L’assenza di una legge guida nei precedenti due mesi di quest’anno ha bloccato ancora di più il funzionamento della Regione, mentre questo mese sarà appena necessario per rimetterlo in moto. Così, un quarto dell’anno è passato e la Sicilia continua a retrocedere.
Da rilevare che in assenza del dato regionale che l’Istat dovrà pubblicare, relativamente al Pil 2015, Unioncamere Lombardia-Veneto-Emilia Romagna ha intanto comunicato che nello stesso anno il Pil siciliano è retrocesso di 0,4 punti.
Le prospettive del 2016, sotto il profilo della crescita e dell’occupazione, sono drammatiche. Non si vede perché, infatti, dovrebbe maturare nuova ricchezza, quando tutte le attività sono bloccate da quel binario morto che è la burocrazia regionale. Un binario morto anche per i 390 Comuni, la cui autonomia si è ridotta, dipendendo dalla Regione.
Il danno che ha fatto ai siciliani lo Statuto autonomista è enorme, perché, come più volte scritto, esso è servito a creare innumerevoli privilegi, a destra e a manca, ma mai utilizzato al servizio dei siciliani.
Perciò, ancora una volta, ne chiediamo ad alta voce l’abrogazione, in modo che la Sicilia diventi una Regione a Statuto ordinario, con costo politico e della Pubblica amministrazione livellato a quello della Regione Lombardia o di altra Regione ordinaria, virtuosa.
Sappiamo di attirarci l’antipatia del ceto politico regionale e di quello burocratico. Ma non possiamo farci niente, perché abbiamo il dovere di elencare fatti inoppugnabili, per cui le critiche non sono fatte all’oggetto della nostra comunicazione, ma alla comunicazione stessa.
Il problema non è solo la quantità di dipendenti della Regione, ma che al suo interno non vi è un modello organizzativo efficiente, in base al quale ogni branca amministrativa abbia il suo obiettivo, corredato da un cronoprogramma attuativo rigido e con dirigenti cui affidare responsabilità di conseguire gli obiettivi, che vanno misurati sempre dai risultati, in base ai quali premiare o sanzionare.
Non è più accettabile che vi siano oltre seicento dirigenti che non dirigono nessuno perché non hanno dipendenti. Non è accettabile tenere in piedi un carrozzone come Riscossione Sicilia, che costa decine di milioni l’anno, mentre delegando il servizio a Equitalia non costerebbe nulla.
Non è accettabile che la Regione tenga in piedi l’Azienda siciliana trasporti (Ast) che costa 30 milioni l’anno, quando potrebbe affidare il servizio ad aziende private senza oneri per il bilancio pubblico.
Non è accettabile che l’Assemblea regionale continui a costare 155 milioni, quando il Consiglio regionale della Lombardia, con le stesse, identiche funzioni – legislative e ispettive – costa 81,4 milioni.
Non è accettabile che vi siano pensionati regionali d’oro, che continuano a percepire assegni molto superiori ai contributi versati e riscossi fin da giovane età (50-60 anni).
Non è accettabile che dirigenti e dipendenti regionali percepiscano molto di più rispetto ai loro colleghi statali e lavorino di meno.
In Regione sconoscono i valori di merito e responsabilità. L’ambiente è ovattato e non si sa bene chi deve fare cosa. Per cui non è mai individuabile la responsabilità di chi non agisce o agisce male.
In questo quadro tutti i dirigenti e dipendenti, diretti e indiretti della Regione, forse centomila, ricevono stipendi, premi e indennità puntualmente, non collegati alle attività che svolgono.
Siamo stanchi di assistere al continuo degrado della nostra Sicilia e chiediamo forte che si ribalti questa insopportabile situazione.