Formazione alla deriva, il rischio è di ritornare all'Avviso 20 - QdS

Formazione alla deriva, il rischio è di ritornare all’Avviso 20

Michele Giuliano

Formazione alla deriva, il rischio è di ritornare all’Avviso 20

sabato 26 Marzo 2016

L’ipotesi fatta presente all’assessore regionale dopo la sospensione del Tar al nuovo Avviso 3. Marziano: “Stiamo valutando le soluzioni, non si determinerà la paralisi del settore”

PALERMO – Si doveva partire con i corsi a settembre, poi a novembre, poi entro la fine dell’anno: di mese in mese si è arrivati a marzo inoltrato e delle attività formative, quelle più importanti riguardanti l’Avviso 3 perchè rivolte a disoccupati e inoccupati per un ammontare di 160 milioni di euro, neanche l’ombra.
La recente pronuncia del Tar di fronte al ricorso al bando della Regione relativo all’Avviso 3 inoltrato da un’associazione di formazione non solo rimette tutto in gioco ma rischia di dover far azzerare tutto. In sintesi si dovrebbe ripartire da capo e quindi i corsi solo dopo l’estate potrebbero ripartire, se tutto dovesse filare liscio. In sintesi un altro anno formativo perso. Diverse le ipotesi in ballo, fra queste anche quella avanzata nel corso di un vertice all’assessorato dal deputato regionale Marco Falcone: “Alla luce dell’ordinanza del Tar sull’avviso 3 – sottolinea il parlamentare – l’assessore deve assumere, e in fretta, una decisione per evitare che l’intero piano formativo di quest’anno vada in fumo con un danno non soltanto per 4 mila operatori che aspettano di riprendere il proprio lavoro, ma anche per tanti allievi in attesa di essere formati. All’assessore Marziano ho rappresentato la soluzione di procedere con la proroga dell’Avviso 20, attivando la quarta annualità dello stesso avviso. Ciò comporterebbe una riduzione di tempi, atteso che non ci sarebbe bisogno di procedere a un nuovo bando, a una nuova verifica e ad un’ulteriore assegnazione di risorse, ma si riconoscerebbe direttamente ai già beneficiari dell’Avviso 20 la possibilità di continuare per un altro anno la loro attività di formazione”.
L’Avviso 20 in poche parole è il predecessore dell’attuale Avviso 3 andato in soffitta dopo un triennio e cambiato in diverse sue parti con il nuovo bando. In Sicilia però si tende sempre a voler tornare indietro e spesso ad utilizzare la strada meno ripida per arrivare all’obiettivo. Già, l’obiettivo: ancora infatti non si è capito se in Sicilia l’obiettivo è quello di dare supporto alle centinaia di migliaia di disoccupati oppure agli 8 mila lavoratori degli enti. Sembra però che si propenda spesso per questi ultimi, paradossalmente.
Ritornare all’Avviso 20 significherebbe tornare a utilizzare i soldi della formazione sempre nello stesso modo: approssimativo, senza indagini di mercato per la ricerca dei profili necessari e soprattutto garantendo un sistema che sino ad oggi ha fatto solo acqua da tutte le parti.
I risultati d’altronde sono sotto gli occhi di tutti: a fronte di un aumento smisurato della disoccupazione (e non solo per colpa della crisi ma anche perchè mancano i profili professionali cercati dalle aziende, ndr) c’è stato un progressivo depauperamento di risorse economiche: nell’ultimo decennio all’incirca 2 miliardi e mezzo di euro, non certo noccioline.
L’assessore Marziano è fiducioso sull’epilogo della vicenda: “Le recenti decisioni del Tar di Palermo sull’avviso 3 della Formazione professionale non determineranno la paralisi delle attività formative e i ritardi nel suo avvio. Gli uffici dell’assessorato – spiega – hanno valutato le possibili soluzioni per superare le criticità individuate dal Tar e nei prossimi giorni, dopo un confronto con le associazioni degli enti e dei lavoratori, le metteranno in pratica”. “Al tempo stesso – prosegue Marziano – continua la valutazione dei progetti relativi all’avviso 4 che, quindi, verrà conclusa nei prossimi giorni con il relativo avvio delle attività. Sono state definite le operazioni di certificazione della spesa del Fondo sociale europeo 2007-2013, mentre si sta procedendo al nuovo accreditamento degli enti superando, anche in questo caso, le criticità del settore”.
 

 
Cosa è cambiato dal vecchio Prof all’Avviso 20
 
Quando nel 2013 si è portato in soffitta il vecchio Prof (piano dell’offerta formativa) per far spazio all’Avviso 20 le attese erano tante. Innanzitutto perchè si doveva fare leva esclusivamente su fondi dell’Unione Europea, sgravando quindi le casse della Regione da questo peso economico. La grande novità doveva essere quella di aprire alla scuole e alle università per la programmazione dei corsi. Poi i tagli, e quelli ci sono stati realmente: meno enti, meno accreditamenti (con tanti ricorsi spesso persi dalla Regione, ndr) e quindi meno personale da pagare. Sono stati posti anche dei paletti più rigidi per gli enti rimasti nel giro: questi hanno avuto l’obbligo di costituire un conto corrente per le spese del personale separato da quello per le spese di gestione. Tra le gravi violazioni la dichiarazione di esuberi in sede di presentazione delle proposte di riedizione dei corsi e la mancata adozione di tutti gli atti organizzativi e gestionali più idonei per ripianare lo stato di eccedenza  del personale, oppure se in caso di ricerca personale non si attinga dall’”elenco per la mobilità orizzontale”. Onestamente di questa rivoluzione si è visto ben poco.

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