Ue, spinta di 2 mld per l'edilizia isolana - QdS

Ue, spinta di 2 mld per l’edilizia isolana

Rosario Battiato

Ue, spinta di 2 mld per l’edilizia isolana

venerdì 04 Marzo 2016

Uno studio dell’Ance ha calcolato l’impatto dei fondi strutturali europei con la nuova programmazione 2014-2020. 5,3 miliardi nell’ultima ripartizione Por Fesr e Por Fse

PALERMO – I fondi strutturali europei potrebbero spingere il comparto edilizio per circa 15 miliardi di euro con la nuova programmazione 2014-2020 a fronte di una programmazione complessiva da 51,8 miliardi. La stima arriva direttamente dall’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) che ne ha discusso lo scorso martedì in occasione di un seminario dedicato all’argomento. Un punto di partenza per il rilancio di un comparto che, soprattutto in Sicilia, continua a determinare valori costantemente negativi. Per l’Isola si prevede un impatto da più di 2 miliardi di euro.
Ci sono 5,3 miliardi per l’Isola nell’ultima ripartizione delle risorse dei Por Fesr e Por Fse con le dotazioni maggiori che riguardano “energia sostenibile e qualità della vita”, circa 1,1 miliardi, e quindi “competitività dei sistemi produttivi”, 668 milioni di euro, e “mobilità sostenibile di persone e merci” che sfiora i 700 milioni.
Da questa somma l’associazione degli imprenditori edili ha calcolato il possibile impatto nel settore. Considerando che proprio le regioni cosiddette in “transizione” avranno la dotazione più corposa (20,9 miliardi sul totale di 35 tra Por Fesr e Por Fse), è proprio da queste parti che bisogna rintracciare l’impatto più sostanzioso. In cima troviamo la Puglia che sfiora i 3 miliardi, seguita subito dopo dalla Campania e dalla Sicilia che sono quasi appaiate a 2,4 miliardi. Dietro questo gruppetto si posizionano la Calabria con 1,1 miliardi e quindi la Basilicata con mezzo miliardo complessivo.
Non è possibile rimandare ancora la ripresa. In Sicilia i dati negativi relativi al settore edilizio sembrano ormai un’ovvietà. È sufficiente considerare che Confartigianato Edilizia ha calcolato che tra il primo trimestre del 2008 e lo stesso periodo del 2015, la Sicilia ha avuto una contrazione dell’occupazione pari a circa la metà (-48,2%). Negli ultimi sei anni, secondo i dati della Filca Cisl Sicilia, nell’Isola abbiamo assistito a una costante perdita di unità lavorative: 100mila posti in meno e 13mila imprese che hanno chiuso i battenti.
Adesso il compito è anche nelle mani della Regione. E l’Ance nazionale lancia l’avvertimento. “Occorre passare dalla logica dei bandi a quella dei progetti – ha spiegato il presidente Claudio De Albertis all’Ansa – fino ad oggi l’approccio è stato quello di partire dai fondi disponibili, attendendo passivamente i bandi, per pensare poi ai progetti.
Bisogna invertire il metodo, ossia partire dai progetti che corrispondono ai bisogni dei territori e non limitarsi a chiedere il mero inserimento di interventi, spesso superati o sovradimensionati, nell’elenco delle opere da finanziare”.
Una risposta che può arrivare anche dal privato. E in tal senso la sostenibilità rappresenta certamente quanto di più vicino ci sia a un gancio traino per tirare fuori l’edilizia dalla secche della crisi. Questo dicono gli ultimi numeri dell’Osservatorio Congiunto di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil e Legambiente: dal 1998 a oggi in Italia effettuati circa 9 milioni di interventi di recupero edilizio e circa 2,5 milioni di efficientamento energetico. Merito delle detrazioni fiscali che tuttavia in Sicilia non hanno avuto particolare fortuna. Eppure non c’è alternativa: l’Osservatorio ha sottolineato che l’edilizia sostenibile, tramite riqualificazione e manutenzione, potrebbe permettere di recuperare gli 800mila posti di lavoro persi.
Sarebbe sufficiente ricordare che circa una casa su tre in Sicilia si trova in un mediocre o pessimo stato di conservazione (Istat), senza considerare le prestazioni energetiche degli edifici che “vantano” almeno l’80% degli Attestati per il settore residenziale nelle ultime due fasce di qualità.

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