Il cancro incurabile della spesa pubblica - QdS

Il cancro incurabile della spesa pubblica

Carlo Alberto Tregua

Il cancro incurabile della spesa pubblica

martedì 05 Aprile 2016

La cura: estirparla subito

Il cancro del colon fa una strage perché le persone, soprattutto gli uomini, non fanno sistematicamente accertamenti preventivi. In quella parte dell’intestino nascono spesso polipi di millimetri o più grandi, i quali sono inerti fino a quando le cellule non degenerano. Allora provocano sangue che si rivela con apposite analisi, anche quando è occulto. L’endoscopia interventista risolve preventivamente la presenza di polipi, estirpandoli prima che si degenerino.
Perché vi abbiamo riportato un esempio fisico? Perché esso costituisce una metafora, trasferendola alla spesa pubblica, più precisamente a quella parte improduttiva e clientelare che costituisce sperpero di risorse, finanziamento a privilegiati e parassiti e danneggiamento dei cittadini bisognosi.
Nessuna parte politica in questi ultimi trent’anni è riuscita a tagliare la spesa pubblica corrente, perché chi ne gode indebitamente risiede negli snodi del potere e resiste ad ogni possibile taglio.

O il parassita si estirpa dal tessuto della spesa pubblica, come nel caso del polipo dell’intestino, oppure la degenerazione è assicurata e il tessuto si ammala sempre di più.
Responsabile di questa patologia sociale sono il ceto politico e quello burocratico, non ci stanchiamo di scriverlo. Responsabili perché si trovano ai vertici delle Istituzioni, come mandatari del popolo, con il compito di gestire i tributi con equità e spirito di servizio, soprattutto nei confronti dei cittadini più deboli.
Il meccanismo, però, non ha funzionato, tanto è vero che la spesa pubblica è sempre aumentata, facendo lievitare di pari passo sia il debito sovrano che la pressione fiscale. Essa è il rapporto tra tutte le imposte e tasse che pagano i cittadini e il prodotto interno lordo generato dagli stessi.
Qualche rimedio è stato posto. Per esempio, l’attivazione della Consip Spa, che è la società controllata dal minestero dell’Economia, la quale ha il compito di calmierare i prezzi di beni e servizi acquistati dalle Pubbliche amministrazioni di qualunque livello. Se tutte le stesse comprassero a prezzi Consip, verrebbe stimato un risparmio di qualche decina di miliardi.
 

Vi sono agevolazioni alle imprese per oltre trenta miliardi: in parte indispensabili e in parte inutili. Indispensabili sono i contributi all’editoria, per sostenere la pluralità dell’informazione che è quasi interamente occupata dai grandi gruppi editoriali, sia della carta stampata che della televisione e anche su internet.
Ma vi sono finanziamenti in settore maturi e non competitivi, che hanno solo la funzione di mantenere in vita imprese fuori mercato.
Poi vi è tutto il comparto degli ammortizzatori sociali, in parte pienamente giustificato e in altra parte superfluo, perché spesso gli assistiti sono indotti a non cercare alternative di lavoro.
L’Inps paga cento miliardi di pensioni assistenziali, che nulla hanno a che fare con la previdenza. Sarebbe opportuno che questa spesa assumesse la sua giusta definizione di assegno minimo garantito ai poveri.
Degli altri circa centottanta miliardi di pensioni, secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, si potrebbero risparmiare quaranta miliardi, ricalcolandole in rapporto ai contributi effettivamente versati. Ovviamente, dall’indomani della riforma, essendo salvo il passato.

Infiniti altri sono gli sprechi nella Pubblica amministrazione. Uno non quantificabile è l’eccesso di personale in relazione ai servizi che deve produrre. Un altro è l’inefficienza generalizzata e diffusa a tutti i livelli e in tutti i comparti.
Nessuna azienda pubblica, perché di azienda si tratta quando si parla dei servizi che essa deve produrre per i cittadini, ha il Piano aziendale che corrisponde al Piano industriale delle imprese, con la grande differenza che il primo non deve produrre utili, bensì servizi della massima qualità e per i quali occorra la minima spesa.
Dispiace scrivere la solita solfa, dispiace ancor di più che pochi giornalisti ne scrivano, a patto i due bravissimi colleghi Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, venuti al nostro forum pubblicato il 20 dicembre 2013.
Bisogna portare all’opinione pubblica il cancro della spesa corrente, perché vi sia una forte pressione affinché venga estirpata senza ulteriore ritardi.

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