La forza per cambiare il corso degli eventi - QdS

La forza per cambiare il corso degli eventi

La forza per cambiare il corso degli eventi

giovedì 19 Novembre 2009

“Ennesima, gratuita offesa alla nostra intelligenza e alla nostra dignità. Abbiamo il dovere morale di rispedirla al mittente”. Riflessioni del deputato regionale Giuseppe Arena (Mpa) sulle accuse antimeridionaliste di Sartori

A proposito del fondo dal titolo “La Repubblica dei giocattoli” firmato da Giovanni Sartori e pubblicato sul Corriere della Sera del 12 novembre scorso, l’indignazione mista allo sbigottimento del primo momento, assume a quasi una settimana di distanza una più controllata forma di scetticismo nei confronti delle “Bolle Exurge” emanate impropriamente dai Soloni dei tempi moderni.
Per carità, nulla da ridire nei confronti della mitica figura del professore, politologo di fama internazionale che ci ha illuminato con la sua brillante teoria della democrazia e dei sistemi partitici e ci ha insegnato il pluralismo polarizzato e l’atomizzazione. Ma accettare tacitamente in un assordante silenzio le “sentenze” contenute nell’articolo in questione mi sembrerebbe delittuoso.
Questi i passaggi salienti del feroce “dispositivo” che inchioda alle sue responsabilità il Mezzogiorno d’Italia sempre più vittima dell’ingiustizia: l’Italia è sempre stata divisa tra un Nord più ricco e più pulito e un Sud clientelare e povero; il Sud non vuole l’indipendenza perché dipende dai soldi che riceve da Roma (la domanda sorge spontanea, quali?); finora il Nord ha accettato sia pure con crescente malavoglia di sovvenzionare il Sud; il voto del Sud è particolarmente inquinato da mafie, clientelismo e corruzione e chi più ne ha più ne metta.
Questa lucida, fredda, terrificante analisi nasce da una più ampia considerazione che vede l’esimio politologo severo e implacabile nella bocciatura della fallimentare esperienza della seconda Repubblica.
Naturalmente il quadro a tinte fosche, viene ancor più aggravato dalla immancabile presenza di un leit motiv trito e ritrito, utilizzato a gogo in questi anni da certa stampa di regime pronta a immolare sull’altare la solita vittima sacrificale, vergine, pura, impotente: mi riferisco a quella antica questione meridionale spesso dibattuta a sproposito e addirittura oggi riscoperta da vecchi e nuovi protagonisti della vita politica italiana – da Ciriaco de Mita a Michele Emiliano passando per Adriana Poli Bortone per intenderci – che si innamorano, folgorati, di un argomento forse finalmente tornato all’ordine del giorno nel dibattito quotidiano della nostra Nazione.
Il tutto si consuma purtroppo con la complicità di una classe politica meridionale spesso complice  del carnefice di turno.
E noi, noi terroni, che cosa dovremmo fare o pensare di fronte all’ennesima, gratuita offesa alla nostra intelligenza, alla nostra dignità?  Noi, orgogliosi figli di questo maltrattato Meridione, povero e sconquassato, abbiamo il dovere morale – senza avere paura di incappare nel reato di lesa maestà – di rispedire al mittente le consuete accuse generiche, ingiuste, insensate provenienti dai soliti benpensanti che, addentrandosi in improbabili quanto frettolose analisi sociologiche, ci condannano sommariamente inaudita altera parte. Ma insomma, ora basta.
Non sarebbe il caso che qualcuno, magari lo stesso illustre politologo, rendesse giustizia a quella tanto disgraziata questione meridionale, oggi tardivamente riscoperta dai soliti noti, riscrivendo correttamente e genuinamente pagine di storia assai dolorosa per la nostra terra e per la nostra gente? E soprattutto, non sarebbe il caso di smetterla con l’attribuzione delle patenti di buoni e cattivi, che vedono purtroppo “i nostri” avere sempre e soltanto la peggio?
Non ne possiamo più. Abbiamo la nausea. Ci siamo stancati, noi eredi di un Meridione particolarmente inquinato da mafie, clientelismo, e corruzione per dirla con Sartori, di essere trattati come gli irrecuperabili tigrotti dell’isola di Mompracem di salgariana memoria. Ci siamo stancati di essere presi a pesci in faccia da pur autorevoli firme come il grande Giorgio Bocca che qualche settimana fa nella sua rubrica del Venerdì di Repubblica tuonava contro una Sicilia che non ha mai avuto imprese di nessun tipo.
Eresie.
E che dire allora di Curzio Maltese, che proprio sotto l’articolo di Bocca sparava a zero contro il ponte sullo stretto, senza avere la minima idea di quali vantaggi, quali benefici potrebbe avere la nostra martoriata terra dalla realizzazione di un’opera del genere. Prendano atto invece lorsignori che la scientifica disattenzione dei Governi che si sono succeduti nel tempo nel nostro Paese dal dopoguerra a oggi – tutti, nessuno escluso – ha determinato di fatto un’incresciosa e ormai non più sostenibile condizione di arretratezza economica, infrastrutturale, e sociale che ha gravato enormemente sul futuro di un pezzo di Nazione da tanti osteggiata, dimenticata, disconosciuta quasi fosse una vergogna essere nato a Napoli o essere cresciuto a Catania.
Errare humanum est, perseverare diabolicum.
 E allora, ai malcapitati figli di un Dio minore, non resta altro che reagire con dignità, con forza, con intelligenza alla piovra, a pizza connection, al capo dei capi, e a qualunque distorta e deformata rappresentazione di una realtà oggi fortunatamente diversa, dimostrando al mondo intero che ce la possiamo fare, che la musica è cambiata, che i meridionali, i calabresi,  i siciliani, hanno finalmente oggi uomini, strumenti e idee per cambiare il corso degli eventi, spesso raccontati malamente e tramandati peggio da chi avendo il favore di palcoscenici mediatici, abusa sovente di tale facoltà per straparlare a vanvera.

Giuseppe Arena
Deputato regionale Mpa

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