Corsi iap, un'utopia per la Sicilia. Senza bandi nessuna data certa - QdS

Corsi iap, un’utopia per la Sicilia. Senza bandi nessuna data certa

Chiara Borzi

Corsi iap, un’utopia per la Sicilia. Senza bandi nessuna data certa

martedì 23 Febbraio 2016

Rivolti a quelle persone che lavorano a tempo pieno e hanno esclusivo reddito dall’attività agricola. In assenza di questa qualifica non è possibile accedere a molte misure del Psr

CATANIA – I corsi da imprenditore agricolo professionale (iap) rischiano di diventare una nuova utopia siciliana. Previsti dal nuovo Psr 2014-2020 nell’azione 1 “Formazione” misura 111, sono rivolti a quelle figure che lavorano a tempo pieno e hanno esclusivo redditto dall’attività agricola e che desiderano fare un salto di qualità professionale ottenendo conoscenze più approfondite del mondo imprenditoriale agricolo, con particolare riferimento alle caratteristiche di gestione, ai nuovi settori dell’agricoltura biologica, per procedere ad una preparazione che può implementare anche la stessa competitività aziendale.
È l’Europa che chiede ai cittadini comunitari di ottenere questo requisito di conoscenza con l’introduzione dell’articolo 5 del regolamento Ce ed è la stessa Sicilia ad aver recepito il provvedimento tramite la direttiva n.149 del 21 marzo 2001 di Giunta regionale.
Aver riconosciuta questa qualifica è quindi fondamentale perchè oltre tutto, in sua assenza, è impossibile accedere anche ad alcune delle stesse misure previste dal Psr, come il finanziamento a fondo perduto. La Sicilia aveva negli anni scorsi bloccato i corsi di formazione, lasciando alle singole associazioni di categoria il carico di formare in maniera imprenditoriale gli agricoltori della nostra regione.
Oggi invece qualcosa è cambiato, ma è cambiato in maniera formale e non sostanziale, perchè la Regione ha nuovamente delegato alle associazioni specializzate nel settore agricolo il compito di istruire gli imprenditori agricoli professionali, pur prevedendo degli indennizzi all’organizzazione dei corsi.
Al momento non si sa quando questi stessi percorsi di formazione verranno attivati perchè, in principio, manca l’attivazione dei bandi del Psr agricoltura 2014-2020. Siamo, dunque, già in ritardo e a rimetterci sono gli agricoltori siciliani e tutto il nostro primo settore. Da quest’anno, inoltre, la Sicilia ha recepito la metodologia adottata dalle altre regioni italiane per dare il via ai corsi iap, ovvero quella di assegnazione tramite appalto della gestione delle attività di formazione.
Nel complesso, considerato questo nuovo meccanismo, si profila il rischio di veder ritardato ancora di più l’inizio dei corsi, oltre che di vedere concentrata in una sola associazione la gestione di un servizio che in Sicilia ha un bacino di utenza altissimo.
Nessuna previsione sarà comunque riscontrabile senza – lo ripetiamo – la promulgazione dei nuovi bandi che interessano il mondo dell’agricoltura. In Sicilia siamo ancora incredibilmente in una fase di studio e di presentazione del Psr, tanto che giorno 20 febbraio si è tenuto a Palermo un nuovo incontro conoscitivo del Piano di sviluppo rurale a cui ha preso parte il Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina.
In assenza di nuove procedure attive, oggi è comunque possibile ottenere la qualifica di iap partecipando ai corsi di formazione organizzati dalle associazioni di categoria e gli enti preposti a rilasciare la qualifica. Per iscriversi in alcuni casi basta fare una semplice ricerca online.
 

 
Una procedura molto farraginosa
 
In fatto di corsi iap tra gli addetti ai lavori vige scetticismo e malumore. Lo testimoniano le dichiarazione di Giuseppe Modica esponente regionale di Confagricoltura. “Siamo in alto mare – ha commentato Modica – il comitato di sorveglianza della Regione, che si occuperà dell’assegnazione degli appalti, si insedia il primo marzo, per questo non credo in un inizio imminente dei corsi”.
La scelta di appaltare la gestione dei percorsi di formazione ha creato molto scetticismo. “Sulla scorta delle esperienze delle altre regioni possiamo dire che la procedura è molto farraginosa: serve avviare le procedure, curare la gestione, identificare gli enti, tutti procedimenti non esattamente snelli. Le ditte che possono partecipare al bando devono essere inoltre autorizzate anche a livello ministeriale”. Dulcis in fundo emerge anche una questione economica: “Ognuno dei partecipanti dovrà anticipare le spese per finanziare le attività di formazione – ha evidenziato l’esponente di Confragricoltura Sicilia – solo successivamente si può sperare di vedere rimborsate le somme da parte della Regione. Ad oggi è tutto fermo, perchè sono fermi gli stessi bandi del piano di sviluppo rurale”.

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