"Io so' io e voi non siete un c...!" - QdS

“Io so’ io e voi non siete un c…!”

Carlo Alberto Tregua

“Io so’ io e voi non siete un c…!”

venerdì 01 Aprile 2016
Ricordate la celebre frase che il Marchese del Grillo rivolse a un gruppo di popolani? “Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un c…!”. È ripresa dal sonetto Li Soprani der Monno vecchio di Giuseppe Gioacchino Belli. La vicenda è stata utilizzata in un famoso film di Mario Monicelli, con un sempre eccellente Alberto Sordi.
“Principe, ciò che siete, lo siete in occasione della nascita. Ciò che sono,  lo sono per me. Principi ce n’è e ce ne saranno ancora a migliaia. Di Beethoven ce n’è soltanto uno”. è quanto scritto da uno dei tre più grandi compositori di tutti i tempi (gli altri due sono Haydn e Mozart), in un biglietto indirizzato al principe Lichnowsky nell’ottobre del 1806.
I due modi di pensare sono frutto di arroganza o di autostima? Non sappiamo, perché non abbiamo la competenza, neanche lontana, di Freud o Jung.
Tuttavia, tentiamo un’analisi per individuare quale delle due caratteristiche risalti, o se le due insieme.

L’arroganza è una sorta di insolenza di chi, presumendo troppo di sè, vuol far sentire la sua superiorità. L’autostima, invece, è di chi crede in se stesso e sente una forza interiore che lo spinge a compiere imprese anche difficili e talvolta impossibili.
Come si vede, si tratta di due aspetti della personalità umana: la prima negativa, la seconda positiva. Spesso esse convivono, per cui sta al discernimento della persona far prevalere l’autostima sull’arroganza.
Quando Beethoven scrisse quel biglietto era consapevole del suo valore che però gli impediva di comportarsi come una persona normale. Infatti, era iroso, bestemmiava, criticava tutti e aveva comportamenti incivili. Ovviamente viene ricordato per la sua grandezza di compositore musicale e non per questi bassi aspetti umani.
Il personaggio del Belli ha anche questa forma di arroganza, ma non una grandezza di saperi. In lui vi è solo arroganza, quella stessa dei nobili che non hanno mai lavorato e hanno vissuto da privilegiati per centinaia di anni sulle spalle di tante persone umane che hanno vissuto come schiavi e in stato di povertà.
 

Ai nostri giorni, l’arroganza è nascosta in tante persone dai modi affettati, apparentemente educati e forbiti, ma poi, gratta gratta, viene fuori la vera personalità di chi si sente il principe sul pisello, su una base fragile, tutto fumo e niente arrosto.
Componente diversa della personalità umana è l’autostima, elemento necessario per sognare ad occhi aperti, ma con i piedi ben piantati a terra, per vedere il futuro che tanti altri non vedono, per realizzare progetti anche difficili, i cui ingredienti sono forza d’animo incrollabile e fiducia in se stessi, piena e senza tentennamenti.
Il che non significa non avere dubbi, il che non significa non ponderare fatti e circostanze, il che non significa non valutare i rischi, redigendo anche un eventuale piano B.
Ma se non c’è quella forza d’animo e quella  autostima nulla è realizzabile, mentre si resta in un tran-tran quotidiano avvilente che porta alla morte psichica, prima, e fisica poi.

Guardiamo ai grandi di tutti i tempi, che avevano un’incrollabile fiducia in se stessi e solo così realizzavano imprese formidabili. Gengis Khān, fondatore dell’impero mongolo (1206-1227), di fatto conquistò quasi tutta l’Asia, dalla Cina alla Persia.
Francesco Stefano di Lorena, invece, costruì l’impero austro-ungarico mediante i matrimoni, senza fare una guerra. Una delle figlie, Maria Antonietta, divenne Regina di Francia e l’altra, Maria Carolina, divenne Regina del Regno di Napoli.
Napoleone conquistò quasi tutta l’Europa, con tecniche di guerra innovative con cui sbaragliò tutti gli avversari dell’epoca. Ma come capita a tutti i grandi, l’autostima travalica una soglia tragica e si sposta nel delirio di onnipotenza. Ed è questa la causa che ha fatto perdere tanti altri grandi, da Annibale ad Alessandro il Macedone, da Cesare a quel pazzo scatenato di Hitler.
Avere autostima non si insegna né a scuola né all’università. Né si insegna a non essere arroganti, ma umili. Questi due valori (uno positivo e l’altro negativo) dovrebbero essere discussi nelle famiglie per far crescere i giovani come cittadini, consapevoli e sapienti.

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