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Ecco gli startupper siciliani che si sono inventati un’attività

Giorgia Lodato

Ecco gli startupper siciliani che si sono inventati un’attività

martedì 05 Aprile 2016

Sempre più i giovani che puntano sulle idee innovative e tecnologiche per far fronte alla crisi occupazionale. Molte energie nel campo edile e dell’architettura. Già arrivati i primi riconoscimenti

CATANIA – In Sicilia è tempo di start up, termine che da qualche anno ha invaso giornali e tv ed è sulla bocca di tutti, che se ne parli come occasioni importanti per i giovani che vogliono mettere su un’azienda o come semplici illusioni destinate a fallire dopo qualche mese.
Ma chi sono gli startupper siciliani? Su cosa e chi si investe nella nostra terra? Molte energie si sono concentrate nel campo edile e dell’architettura. Come nel caso di Archicart, start up del 27enne Dario Di Stefano, nata nell’aprile del 2015.
Dario si è laureato in Ingegneria Edile e Architettura nel 2014 e nello stesso anno ha vinto la Start Up Sicilia, che gli ha dato accesso al Premio Nazionale dell’Innovazione di Sassari. Su 52 start up italiane Archicart si è classificata al 4° posto.
Ha approfondito lo studio di materiali innovativi ed ecologici. «Ho cominciato col legno e sono arrivato a materiali insoliti da usare in architettura come il cartone» – racconta Dario, che utilizza il cartone ondulato, più diffuso, economico e leggero.
«Ho brevettato un sistema costruttivo per usare il cartone nell’edilizia architettonica». Tutto questo affiancato dal team formato da Raul Vecchio, Gianfranco Di Stefano e Mario Schilirò.
Sempre a ingegneri e architetti si rivolge Eyecad VR, che unendo un software e un visore per la realtà virtuale semplifica e migliora il modo di presentare i progetti ai committenti.
«Abbiamo scelto questo settore – spiega Francesco Vacante, membro del team – perché l’ideatore del progetto, Stefano Bosco, laureando in architettura alla Facoltà degli Studi di Catania, è rimasto affascinato dalle potenzialità della realtà virtuale». Eyecad VR permette al fruitore del servizio di spostare gli oggetti di arredo, cambiare colore alle pareti e operare nella casa virtuale, senza più dover ricorrere a incomprensibili disegni tecnici e costosissimi plastici ad alto impatto ambientale.
Startup significa ricerca e innovazione e i ragazzi sono in continuo sviluppo per offrire ai clienti soluzioni innovative. «Stiamo ultimando un servizio che permetterà al committente del professionista di portare a casa un progetto in realtà virtuale per mostrarlo ai propri cari».
Sulle collette virtuali ha puntato invece il 33enne Carlo Graziano, founder & CEO Splitit, che ha un team formato da soli giovani. «Fu a Sydney che decisi di rendere online e moderno un concetto antico come quello della colletta – racconta Carlo. Il mondo delle start up è terreno fertile per i giovani, forse non sarà il maggior segreto per avere successo ma è sicuramente una componente importante».
Perché i competitor ci sono e sono tanti. «Quello che fa la differenza è il team. Un team di successo deve essere affiatato, credere alla riuscita del progetto, lavorare in modo coordinato e mettere in campo le proprie competenze senza invadere quelle degli altri».
Giovanni Milazzo, catanese di 23 anni, si è dedicato a un campo ancora inesplorato, quello della canapa, fondando Kanèsis, una delle poche start up che tratta un prodotto invece di un servizio.
 
«Il prodotto – spiega Giovanni – ha come fine ultimo di ripotare il profitto alla terra». A maggio 2014 ha vinto lo Start-up Academy dell’Università di Catania e un anno dopo ha sviluppato un filamento per stampa 3D di un materiale completamente biodegradabile da lui creato da cui si può ricavare qualsiasi oggetto, dagli occhiali agli orologi, fino agli strumenti musicali. Ad aprile sulla piattaforma Indiegogo – come racconta Antonio Caruso, co-founder – partirà una campagna di crowdfunding per sostenere i progetti di Kanèsis.
Il pianeta start up è stato raggiunto anche dalle donne. Katrin Ann Orbeta, 29 anni, è art director e founder, con Vincenzo Merenda, 28 anni, della startup Mash&Co che crea contenuti animati interattivi per bambini in età prescolare. Attraverso cartoni interattivi e minigame i bambini imparano i valori della condivisione e del rispetto per la natura. «La nostra startup – spiega la graphic designer che col collega ha studiato animazione a Budapest – è stata supportata prima da Microsoft AppCampus, che ci ha permesso di pubblicare l’app su windows phone e poi da Tim#Wcap, con i quali stiamo realizzando la versione per iOs».
Finanziamenti che per un’impresa nella fase iniziale sono fondamentali. «Le difficoltà – commenta Katrin – nascono quando a una startup viene chiesto quasi lo stesso onere tributario di un’impresa avviata». E conclude: «Quello che accomuna gli startupper è la voglia di fare. In questo periodo storico ci sono tante opportunità che supportano le startup e questo crea diverse connessioni e nuove possibilità per chi ha voglia di realizzare il proprio sogno di fare impresa».

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