Ipotesi di disastro ambientale a Gela, chiesto il rinvio a giudizio per 22 indagati - QdS

Ipotesi di disastro ambientale a Gela, chiesto il rinvio a giudizio per 22 indagati

Liliana Blanco

Ipotesi di disastro ambientale a Gela, chiesto il rinvio a giudizio per 22 indagati

venerdì 11 Marzo 2016

Il procuratore Lucia Lotti chiude un’indagine durata dieci anni, coinvolti direttori e tecnici della Raffineria e dell’Enimed. Accuse: disastro colposo, omesse bonifiche, getto pericoloso di cose e violazione dei codici ambientali

GELA (CL) – Un’indagine durata dieci anni ha portato ad un primo risultato: una richiesta di rinvio a giudizio per 22 tra dirigenti e tecnici della Raffineria Eni ed Enimed per “disastro colposo innominato”. Lo ha annunciato ieri mattina il procuratore capo della Procura presso il Tribunale di Gela, Lucia Lotti, che ha anche salutato la città a chiusura del suo incarico durato otto anni. Per la prima volta si contesta la responsabilità anche dell’Ente raffineria oltre che i dipendenti singolarmente che rispondono in prima persona.
L’indagine che riguarda il settore ambiente porta al rinvio a giudizio di numerosi dirigenti Eni; è stata suddivisa per aree e contaminazioni di diverse tipologie: emissioni fuggitive, pet coke, terreno, mancanza di bonifiche, ipotesi danneggiamento e contravvenzione al codice dell’ambiente.
Gli accertamenti della Procura, in questi anni, si sono concentrati sulle  emissioni in atmosfera, inquinamento del terreno delle aree di pertinenza sia della raffineria di Gela che della Piana di Gela, e la contaminazione delle acque. “Nei dieci anni di riferimento, sono stati ravvisati gli elementi certi delle contestazioni, con rivelazioni che  provengono dal gestore agli organi di controllo”, ha detto il procuratore Lotti, che ha sottolineato come una cosa importante sia il profilo soggettivo, perché quando si parla di azienda anche questa risponde degli episodi contestati: “Abbiamo dovuto ricercare gli quali elementi sui quali di fondasse l’accusa, in un territorio ad elevato rischio ambientale”.
Tra i reati contestati c’è anche quello di disastro colposo innominato che prevede una pena fino a 12 anni.
Al fine di portare avanti le indagini sono state acquisite le conferenze di servizi sui temi ambientali nel periodo compreso fra il 2003 e 2013, per verificare quanto è stato realizzato in termini di bonifiche, essendo Gela un dei quattro Sin (Sito d’interesse nazionale) nell’Isola. Le bonifiche spettano al gestore di attività.
L’inchiesta ha preso le mosse da segnalazioni di enti pubblici ma anche di privati e comprendono due incidenti probatori per malattie professionali per amianto ed altri procedimenti singoli che interessano la sfera ambientale: sversamento, incendi, topping.
“Quello che abbiamo ricostruito – ha aggiunto il procuratore – è obiettivo; abbiamo anche registrato come difettano delle informazioni fondamentali, come quello dei finanziamenti per le bonifiche, nessuna traccia della delibera di finanziamenti per bonifiche, che spettano solo all’ente gestore”.
Eni ha preso atto della richiesta da parte della Procura della Repubblica. “Eni si affida con assoluta serenità all’operato della Magistratura – conclude la nota – e alle sue decisioni, collaborando con gli organi inquirenti con correttezza e serietà”.

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