avvocati che intendono chiederne la distruzione e questi, se lo desiderano, potranno ascoltare le conversazioni ed eventualmente opporsi alla soppressione immediata.
L’obiettivo del magistrato, è stato spiegato, è tutelare la segretezza delle conversazioni che non hanno valore di fonte di prova. 

Quello esposto è un esempio di come le indagini debbano individuare i veri colpevoli e non danneggiare coloro che non c’entrano. Si tratta di una linea che coincide con la riforma in tema di intercettazioni che il Parlamento sta affrontando, quindi in linea con la direzione del Governo.
Spataro vuol fare rispettare i principi del contraddittorio tra le parti e il diritto di difesa davanti al giudice  chiamato a pronunciarsi.
Le indicazioni che precedono riguardano anche la Polizia giudiziaria che non potrà trascrivere nei brogliacci le intercettazioni con dati inutilizzabili, irrilevanti e insieme contenenti dati sensibili.
Tali linee guida sono state inviate anche al presidente del Garante per la protezione dei dati personali oltre che al Consiglio dell’ordine degli avvocati di Torino. Si tratta di un testo de IlFattoQuotidiano.it sul quale è superfluo alcun commento.
La questione riguarda il primo punto di ogni indagine giudiziaria e cioè che i magistrati requirenti debbono cercare, sempre e comunque, la verità, per quanto essi rappresentino l’accusa.
 

Rappresentare l’accusa non significa prescindere dalla ricerca della verità, anche se è noto come spesso la verità giudiziaria non coincida con quella vera e propria.
Non coincide perché i fatti sono interpretati dagli uomini, le testimonianze possono essere travisate, le interpretazioni sono spesso teoremi matematici.
In questo quadro, risulta evidente come la componente umana, di per sé non perfetta, possa influenzare i processi, i quali producono sentenze spesso diametralmente opposte.
I magistrati giudicanti sono quasi sempre professionisti di alto profilo e dotati di notevole equilibrio. Quando entrano in profondità nei fatti, quando valutano con concretezza le concomitanze e le prove, raggiungono risultati equi e obiettivi, per cui bisogna sempre avere fiducia in essi, in quanto costituiscono la salvaguardia dei cittadini onesti. Questi non hanno nulla da temere da indagini di ogni genere, anche quando esse non perseguono la verità, ma facile gloria. 

Anche la magistratura requirente, come il caso citato del procuratore di Torino, Spataro, dimostra sempre di più attinenza con metodi che vogliono appurare la verità. Sono ormai rari i casi in cui alcuni procuratori non si attengono all’etica.
Proprio il grande potere che hanno gli accusatori deve consigliare loro prudenza ed attenzione, sentendo tutte le parti con continuità e avendo sempre presente che non è consentito a nessuno uscire dai binari che vogliono accertare i fatti come sono, nel vero e non nel dubbio, perché il dubbio è sempre a favore  dell’accusato.
Proprio per questo è necessario che l’accusa provi quanto sostiene, al di là di ogni ragionevole dubbio, perché è sempre meglio un colpevole fuori che un innocente in carcere. Privare qualcuno della libertà personale, quando non vi è assoluta certezza della sua colpevolezza, è sempre un danno che si fa alla Comunità, anche se la legge prevede che l’indagine possa essere basata su indizi gravi, precisi e concordanti.
La magistratura italiana è fra quelle che ha più alte competenze al mondo. Questo è una sicurezza per i cittadini onesti, su cui devono contare.

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