I disturbi di apprendimento in crescita nelle scuole - QdS

I disturbi di apprendimento in crescita nelle scuole

Angela Ganci

I disturbi di apprendimento in crescita nelle scuole

venerdì 22 Aprile 2016

Al Sud circa 28 mila alunni con Dsa (lo 0,9%), oltre 76 mila nel Nord-Ovest. Nel Mezzogiorno numeri più bassi rispetto al Nord

PALERMO – Secondo la definizione della Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità (2011) con il termine Disturbi specifici di apprendimento si intendono quei disturbi che “coinvolgono uno specifico dominio di abilità (lettura, scrittura, calcolo), lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale”. Difficoltà invasive e persistenti di origine neurobiologica, con impatto negativo sulla vita scolastica in termini di abbandono e su quella emotiva (bassa autostima e realizzazione personale). Un fenomeno che, in base alle ultime indagini del MIiur, per l’anno scolastico 2014/2015, interessa una percentuale di alunni pari al 2,1% del totale nazionale, con differenziazioni per ripartizione geografica e ordini scolastici. La percentuale massima di studenti con diagnosi di DSA si registra nella secondaria di primo grado (4,2%), seguono la secondaria di secondo grado (2,5%) e la primaria (1,6%), con punte di crescita, rispetto all’anno scolastico 2010/2011, del 2,7% per la secondaria di primo grado e dell’1,9% per quella di secondo grado.
Un dato preoccupante è la presenza di diagnosi di DSA nella scuola dell’infanzia (0,03% nel 2014/2015), poiché, nelle indicazioni della Consensus Conference, una diagnosi valida non dovrebbe essere anticipata a prima della fine della classe seconda della scuola primaria. Per quanto riguarda le differenze territoriali il Nord-ovest risulta l’area con più casi di DSA (76.321, pari al 3,4% del campione nazionale), mentre il Mezzogiorno è ultimo, con 28.440 alunni (0,9%). Come intervenire in queste situazioni e quali strumenti la scuola può adottare? Premesso che ciascun allievo ha diritto alla piena integrazione in un sistema pedagogico inclusivo, risulta determinante individuare idonee strategie che tengano conto, per esempio, dei tempi allungati di elaborazione e comprensione.
 
Strumento privilegiato nelle scelte didattiche è il Piano Didattico Personalizzato, fondato sul principio dell’individualizzazione dell’apprendimento (Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012). Espressione della collaborazione tra scuola, famiglia ed esperti del settore, redatto di norma entro il primo trimestre dell’anno scolastico e monitorato periodicamente, il PDP contiene indicazioni su difficoltà e potenzialità, strumenti da utilizzare, forme di verifica dei risultati e metodi di valutazione (come la non valutazione degli errori ortografici).
Particolare attenzione viene posta nella predisposizione degli strumenti compensativi e dispensativi, intendendo, con i primi, strumenti didattici che facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria (come la sintesi vocale per la dislessia), con i secondi, strumenti di esonero da compiti complessi che non migliorano l’apprendimento, come la lettura di brani lunghi o le prove scritte di lingua straniera. Un PDP è espressione tangibile dell’attenzione per le esigenze dei singoli alunni, benchè in nessun caso la scuola possa derogare al suo ruolo formativo: anche in assenza di autorizzazione del Piano da parte dei genitori, infatti, essa non può esimersi dall’adottare un percorso personalizzato non formalizzato, facendosi carico delle difficoltà emerse e valorizzando le potenzialità residue.

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