Le previsioni della fondazione Res per il 2016 - QdS

Le previsioni della fondazione Res per il 2016

Serena Giovanna Grasso

Le previsioni della fondazione Res per il 2016

mercoledì 24 Febbraio 2016

Relativamente ai consumi delle famiglie, si prevedono aumenti per i generi alimentari e bevande (+1,2%) e vestiario (+1,4%). Si tratta di dati superiori alle stime nazionali, giustificati “dal modestissimo livello di partenza”

PALERMO – Buone notizie piene di speranza sono quelle che ci giungono dal rapporto Congiuntura Res pubblicato lo scorso 11 febbraio dalla fondazione Res (Istituto di ricerca su economia e società in Sicilia).
Infatti, a dispetto della perdita di prodotto interno lordo in Sicilia rilevato dall’Istat relativamente al 2014 (-0,9%), la fondazione Res stima per il 2015 una completa compensazione della contrazione relativa all’anno precedente (+0,9%) ed addirittura prevede una crescita pari all’1,4% per l’anno in corso. Nel 2015 il principale sostegno alla crescita è stato offerto dalla domanda delle famiglie, mentre nel 2016 si prospetta una ripresa degli investimenti produttivi.
In generale, si prevede un miglioramento per gran parte degli indicatori macroeconomici. La crescita maggiormente considerevole prevista attiene principalmente a due comparti: ovvero, il settore delle importazioni (nel 2016 si prevede un +5,4% a dispetto del -13,1% del 2014) e quello delle esportazioni (+5,2% nel 2016, contro il -13,9% del 2014). Secondo le previsioni, una timida crescita interesserà i consumi delle famiglie (+1,2% nel 2016, contro l’1,2% in meno del 2014). Al contrario, crescite maggiormente rallentate rispetto al 2014 si prevede interesseranno i seguenti settori: investimenti fissi lordi (+2,4% nel 2016, rispetto al +5,4% del 2014), investimenti in macchinari e attrezzature (+3,6% nel 2016, contro il +9% del 2014) e investimenti in costruzioni (+1,4% nel 2016, rispetto al +2,8% del 2014). Complessivamente nessun comparto dovrebbe chiudere con segno negativo, per ogni settore è prevista per il 2016 la crescita, anche se negli ultimi comparti descritti viaggia a velocità ridotta rispetto al 2014.
In generale, si tratta di dati maggiormente elevati rispetto a quelli stimati a livello nazionale, giustificati secondo la fondazione Res “dal modestissimo livello di partenza, caratterizzato da condizioni molto più negative che nel resto del Paese”.
Con particolar riferimento ai consumi per le famiglie, dopo  i rallentamenti degli ultimi anni appare in aumento la domanda volta a soddisfare i bisogni primari (generi alimentari e bevande +1,2%, vestiario e calzature +1,4%) a fronte di spese più stabili per l’abitazione e le utenze, il mobilio e l’arredamento (rispettivamente +0,1% e +1%). Stabili le spese sanitarie (+0,4% nel 2015, +0,5 nel 2016), ma sono i trasporti (+3,5 si stima per il 2015 e +4,1% si prevede per il 2016) ad accrescere sensibilmente la loro quota relativa nei modelli di spesa delle famiglie.
Non trova conferma nell’ultimo scenario di previsione l’ipotesi di crescita che aveva caratterizzato periodi precedenti per le spese relative all’istruzione, apparentemente destinate a segnare il passo (-0,6% si stima per il 2015 e -0,7% si prevede per il 2016, a dispetto del +5,9% del 2014). Stabile la spesa in alberghi e ristoranti (+0,2%) e ricreazione e cultura (fra lo +0,3% e lo +0,4%), dati che incorporano anche quote di domanda non regionale.
 Il livello dei consumi è influenzato dalla crescita particolarmente lenta dei prezzi al consumo, che continua a garantire il mantenimento del potere d’acquisto reale dei redditi, creando condizioni relativamente più favorevoli per le famiglie siciliane rispetto a chi vive in altre aree del Paese, soprattutto al Centro-Nord.
Nonostante i dati positivi descritti, la fondazione Res specifica che “la  distribuzione del reddito e della ricchezza continua a essere condizionata dalla crescita diseguale che si realizza fra settori economici, categorie di produttori e di percettori di redditi, con una progressiva concentrazione della ricchezza in poche mani che continua a costituire uno dei fenomeni socioeconomici più negativi della crisi”.

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