C'è la burocrazia che funziona bene - QdS

C’è la burocrazia che funziona bene

Carlo Alberto Tregua

C’è la burocrazia che funziona bene

sabato 19 Marzo 2016

Ma continuano i privilegi

L’Audi è proprietaria della Lamborghini, la famosa casa automobilistica di lusso acquistata dal gruppo tedesco.
Ma i tedeschi sono tedeschi: hanno comunicato alla Regione Emilia Romagna e al Comune di Sant’Agata Bolognese che avrebbero spostato la produzione a Bratislava senza le autorizzazioni a costruire il nuovo stabilimento di 30 mila metri quadrati da ottenere in poche settimane.
Il nuovo insediamento avrebbe comportato l’assunzione di 500 nuovi dipendenti. Le amministrazioni emiliane sono diverse da quelle siciliane: hanno riunito la Conferenza di servizi, approvato tutte le modifiche urbanistiche e rilasciato le concessioni, senza ritardo, in soli 77 giorni.
Il sindaco di quel Comune, Giuseppe Vicinelli, ha confermato che il lavoro per le autorizzazioni è iniziato lo stesso giorno in cui la Lamborghini ha presentato il progetto, che vi è stata una totale collaborazione della Città metropolitana di Bologna e della Regione, il cui presidente, Stefano Bonaccini, aveva garantito l’approvazione in tempi rapidissimi.

Ecco un esempio fulgido della parte buona dell’Amministrazione regionale e locale, ove vi sono vertici politici che hanno senso di responsabilità e hanno a cuore la crescita dell’occupazione e del benessere di tutta la popolazione.
Magari la Regione siciliana si comportasse alla stessa maniera. Ma così, per nostra disgrazia, non è.
La casa del Toro produce auto di lusso che vende in tutto il mondo e seppur controllata dal gruppo tedesco, porta in alto comunque il nome dell’Italia.
Vi è un’altra azienda automobilistica che ha sede a Modena e che produce auto sportive di superlusso. L’ha fondata un oriundo argentino – nato a Casilda, paese vicino a Rosario, sessant’anni fa – tale Horacio Pagani. Le auto portano il suo nome. Ne costruisce poche, ma tutte fatte a mano.
Pagani lavorava in un vivaio e faceva il saldatore, vivendo in un campeggio. Poi si è trasferito nel piccolo comune ove c’era la Lamborghini e ha cominciato a lavorare come operaio metalmeccanico di terzo livello. Lavorava venti ore al giorno, si mette in proprio e nel 1999, al salone di Ginevra, espone la sua prima auto in fibra di carbonio: Zonda.
 

Il frenetico Pagani continua a produrre macchine artigianali con 122 dipendenti che hanno un’età media di trent’anni. Dei due figli dice che non gli ha mai dato un soldo, perché se non si rendono conto del valore del denaro, equivale a dargli cianuro.
Un’auto Pagani è un’opera d’arte che si vende al modico prezzo di due milioni di euro.
Un altro imprenditore che si è fatto da sé è il semisconosciuto Patrick Drahi, che ha un patrimonio di 14 miliardi di euro, il primo di Israele, il quinto di Francia e il 57° del mondo.
Drahi ha costruito un impero mediatico, partendo dal nulla, costituito da film, piattaforme, radio, televisioni e altro. Per lo stesso non c’è spazio per i sentimentalismi: gli stipendi dei suoi dipendenti devono essere rapportati a quanto producono.
La sua ancor giovane età (52 anni) gli consente di guardare a un futuro di ulteriore crescita, pur essendo partito quasi da zero da una famiglia di origine ebraico-marocchina trapiantata in Israele.
 
Perché vi raccontiamo quanto precede? Due esempi di capacità istituzionali nel caso dell’Audi-Lamborghini e di capacità imprenditoriali in quelli di Pagani-Drahi. I due modelli dovrebbero essere imitati dal ceto politico-burocratico italiano per consentire a tanti imprenditori in culla di trovare le condizioni e il terreno adatti a realizzare i loro progetti.
E invece, da noi continuano i privilegi. L’Inps paga le vacanze all’estero dei figli degli statali (35 mila ragazzi); ai parlamentari romani vengono rimborsate le spese di trasferta per circa 14 milioni di euro, pur abitando nella Capitale; ai consiglieri palermitani dell’Assemblea siciliana vengono rimborsate le stesse spese di trasferta.
La Regione siciliana mantiene migliaia di dipendenti senza che essi abbiano obiettivi e programmi di lavoro. Non solo, ma frena con la propria inefficienza e incuria tutte le iniziative imprenditoriali che sono le uniche che possono produrre ricchezza e occupazione.
Un quadro desolante che va ribaltato, per diventare competitivi ora, non domani!

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