Orti urbani, il futuro verde della Sicilia - QdS

Orti urbani, il futuro verde della Sicilia

Chiara Borzi

Orti urbani, il futuro verde della Sicilia

martedì 26 Aprile 2016

Siracusa modello vincente di riferimento: 168 lotti presenti in città dal 2014. A Palermo realtà in costante crescita. Progetto pilota nella periferia di Librino (Catania) per anziani, famiglie disagiate e scuole

CATANIA – La Sicilia ha una partita perennemente aperta con l’occasione offerta dagli orti urbani. La pratica si sta lentamente diffondendo nella nostra regione e attualmente la città di Palermo può essere considerata capofila di uno stile di utilizzo della terra che richiama principi di collaborazione e sfruttamento sano del territorio che sembravano accantonati.
In questi mesi, dopo un lungo periodo di proclame, anche la città di Catania, grazie ad un progetto comunale, si sta allineando a quanto già accade nel capoluogo, grazie all’intenzione di sfruttare un progetto pilota che partirà dalla periferia di Librino. Nelle scorse settimane l’amministrazione etnea ha annunciato l’approvazione e la promulgazione delle linee guida di assegnazione degli appezzamenti di orto urbano, che saranno destinati ad anziani, famiglie disagiata di Librino e scuole. Gli ettari destinati a questo scopo sono tre, ma non è specificato qual è la loro esatta posizione all’interno di una periferia vasta come quella del tristemente noto quartiere catanese. “I lotti per gli orti sociali riservati a pensionati e a persone in condizioni di disagio sociale, così come quelli per le famiglie non saranno più grandi di 200 metri quadrati – ha affermato l’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo -.
Le aree più vaste saranno quelle per i condomini, in cui, in rapporto al numero di famiglie che ne fanno richiesta, potranno essere assegnati più appezzamenti vicini fino a un massimo di 4.000 metri quadrati.
Per gli orti didattici, in cui si svolgeranno attività teoriche e pratiche per bambini, adolescenti e giovani, potranno essere assegnati lotti limitrofi sino a un massimo di 2000 metri quadrati. Stesso sistema per gli orti riservati alle associazioni, dedicati alla produzione di frutta, ortaggi a sostegno di progetti di formazione-lavoro per inoccupati e disoccupati o a sostegno della riabilitazione piscofisica. La commercializzazione è ammessa solo per coprire i costi dei progetti di formazione-lavoro”. A Catania il progetto degli orti sociali è patrocinato da due assessorati, Urbanistica e Verde Pubblico.
L’orto sociale è una realtà più che consolidata, invece, nella città di Siracusa. Venerdì 19 febbraio il comune ha consegnato nella zona di via Scala Greca 28 lotti che si vanno ad aggiungere ai 140 già esistenti concessi già alla fine del 2014. Ognuno di questi appezzamenti di terreno è vasto circa 72 metri quadri ed è stato assegnato rispettando una precisa graduatoria. Pensionati, disoccupati, famiglie con basso reddito e perfino ex detenuti hanno la possibilità oggi, nel siracusano, di lavorare la terra e trarne liberamente beneficio. “Grazie agli orti urbani si respira un’energia positiva tra chi li coltiva – ha dichiarato l’assessore all’Urbanistica Teresa Gasbarro – si è creata collaborazione e chi è attivo dallo scorso anno ha ottenuto e dato delle belle soddisfazioni”.
Il Comune di Siracusa non si limita ad affidare i lotti, ma anche a formare gli assegnatari. “Abbiamo realizzato un incontro con i coltivatori per insegnare ad utilizzare il compostaggio e altre competenze vengono trasmesse dai docenti e i ragazzi dell’istituto agrario di Siracusa, che hanno deciso di offrire la loro professionalità. In quest’ambito lavoriamo anche in collaborazione con la Coldiretti locale”.
 

 
L’evoluzione dell’orto urbano palermitano
 
PALERMO – Nel capoluogo siciliano i progetti di orto urbano sono attivi da oltre tre anni e sul territorio continuano a nascere iniziative che incentivano questa pratica. Nel parco del Fondo Badia, nel quartiere Uditore, l’associazione “Cultura&Coltura” ha reso disponibili nuovi fondi da poter affidare ai palermitani. Il terreno rimane di proprietà ecclesiastica, ma una volta accessibili è diventato a tutti gli effetti l’ennesimo esempio di coltivazione della terra che crea socialità. Legami ma non guadagni, perché quel che verrà prodotto al Fondo Badia servirà esclusivamente da autosostentamento al produttore e non per la vendita all’esterno. Le coltivazioni dovranno seguire il regime biologico e della sostenibilità ambientale, ad essere incentivata è anche la possibilità di praticare un’alimentazione di nuovo sana. C’è spazio perfino per lo yoga.
Era il 2013 quando a Palermo si affacciava per la prima volta un’esperienza di orto urbano. Tre anni fa “produrre il proprio cibo” era considerato addirittura una forma di “disobbedienza civile”, oltre che una forma riscoperta di aggregazione. Oggi l’esperienza dell’orto in città sembra molto cambiata se all’interno dei lotti palermitani è stata rilanciata perfino la pratica di meditazione orientale.

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