Il Garante del contribuente a tutela dei cittadini per affermare la legalità - QdS

Il Garante del contribuente a tutela dei cittadini per affermare la legalità

Rossella Fallico

Il Garante del contribuente a tutela dei cittadini per affermare la legalità

martedì 26 Aprile 2016

La figura istituita con la legge n. 212 del 27/7/2000 è poco conosciuta. L’intervista a Salvatore Forastieri, garante per la Sicilia. “Efficace strumento deflattivo del contenzioso ed osservatorio privilegiato del fisco e dell’economia”

CATANIA – Il Garante del contribuente, le cui funzioni sono state previste dallo Statuto del contribuente (Legge n. 212 del 27/7/2000 ), è stato istituito in tutte le regioni d’Italia e, dal primo gennaio 2012, è un organo monocratico. Il QdS ha intervistato Salvatore Forastieri, Garante del contribuente per la Sicilia, cercando di delinearne le principali attività di una figura che, tuttora, risulta poco conosciuta.
Quali sono le maggiori attività svolte dal garante del contribuente?
“La figura del Garante del contribuente è prevista dallo Statuto dei diritti del contribuente e, più precisamente, dall’articolo 13 il quale prevede il suo intervento tutte le volte in cui viene segnalata dal contribuente qualsiasi disfunzione, irregolarità, scorrettezza, prassi amministrativa anomala o irragionevole o qualunque altro comportamento suscettibile di incrinare il rapporto di fiducia tra cittadini e amministrazione finanziaria. In pratica, il Garante, che è un’autorità indipendente ma che comunque non è un giudice e non ha poteri coercitivi, da quasi quindici anni, su segnalazione, oppure di sua iniziativa, dopo avere appreso di qualche comportamento anomalo dell’ufficio fiscale, interviene, cercando di indurre l’ufficio interessato a modificare il suo atteggiamento, oppure “attivando l’autotutela”, e cioè invitando l’ufficio a rivedere l’atto già notificato che, dopo la segnalazione del contribuente e dopo la valutazione dello stesso Garante, appaia illegittimo o, comunque, contrario ai principi previsti dallo “Statuto” o a quelli previsti di “capacità contributiva” dall’articolo 53 della Costituzione.
In questo modo, attraverso questa sua attività di stimolo verso gli uffici impositori (Agenzia delle entrate, Dogane, Uffici tributi degli  Enti locali, Guardia di finanza, SIAE ed Agente della riscossione), riesce spesso ad evitare controversie che, in mancanza dell’intervento del Garante, sarebbero destinate ad approdare in Commissione Tributaria, con pesanti conseguenze sia per i contribuenti, chiamati a sopportare i considerevoli costi della lite, sia per l’Erario spesso chiamato alla fine a pagare le spese del giudizio.
Per questo, il Garante è da considerare come un efficace strumento deflattivo del contenzioso, non solo quando riesce a convincere l’ufficio del suo errore, ma anche quando riesce a convincere il contribuente della regolarità della condotta dell’ufficio.
Il Garante rappresenta anche un osservatorio privilegiato del fisco e dell’economia nella regione nella quale opera. Il citato articolo 13, infatti, prevede che il Garante presenti ogni anno, al Parlamento ed al Governo, una relazione riferendo sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale.Va ricordato che il Garante, che svolge la sua attività quasi a titolo di volontariato, non esercita soltanto un ruolo di garanzia a favore dei contribuenti, ma interpreta un ruolo molto più importante tutelando, oltre che i cittadini colpiti da comportamenti che incrinano il rapporto di fiducia con l’Amministrazione finanziaria (il Garante non tutela mai l’evasore), anche la stessa pubblica amministrazione fiscale tutte le volte in cui appare necessario affermare la legalità.
In pratica, si pone in una posizione equidistante tra contribuenti ed Amministrazione finanziaria, pretendendo da entrambi il rispetto dei principi che regolano la corretta gestione delle risorse pubbliche ed il prelievo fiscale in base alla capacità contributiva di ciascuno.
Anche a tale scopo, l’Associazione Nazionale Garanti del Contribuente, del cui Ufficio studi ho l’onore di far parte, sta organizzando la “Giornata del Contribuente” con l’obiettivo di fare emergere la centralità dei cittadini nel rapporto con le  Istituzioni”.
Quali sono le disfunzioni  e irregolarità dell’attività fiscale maggiormente segnalate dai contribuenti?
“Premetto che il Garante della Sicilia riceve circa 500 segnalazioni all’anno e quasi un terzo di queste segnalazioni si chiude con un esito favorevole al contribuente e con l’acquiescenza dell’ufficio all’intervento del Garante. La sua competenza, comunque, riguarda soltanto i “tributi”, ossia tutti i prelievi fiscali per i quali la legge prevede  il ricorso in Commissione tributaria e non, per esempio, i contributi previdenziali.
