I politici puntano agli ignoranti - QdS

I politici puntano agli ignoranti

Carlo Alberto Tregua

I politici puntano agli ignoranti

sabato 26 Marzo 2016

Il consenso basato sui bisogni

Un ceto politico modesto ha puntato in questi decenni al consenso dei cittadini più umili, spesso ignoranti e bisognosi. Perché è facile scambiarlo con chi ha necessità di sopravvivenza. Naturalmente, non scambiano  soluzioni con bisogno ma promesse col bisogno, per cui chi si trova in stato di necessità si accontenta delle stesse e va a votare quel soggetto che gliele ha fatte.
Un meccanismo perverso che ha fatto precipitare il Sud verso l’inferno africano perché mai le promesse si sono trasformate in soluzioni ai bisogni.
Ricordate la parabola del medico arabo presso cui andava un malato che aveva una spina conficcata nel piede? Il medico non gli toglieva la spina ma gli dava unguenti. Una volta si assentò e lo sostituì il figlio medico. Quando ritornò gli chiese cosa avesse fatto a quel malato. Il figlio rispose che aveva tolto la spina. “Idiota”, lo redarguì il padre; “così il malato non tornerà più”.
In questo modo si è comportato nella sua generalità il ceto politico: non solo non ha dato soluzioni, ma ha mantenuto in stato di bisogno i cittadini.  

Nelle campagne elettorali, e in genere in talk show ed altre occasioni, quando compaiono esponenti politici difficilmente li sentiamo esporre progetti di crescita e di funzionalità dell’apparato pubblico che abbiano i requisiti della concretezza e della realizzabilità in tempi brevi. E poi, parlano sempre al futuro, omettendo sistematicamente quello che avrebbero dovuto fare ottemperando alle promesse ripetute.
Cosicché, non emerge mai la loro responsabilità per le inadempienze, ma continuano a far balenare la speranza di miglioramenti che non arriveranno mai, per la semplice ragione che non si tratta di impegni tassativi, cui corrispondono sanzioni nel caso non si siano realizzati, ma appunto di vuote parole per illudere il prossimo.
Naturalmente, i cittadini con basso tasso di conoscenza e con un alto tasso di bisogno, vogliono credere alle vuote parole dei politici-politicanti, ma via via che passa il tempo, sono sempre di più quelli che si accorgono di essere stati presi in giro e reagiscono con la massiccia astensione – che ha ormai superato la metà degli aventi diritto al voto -, oppure rifugiandosi nel movimento protestatario dei Cinque Stelle.
 

I Pentastellati, non avendo avuto responsabilità gestionali della Cosa pubblica, attirano il consenso dei cittadini disperati. Purtroppo, quando hanno assunto incarichi pubblic, come a Parma, Livorno, Ragusa o Augusta, non sono stati in grado di dimostrare le loro capacità amministrative, anche perché non hanno il background necessario per far fronte alle molteplici difficoltà di un’amministrazione comunale o regionale, in quanto la competenza non si inventa.
Come è noto, l’onestà è una condizione necessaria ma non sufficiente; occorrono anche capacità e preparazione professionale.
Tuttavia, scegliere fra astensionismo e Pentastellati non è facile, perché ambedue i comportamenti non sono costruttivi ma difensivi, cioè non portano soluzioni ai gravissimi problemi nazionali e locali del Paese, ma un rinvio delle stesse, con la tragica conseguenza che i problemi aumentano, le malattie peggiorano e il tessuto sociale diventa sempre più debole e fragile.

C’è un rimedio a questo quadro, che non è pessimistico ma realistico? Probabilmente c’è, ma è di medio periodo. Si può cominciare a ricostruire un Paese moderno dopo aver cacciato quella parte del ceto politico che ha vissuto sul vile scambio del consenso col bisogno, per portare in primo piano quell’altra parte che è formata da politici onesti e capaci, che pur ci sono, ma che hanno poca voce in capitolo.
I cittadini più deboli, che sono  maggiormente residenti nelle regioni del Sud, non hanno capito e non hanno la forza per attuare questo urgente ed indispensabile ricambio con la cacciata dei politici politicanti.
Dunque, il rimedio è quello di raggiungere l’ultimo stadio di questo processo, votando in massa per i Pentastellati, non in quanto salvatori della Patria, ma in quanto soggetti che cacciano dallo scenario tutti quelli che della politica hanno fatto un’egoistica professione per sé, per i propri congiunti e per i propri amici. 
Gente che da trent’anni continua a vivere fra agi e privilegi infischiandosene di chi tutti i giorni fa sacrifici e ha difficoltà a congiungere il pranzo con la cena.

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