Investimenti ad alto rischio. Sicilia tra le ultime posizioni - QdS

Investimenti ad alto rischio. Sicilia tra le ultime posizioni

Valeria Arena

Investimenti ad alto rischio. Sicilia tra le ultime posizioni

venerdì 19 Febbraio 2016

L’indagine condotta da Acri-Ipos per Il Sole 24 Ore mostra avversione per il rischio nel Meridione. L’isola al terzultimo posto per percentuale di azionisti e quartultima nei fondi ETF

PALERMO – L’inchiesta pubblicata dal Quotidiano di Sicilia l’11 febbraio 2016 dal titolo “La Sicilia sfiduciata non investe” ha messo in evidenza la tendenza, tutta meridionale, a investire poco, sia che si tratti di famiglie, sia che si tratti di imprese. Ciò significa che, mentre l’Italia procede verso un’importante, seppur timida, ripresa, la nostra isola si colloca ancora una volta sulla scia dell’immobilismo economico.
 
L’ultima ricerca, aggiornata al 2015, condotta da Acri-Ipsos per Il Sole 24 Ore mostra, infatti, come la forbice Nord-Sud sia ancora estremamente ampia, con una Sicilia che si colloca nelle ultime posizioni anche in riferimento agli investimenti più a rischio, distante parecchi punti dai primi posti, quasi interamente occupati da regioni settentrionali. Non a caso, il primato degli azionisti spetta al Trentino Alto Adige con una percentuale di 12,9%, seguito dalla Liguria (12,4%) e le Marche (12,2%), mentre le ultime tre classe appartengono ancora al Meridione: Sicilia al 4% , Calabria con il 2,9% e, fanalino di coda, Basilicata con un bassissimo 2%. Se consideriamo che media italiana si aggira intorno al 7,7%, allora la situazione appare ancora più grave.
Analoga situazione anche per i Fondi-ETF. Qui, la Sicilia risale una posizione conquistando il quartultimo posto con una percentuale del 7%, seguita dalle solite Calabria (5,9%), Sardegna (3,7%) e Basilicata (3,2%). Ai primi posti, invece, ancora una volta regioni del Nord Italia: Lombardia al 17%, Emilia Romagna al 15, 9% e Marche al 14,9%. La media nazionale si colloca intorno al 11,6% e distacca la Sicilia di ben tre punti. D’altronde, il clima di sfiducia, marcato ancora di più dai recenti crolli delle Borse e dalla crisi che ha colpito il mercato finanziato nelle prime settimane dell’anno, è trainato proprio dagli abitanti del Sud e delle Isole, gli stessi che si sentono sempre meno tutelati da leggi e controlli in materia economica.
Un’indagine condotta lo scorso autunno sempre da Acri-Ipsos, dal titolo “Gli italiani e il risparmio”, giunta alla sua 15esima edizione, confermava già questo triste andamento, presentando un Paese spaventato e decisamente povero dal punto di vista dell’educazione finanziaria. La paura e l’avversione per il rischio, così come la vittoria della liquidità, sono infatti diffusi un po’ ovunque, anche se le vere roccaforti sono rappresentate, come mostrato precedentemente, dal Sud e le Isole. Gli analisti di Acri-Ipsos, però, prevedono un peggioramento della situazione anche al Nord: “Gli italiani continuano a non ritenersi sufficientemente tutelati da leggi e controlli: anche il dato è in miglioramento (nel 2015 il 58% parla di norme e controlli non efficaci, ma erano il 65% nel 2014 e il 72% nel 2013 e non c’è fiducia che questa tutela aumenti nei prossimi cinque anni”. Le prospettive, diametralmente opposte, sono, quindi, due: da una parte, una distanza tra Nord e Sud sempre più acuita, nonostante gli alti livelli di sfiducia nei confronti delle normative vigenti e degli strumenti finanziari generalmente diffusi, e, dall’altra, regioni del Settentrione sempre più influenzate e trainate dalla paura e dall’immobilismo meridionale.
Dai dati mostrati da Acri-Ipsos viene un fuori un panorama finanziario ed economico decisamente variegato. Se regioni come il Trentino e la Liguria preferiscono investire in Borsa, al Sud, invece, si scelgono strumenti più tradizionali: la Sicilia è infatti al quarto posto se consideriamo i conti corrente (33,2% contro il 25,7% della media nazionale) e possiede percentuali non basse in riferimento ai conti di deposito e i conti corrente. La paura, in ogni caso, continua a influenzare i movimenti finanziari.

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