Riforma ex Province: da Roma un'altra sberla - QdS

Riforma ex Province: da Roma un’altra sberla

Raffaella Pessina

Riforma ex Province: da Roma un’altra sberla

venerdì 29 Aprile 2016

La “storia infinita”: ancora un’impugnativa del Governo nazionale. Giovanni Ardizzone: “Non si percepisce l’importanza della normativa”

PALERMO – Avanti piano nella approvazione della cosiddetta mini finanziaria all’Assemblea regionale siciliana, che ha rinviato i lavori dopo una sola seduta, quella di mercoledì scorso e li riprenderà martedì 3 maggio prossimo. Nell’ultima seduta l’Aula ha approvato il primo articolo che prevede il prepensionamento del personale degli enti regionali e la ridefinizione della pianta organica. Il provvedimento riguarderà molti dipendenti che potranno così lasciare il proprio posto con le norme precedenti alla legge Fornero, quindi anche con meno di 65 anni di età e in assenza dei 40 di contributi.
Approvata anche la norma che autorizza l’assegnazione dei testimoni di giustizia – al momento assegnati,  senza precise mansioni, all’ufficio romano della Regione siciliana – in altre amministrazioni. La norma è stata approvata con l’emendamento del presidente della commissione antimafia Nello Musumeci che prevede la possibilità per questi soggetti di optare per il telelavoro. Soddisfatto il presidente dell’associazione Ignazio Cutrò: “In questo modo viene risolta alla radice la questione legata alla sicurezza e alla incolumità di coloro che sono stati assunti e destinati, per motivi di sicurezza, nell’ufficio romano della Regione Siciliana”.
In attesa della formale pubblicazione in gazzetta ufficiale l’Associazione nazionale auspica che il ministero dell’Interno e la Regione siciliana “predispongano celermente tutti gli atti amministrativi necessari all’ottenimento del loro trasferimento”. Via libera all’articolo sull’accesso online al registro delle imprese e a quello che prevede la possibilità per i dipendenti regionali di accedere a prestiti agevolati fon al 90% delle somme spettanti a titolo di indennità di buonuscita.
Sonora bocciatura del ddl da parte del Movimento cinquestelle: “Una legge omnibus, che i partiti cercheranno di cavalcare per saziare gli appetiti degli scontenti del primo turno. Per lo sviluppo, come al solito, dentro c’è ben poco”. “Nonostante le conclamate ristrettezze di bilancio – dice la capogruppo Angela Foti – i deputati del Movimento – la vecchia politica non si rassegna e cerca di piazzare nei supplementari i colpi clientelari che non è riuscita a mettere a segno durante i tempi regolamentari della finanziaria. Si parla di resurrezione della tabella H e di emendamenti che puntano a piazzare le solite bandierine piuttosto che affrontare in maniera organica le riforme che tengono appesi ad un filo tantissimi cittadini. Certo non sono queste le risposte che la Sicilia aspetta da questo Palazzo”. I Cinquestelle hanno presentato una decina di emendamenti tra cui quello contro la soppressione del “Centro regionale per la progettazione, il restauro e per le scienze naturali ed applicate ai beni culturali” e del “Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione grafica, fotografica, aero-fotografica e audiovisiva”.
Un altro è quello che mira ad abbassare il tetto agli stipendi dei dipendenti contrattualizzati delle partecipate regionali, aumentandone la parte sottoposta a tassazione, incidendo sul reddito annuo onnicomprensivo e non sul reddito annuo complessivo fiscale. Il Governo centrale decide di impugnare un’altra legge approvata all’Ars. Il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa ha scritto una lettera al presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta per annunciare l’impugnativa della legge sulla governance delle ex Province, ora città metropolitane e liberi consorzi, approvata  dall’Ars con l’obiettivo di concludere l’iter della riforma. Lo ha reso noto il presidente della commissione Affari istituzionali dell’Ars, Totò Cascio.
L’impugnativa riguarda la questione del sindaco della Città metropolitana; il parlamento regionale, su questo punto, si era discostato dalle richieste giunte da Roma dopo la prima impugnativa: a differenza dello schema nazionale, infatti, la norma siciliana non prevede che tale carica sia assunta automaticamente dai primi cittadini di Palermo, Catania o Messina.
Duro il commento del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone: “Non mi meraviglia l’ulteriore e scontata impugnativa del Governo nazionale sulla disciplina delle Città metropolitane – ha detto – Come avevo già evidenziato in Aula, durante l’esame del disegno di legge, non si è percepita l’importanza della norma, anzi si è insistito, per ben due volte, a non allinearci ai Paesi europei e al resto d’Italia”. E annuncia che martedì convocherà la conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari per decidere quando l’Aula possa occuparsi della modifica della norma che, indipendentemente dal volere del Governo regionale, questa volta dovrà essere coerente con il quadro normativo nazionale ed europeo. “E’ ormai chiaro ed evidente, comunque – ha concluso Ardizzone –  che d’ora in avanti che i rapporti con il Governo nazionale non potranno più essere lasciati alla discrezionalità del governo regionale”.

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