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Palermo – Smog tra guerra dei numeri e rimpallo di responsabilità

Gaspare Ingargiola

Palermo – Smog tra guerra dei numeri e rimpallo di responsabilità

venerdì 13 Maggio 2016

L’Arpa e le associazioni al centro del dibattito. Scontro sindaco-artigiani sulle cause dell’inquinamento. Utenze domestiche e piccole imprese sono la maggior fonte di particolato

PALERMO – I dati sullo smog “sono allarmanti” e la Ztl “è necessaria”, tanto che sia l’Amministrazione comunale sia l’Amat hanno deciso di ricorrere al Cga (si saprà qualcosa in più intorno al 25-26 maggio) contro la decisione avversa del Tar.
“Macchè, le centraline della Rap sono inefficienti, i dati del Comune smentiscono sforamenti eccessivi”, ribattono le associazioni. Insomma, sull’inquinamento nel capoluogo siciliano si è scatenata la classica guerra dei numeri. Che non coinvolge solo il traffico veicolare ma, a sorpresa, anche i forni a legna di panifici e pizzerie, che inquinerebbero l’aria quanto e più delle automobili.
Secondo un focus elaborato dall’Arpa e aggiornato ad aprile 2016 a destare maggiore preoccupazione è la concentrazione di Pm10 e Pm2,5 – le cosiddette “polveri sottili” – e di No2 o biossido di azoto. I dati dell’Arpa fanno riferimento al periodo 2012-2014 mentre quelli del 2015 sono in corso di elaborazione.
Il limite medio annuale per il biossido è stato superato nelle stazioni Castelnuovo, Di Blasi, Giulio Cesare, Belgio e Torrelunga, mentre il superamento del limite giornaliero del Pm10 si registra nelle stazioni Di Blasi, Castelnuovo, Giulio Cesare e Unità d’Italia. Ancora, nel 2013 a piazza Indipendenza si è registrato il superamento del valore obiettivo annuale del Nichel. Sono stati registrati sforamenti anche per il biossido di zolfo e il benzene.
Tra le maggiori fonti di concentrazione del No2 ci sono i trasporti stradali, che incidono per il 75% contro una media regionale del 55%, e l’impatto di porti e aeroporti (il vicino “Falcone e Borsellino), un settore che influisce per il 17% contro il 12% regionale. È basso, invece, l’impatto sui livelli di No2 degli impianti industriali.
La sorpresa arriva dal particolato: la maggiore fonte non sono i trasporti stradali (27%), né gli incendi (7,5%) né il porto o l’aeroporto (3%). Sono le utenze domestiche e le piccole imprese artigiane, che fanno registrare il 60% di influenza nella produzione di particolato. Rilevante pure l’impatto della produzione di ammoniaca, causata principalmente dal trattamento e smaltimento dei rifiuti (37% contro il 2% regionale) e dall’agricoltura (82% contro il 21% regionale).
Gli impianti di combustione non industriale – che sono, appunto, i camini domestici e i forni a legna di panifici e pizzerie – a livello comunale hanno un impatto del 22% contro il 2% regionale. In pratica per l’Arpa la combustione della legna è il settore principale sul quale intervenire per la riduzione delle polveri sottili: “Bisogna ridurre l’uso della legna come combustibile e abbattere le utenze domestiche e le piccole imprese artigiane alimentate a legna”.
Ma gli artigiani non ci stanno. “Piuttosto che prendersela di volta in volta con le diverse categorie – ha attaccato Nunzio Reina, presidente Confartigianato Palermo – automobilisti prima, titolari di pizzerie e panificatori con forni a legna dopo, il sindaco Leoluca Orlando farebbe bene ad adottare provvedimenti urgenti e strutturali per contrastare i livelli di inquinamento atmosferico in città, come rilevato periodicamente dalle centraline antismog. Il Pm10 nell’aria sopra le soglie consentite non è causa di emissioni di gas da forni a norma, bensì da gas di scarico di autovetture. Dal provvedimento della Ztl, subito bloccato dal Tar, a quello delle targhe alterne è stato un succedersi di fallimenti. La criminalizzazione mediatica di categorie produttive da parte di Orlando è inaccettabile. I rilievi mossi dall’Arpa sono stati contestati in modo autorevole dal Cnr oltre che dal buon senso. Resta evidente che gli esercenti, come hanno sempre fatto, si adegueranno alla normativa, ma l’allarmismo creato dall’Arpa e dalla Amministrazione comunale sono nocivi per il tessuto economico e produttivo locale”.
Diverso il discorso sul biossido di azoto. L’Arpa si spinge a suggerire alcuni rimedi: la graduale sostituzione degli attuali autobus con mezzi green, l’elettrificazione delle banchine del porto e il ripristino o addirittura l’ampliamento della Ztl “con il divieto assoluto dei veicoli pesanti superiori alle 3,5 tonnellate, tranne ovviamente gli autobus, e degli autoveicoli più vetusti con motore da Euro 3 a scendere, ad eccezione di quelli dei residenti”. Importante anche la pulizia delle strade con l’acqua, che eviterebbe la permanenza del particolato nell’aria.
Ma non tutti sono convinti della correttezza dei dati diffusi dall’Arpa. “Prendiamo atto – dice in una nota Marcello Robotti, presidente di Vivo Civile – che i dati sull’inquinamento non sono altro che quelli rilevati nel periodo 2012-14 tramite centraline che, a detta della stessa Arpa, sono obsolete e non a norma, tanto da costringere la stessa Agenzia Regionale a emanare un bando per sostituire le apparecchiature di rilevamento. Oltretutto il rapporto Arpa, oltre a confermare una enorme criticità nel monitoraggio, dimostra che l’inquinamento è fuori dall’ipotetica Ztl, che può contare su una sola centralina, e che zone più esposte come quella del porto non sono neanche monitorate. Sicuramente una Ztl peggiorerebbe la situazione all’esterno, ma questo aspetto non viene neanche preso in considerazione. Ci aspettavamo dati aggiornati ma non è così – conclude Robotti -, di contro ci sono quelli pubblicati quotidianamente da Rap Spa che danno un quadro differente e per il quale i contribuenti palermitani sborsano qualcosa come 700mila euro l’anno di corrispettivo”.

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