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Palermo – Svolta passante ferroviario: variante per vicolo Bernava

Gaspare Ingargiola

Palermo – Svolta passante ferroviario: variante per vicolo Bernava

mercoledì 04 Maggio 2016

Con l’approvazione della modifica urbanistica, Sala delle Lapidi ha evitato il commissariamento. Fin dal 2012 la presenza di una falda acquifera ha ostacolato gli scavi

PALERMO – Buone notizie per il passante ferroviario. Il Consiglio comunale ha approvato finalmente la variante urbanistica di vicolo Bernava che dà il via libera all’abbattimento di cinque palazzine e al consolidamento di altre due. E intanto sono arrivati a Palermo i primi pezzi della talpa Tbm, che scaverà la galleria dalla Stazione Notarbartolo alla nuova fermata Belgio-De Gasperi.
La delibera sulla variante urbanistica che trasformerà vicolo Bernava da netto storico a giardino pubblico era quanto mai urgente: la Regione era pronta a commissariare Sala delle Lapidi, il cui parere era sì non vincolante ma comunque obbligatorio. L’aula però si è incartata per un mese sulla querelle Ztl e la variante fino alla scorsa settimana era ancora ferma nei cassetti. Basta pensare che l’ultima delibera consiliare risaliva ormai al 21 marzo.
Il progetto della variante prevede che siano demolite le palazzine denominate 31 e 31bis, 32, 33 e 34A, mentre la 31ter e la 34B saranno consolidate e messe in sicurezza. Alla demolizione si arriva dopo anni di studi e di stop ai cantieri grazie alla consulenza del luminare Giovanni Barla, professore di geotecnica del Politecnico di Torino.
Fin dal 2012, infatti, nella zona compresa tra via Serpotta e via Pacini, dove la nuova galleria passa sotto l’asse di vicolo Bernava, la presenza di una falda acquifera ha ostacolato gli scavi e ha provocato cedimenti agli edifici sovrastanti. Si tratta di appena 60 metri lungo una tratta di 8,5 km che si estende da Roccella a Notarbartolo. Sufficienti, però, a bloccare i lavori e a far sgomberare decine di famiglie, che saranno risarcite in base al valore di mercato degli immobili.
La sentenza dei tecnici è stata inequivocabile: la conservazione degli edifici non conveniva perché richiedeva tre anni di lavoro (un anno e 8 mesi per la galleria) e una spesa di 18,4 milioni. Con l’abbattimento invece, si aprono due scenari: o la demolizione degli edifici e l’abbattimento della falda tramite dei pozzi in emungimento (un anno e 9 mesi di lavori, un anno e 3 mesi per la galleria e una spesa di 16,085 milioni) o l’abbattimento degli edifici e l’esecuzione di pannelli di paratia per contrastare il flusso senza “l’aggottamento” della falda (due anni di lavori, un anno e mezzo per la galleria e un costo totale di 17,421 milioni). Dei 60 metri mancanti, “un tratto di circa 20 metri dal fronte Giustizia – si legge nella relazione tecnica di Rfi, Italferr e Nodo Palermo Spa – sarà scavato operando un modesto abbattimento della falda, mentre la parte restante, di circa 40 metri, lato fronte Lolli, sarà realizzata in artificiale, scavando dall’alto all’interno di un pozzo di diaframmi eseguiti con idrofresa. Rimane comunque confermato, anzi rafforzato, il criterio di operare dopo aver demolito gli edifici, tanto più che, oltre a tutte le considerazioni sulla sicurezza, la loro presenza è scarsamente compatibile con l’esecuzione dei diaframmi”.
Il Consiglio ha approvato anche un ordine del giorno che prevede, a lavori ultimati, di studiare la possibilità che l’area di superficie non sia utilizzata solo per il verde ma anche per creare una cinquantina di posti auto.
Intanto, come si diceva, sono arrivate le prime componenti della Tbm, un’enorme fresa meccanica con una testa di oltre nove metri di diametro che scaverà un tunnel di quasi 2 chilometri, tranne i primi 150 metri che saranno realizzati con scavo tradizionale. La talpa, ribattezzata “Marisol”, oltre ad eseguire lo scavo fino alla fermata De Gasperi sarà in grado di sostenere ed evitare i cedimenti del fronte di scavo, di portare all’esterno lo smarino (tramite un nastro trasportatore) e di mettere in opera il rivestimento definitivo, costituito da conci prefabbricati in calcestruzzo armato.
I primi pezzi sono stati trasportati nottetempo attraverso l’itinerario di via Crispi, Piano dell’Ucciardone contromano, via Duca Della Verdura, via Notarbartolo tra piazza Boiardo e piazza Ziino contromano, via Malaspina e via Cimarosa fino al cantiere Notarbartolo. Una volta assemblata e collaudata, la talpa sarà operativa per dieci mesi.
Per fine anno è prevista la riapertura dell’intera tratta da Notarbartolo fino all’aeroporto “Falcone Borsellino”.

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