I casi segnalati hanno avuto per oggetto questioni inerenti sia ai  tributi statali che a quelli comunali, nonchè le attività dell’agente della riscossione che il contribuente ha ritenuto non svolte correttamente.
Spesso i motivi di lamentela riguardano l’applicazione di qualche norma che l’Ente impositore interpreta in modo eccessivamente fiscale o, peggio, in modo “cautelativo”. Ciò accade, principalmente in presenza di disposizioni legislative poco chiare (che sappiamo bene sono purtroppo numerosissime), che l’ufficio interpreta in un modo che lo ponga al riparo da possibili censure degli organi superiori o della Corte dei Conti, costringendo, però, il contribuente a ricorrere al contenzioso tributario, con tutte le conseguenze che ben conosciamo.
È assolutamente doveroso evidenziare l’ottima collaborazione esistente tra il Garante siciliano, le Direzioni regionali delle Entrate (compreso il Territorio) e delle Dogane, nonchè con il Comando Regionale della Guardia di Finanza. Sono abbastanza frequenti incontri finalizzati a risolvere, prima ancora che vengano segnalate dai contribuenti, questioni di particolare spessore”.
Quale rapporto c’è tra gli uffici e i cittadini?
“Sul rapporto tra fisco e contribuenti c’è tanto da dire. Gli effetti della crisi economica, unitamente a tanti altri fattori, legati principalmente alla mancata realizzazione di una vera semplificazione degli adempimenti ed al mancato alleggerimento della pressione fiscale, frenano significativamente l’adesione spontanea dei cittadini verso l’obbligazione tributaria.
La situazione è sicuramente più grave nella nostra Regione, connotata da standard decisamente al di sotto della media nazionale e che comprime in maniera estremamente drastica la capacità di consumo dei contribuenti siciliani. Ma a prescindere dai sopra cennati effetti congiunturali della Sicilia,  l’elevata pressione fiscale, la confusione normativa e la mancata semplificazione degli adempimenti fiscali, pesano moltissimo sull’auspicato miglioramento del rapporto tra gli Uffici fiscali ed i cittadini.
Sempre più  pesante ed estremamente confuso, peraltro, risulta il prelievo tributario sugli immobili, un prelievo che colpisce non solo quello che  rappresenta  un bene importantissimo per tutti i cittadini (la casa), ma anche un settore (quello immobiliare) che da sempre costituisce un enorme volano per lo sviluppo dell’economia e l’incremento dei posti di lavoro.
Un rapporto, pertanto, che diventa sempre più conflittuale,  e non solo per i lavoratori autonomi di piccole dimensioni ed i lavoratori dipendenti e pensionati, ma anche per quelli titolari di grosse aziende i quali, anch’essi colpiti dalla crisi, vedono diminuire sensibilmente il loro volume d’affari con grosse ripercussioni sul lavoro dei dipendenti. C’è da dire, poi, che, purtroppo, il peggioramento del rapporto fisco contribuenti coinvolge anche i cittadini assolutamente ligi al proprio dovere fiscale, i quali si vedono comunque penalizzati dall’aumento del carico tributario e dai nuovi obblighi formali che, a prescindere dal  costo amministrativo, comportano sempre un certo rischio di subire le sanzioni per le possibili violazioni che, seppure in buona fede, possono essere facilmente commesse.
In queste condizioni, e con l’altissima percentuale del carico tributario complessivo che grava attualmente su ogni cittadino, è facile rendersi conto che sperare nella “compliance” diventa veramente difficile.
A mio avviso il Legislatore è il principale imputato del mancato raggiungimento di questo obiettivo.  La mancanza di certezza del diritto e la convulsa attività legislativa, infatti, conducono troppo spesso a norme tributarie di difficilissima lettura, circostanza quest’ultima che, anche a causa delle interpretazioni “cautelative” dell’Agenzia delle Entrate, porta ad un inevitabile aumento delle controversie costringendo i contribuenti ad estenuanti contenziosi che, molto spesso, si concludono in Cassazione in modo a loro favorevole. La gente continua, quindi, ad essere scontenta e anche disperata, rivolgendosi al Garante come un’ancora di salvezza, una spalla su cui piangere, qualche volta anche per motivi che esulano dalla materia prettamente tributaria. E tutto ciò nonostante l’intervista del vice ministro Zanetti, secondo il quale il garante è una figura che mai è decollata”.

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