Rifiuti, ultima chiamata per Roma - QdS

Rifiuti, ultima chiamata per Roma

Rosario Battiato

Rifiuti, ultima chiamata per Roma

venerdì 06 Maggio 2016

Arriva la richiesta ufficiale della Regione per la proclamazione dello stato di emergenza per la durata di un anno. L’assessore vuole un commissario anche per accelerare l’iter delle piattaforme pubbliche

PALERMO – Il tempo rimasto è ormai agli sgoccioli e l’emergenza rifiuti potrebbe tramutarsi in emergenza sanitaria nel giro di qualche mese. In questo quadro estremamente critico, sembra svanita anche la differenza di vedute tra il governatore Crocetta e l’assessore Contrafatto in merito alla richiesta dei poteri speciali.
 
Adesso c’è persino l’ufficialità con una delibera che di fatto conclama lo stato di crisi e cerca sostegno a Roma da dove dovrebbe partire il via libera allo stato di emergenza. Indipendentemente dalla decisione che prenderà il governo nazionale, per l’immediato restano sul piatto le solite ipotesi: trasferimento all’estero oppure nuove piattaforme da costruire con i poteri speciali. Per il futuro non cambia nulla, perché, così come redatto nel piano del governo dello scorso luglio, gli impianti per la valorizzazione del rifiuto si dovranno fare e si prenderanno in carico 700mila tonnellate di rifiuti all’anno sulla base di una raccolta differenziata che in Sicilia dovrà intanto essere arrivata ad almeno il 65%.
La richiesta rivolta al governo nazionale è ufficiale. Non bastassero i rapporti che periodicamente la Regione invia a Roma per raccontare il pessimo stato della gestione, stavolta si è passati alla richiesta di un anno di stato di emergenza per il settore dei rifiuti. “Una misura che riteniamo necessaria per fronteggiare adeguatamente la situazione ed evitare problemi di natura sanitaria a partire dal prossimo giugno – ha spiegato Vania Contrafatto, l’assessore regionale all’Energia –. L’impegno profuso dal governo nella realizzazione degli impianti e nell’elaborazione di un nuovo disegno di legge che riformi il settore, rendendolo finalmente efficiente, purtroppo da solo non può bastare in assenza di poteri straordinari che consentano di ridurre i tempi burocratici e di velocizzare le procedure”.
In attesa della decisione che dovrà prendere il governo, il futuro è sempre più oscuro. Da giugno, così come avevamo anticipato più di un mese fa, sarà il caos perché la disponibilità di abbancamento delle discariche rimaste sarà insufficiente a contenere la produzione isolana. L’alternativa resta sempre l’estero che però trova l’opposizione netta dell’assessore Contrafatto che, durante un recente convegno catanese, ha fatto chiaramente capire la sua indisponibilità ad accettare un’opzione del genere. Senza poi considerare i costi che ne deriverebbero. Una stima del dipartimento, riportata da Domenico Armenio in occasione della sua audizione alla commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti dello scorso anno, aveva calcolato 160 euro a tonnellata per l’estero e 200 euro per le altre regioni.
Intanto c’è già chi dice no. “Un’emergenza non può durare un anno – ha spiegato Giovanni La Via, presidente della Commissione Ambiente Ue – e non possiamo ricorrere alle emergenze per utilizzare poteri straordinari e di fatto prorogare sempre un sistema che non funziona”. Per La Via il sistema va programmato con le indicazioni comunitarie che prevedono “differenziata al 70-75% in modo tale che sia la frazione organica sia le altre differenziabili costituiscano una risorsa per il territorio e non un costo ed un peso economico e il 25-30% che non è differenziabile che deve servire alla valorizzazione energetica”.
Un calcolo che aveva fatto anche il governo nel piano inviato alle Regioni lo scorso luglio. Considerando una raccolta differenziata ad almeno il 65%, la Sicilia avrebbe comunque da smaltire circa 700mila tonnellate all’anno nei suoi impianti. Tutto questo è chiaramente indipendente dall’attuale dibattito sulla produzione di combustibile solido secondario (css) da utilizzare nei cementifici o nelle centrali termoelettriche.
 

 
Il caso. Piattaforma a Scicli, stop assessoriale e fari dell’Antimafia
 
PALERMO – Stop all’impianto di Rifiuti Pericolosi in contrada Cuturi, a Scicli, in provincia di Ragusa. Firmato un decreto di sospensione propedeutico alla revoca dell’Aia. Lo rende noto il deputato regionale Nello Dipasquale. "L’assessore all’Ambiente, Maurizio Croce, ha emesso, con proprio decreto – spiega il parlamentare -, la sospensione al DA numero 159 / GAB del 4 maggio 2015 con il quale era espresso lo stato di giudizio positivo di compatibilità ambientale sul progetto di ampliamento dell’attività di gestione della Piattaforma di trattamento e recupero di rifiuti e non, sito in contrada Cuturi nel Comune di Scicli, proposto dalla ditta A.Ci.F. Servizi Srl". "Si tratta dell’atto propedeutico – aggiunge – per arrivare alla revoca in autotutela del Dds numero 218 del 3 marzo 2016 con il quale il dipartimento regionale Acqua e rifiuti ha rilasciato alla A.Ci.F. servizi srl l’Aia – Autorizzazione Integrata Ambientale. In pratica la sospensione blocca i termini, in modo da non far diventare esecutivo il decreto che autorizzava l’impianto”.
Sulla vicenda il presidente della commissione regionale Antimafia, Nello Musumeci, dichiara: “Teniamo sotto controllo il Governo regionale, per verificare quale atto formale abbia adempiuto. Non escludiamo di poter esperire ogni indagine necessaria, per accertare eventuali responsabilità, anche perché – aggiunge – ci sono alcuni passaggi che non appaiono chiari".

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