Timpa di Leucatia, il cemento avanza tra vincoli boschivi e rischio idrogeologico - QdS

Timpa di Leucatia, il cemento avanza tra vincoli boschivi e rischio idrogeologico

Melania Tanteri

Timpa di Leucatia, il cemento avanza tra vincoli boschivi e rischio idrogeologico

mercoledì 18 Novembre 2009

Ambiente. Il bosco minacciato da nuove costruzioni.
Le limitazioni. Nell’area non c’è ancora un vincolo archeologico ma sussistono delle fasce di rispetto per la presenza del bosco. Inoltre è stata dichiarata “di notevole interesse pubblico”.
Le edificazioni. A ridosso della Timpa, sulla parte pianeggiante, sono già stati fatti consistenti sbancamenti e sono ben visibili le fondamenta in cemento armato.

CATANIA – Violazioni continue dell’ambiente, del paesaggio e della storia nel disprezzo delle leggi. Sembra essere questa la chiave di lettura per la vicenda della Timpa di Leucatia, un’area di grande interesse naturalistico e archeologico, sulla quale non si può costruire ma sulla quale si sta impunemente costruendo.
Dopo una prima denuncia presentata da Legambiente lo scorso luglio, l’associazione ambientalista ha presentato un nuovo esposto alla Procura della Repubblica di Catania, richiedendo nuovamente il sequestro dell’area che appartiene al Comune di Catania, ricadente appunto nella collina di Leucatia, dove si stanno realizzando edifici in cemento armato. L’area è interessata da formazioni boschive e a macchia mediterranea, tutelate dalla normativa sui boschi (L.r. 16/1996 e s.m.i.), la cui presenza la sottopone a vincolo di inedificabilità. E se la prima denuncia era stata tempestiva, poiché all’epoca erano in corso soltanto i lavori di sbancamento e di scavo, oggi sono ben visibili le fondazioni in cemento armato, lavori devastanti per i resti archeologici, per la stratigrafia dell’area, anche in quelle parti dove, in base alle informazioni e conoscenze di Legambiente, erano stati rinvenuti reperti archeologici. In quest’area, infatti, in prossimità dei lavori, è presente un edificio a pianta quadrata di età imperiale romana; inoltre, la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Catania – Servizio Archeologico aveva eseguito, in passato, dei saggi che avevano consentito di rinvenire una tomba a cassa di epoca romana (II-III sec. d.C.), una grande quantità di materiale ceramico attribuibile al passaggio dal Tardo Bronzo all’Età del Ferro, frammenti ceramici che si attestano dal Bronzo Medio sino ad epoca greco-arcaica e un muro databile almeno al VI sec. a.C.
Certo, in assenza di vincolo archeologico, nonostante questo sia stato richiesto più volte e da più parti, le devastazioni sembrerebbero essere solo folli, ma non fuori legge; ma la violazione di legge c’è, e c’è riguardo più aspetti. Innanzitutto, come già segnalato, l’area in cui si sta costruendo è vincolata dalla normativa sulla tutela del bosco (L.r. 16/1996 e s.m.i.) il che impedisce di costruire nelle fasce di rispetto. In secondo luogo l’area è sottoposta a vincolo di notevole interesse pubblico con D.A. n. 2679 del 10/08/1991, come modificato dal verbale n. 69 del 17/11/2003 della Commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Catania. Anche la Commissione Urbanistica del Comune di Catania, poi, nel gennaio di quest’anno, era intervenuta sull’argomento, approvando una mozione che impegnasse l’amministrazione comunale a intervenire con urgenza presso l’assessorato al Territorio della Regione per la riattivazione del progetto di recupero della Timpa di Leucatia-Monte san Paolillo.
“Il sito – si legge nel documento elaborato dalla IV commissione comunale – malgrado sia attualmente a rischio di dissesto idrogeologico per fenomeni di instabilità dovuti alla presenza sullo stesso territorio di prodotti vulcanici permeabili sovrapposti a zone argillose impermeabili, dovrebbe diventare un importante parco cittadino per l’eco sistema umido e particolare che lo caratterizza”. Ma il rischio idrogeologico non è da sottovalutare, soprattutto alla luce dei recenti fatti di Messina. Tra le aree individuate nel Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia (2006), infatti, figura anche la Timpa di Leucatia. In particolare, nella “Carta dei dissesti” è indicato un “fenomeno franoso per deformazione lenta”, considerato “attivo” e nella “Carta della pericolosità e del rischio geomorfologico” sono indicati, come livelli di pericolosità, quello “molto elevato” (nell’area più prossima a quella dove si sta costruendo) ed “elevato”.
 
Ovviamente bisogna stare attenti a fare dichiarazioni che potrebbero essere contestate. Gli edifici, infatti, si stanno realizzando sul pianoro e non sulla Timpa. Formalmente, quindi, l’area interessata dalle attività edificatorie non ricade tra quelle individuate dal P.A.I. Resta tuttavia assodato, però, che si sta costruendo a margine di un’area interessata da un fenomeno franoso attivo con livello di pericolosità molto elevato. Intanto, in attesa che la Magistratura studi il caso e decida quali provvedimenti prendere, i lavori vanno avanti.

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