Forestali fuori dai Cc altra iattura siciliana - QdS

Forestali fuori dai Cc altra iattura siciliana

Carlo Alberto Tregua

Forestali fuori dai Cc altra iattura siciliana

martedì 17 Maggio 2016

Autonomia utilizzata per i privilegi

Un po’ meno di 5.000 km quadrati di boschi sono presidiati da ben 1.200 persone del Corpo forestale regionale, oltre che da circa 1.000 forestali fissi, più 22.000 operai forestali stagionali. In più vi sono quattro parchi, con centinaia di dipendenti. Una ricchezza enorme, che non viene utilizzata anche in funzione di prevenzione al dissesto idrogeologico e neppure come attrattiva turistica.
Le cause di questa abulìa risiedono nella incapacità dei dirigenti di fare promozione, oltre che tutela. Una promozione tendente a fare fruire le specificate ricchezze non solo a turisti nazionali e internazionali, ma anche agli stessi siciliani che, spesso, non le conoscono. Quindi, occorrerebbe mettere in funzione un’importante attività economica costituita dal turismo interno.
Non solo, ma anche le scuole dovrebbero essere coinvolte su tale iniziativa, perché è essenziale che i ragazzi conoscano i tesori della Sicilia, anche perché essi stessi potrebbero diventarne promotori nei confronti dei coetanei italiani.

La legge di Stabilità 2016 ha trasferito il Corpo forestale dello Stato all’Arma dei carabinieri, a partire dal prossimo anno. Cosicché le regole dell’Arma saranno adottate anche da quel Corpo, il quale acquisirà efficienza e funzionerà meglio.
È un peccato che tale norma non venga attuata nelle Regioni autonome e, quindi, neanche in Sicilia, in osservanza a un’autonomia che, anziché operare per migliorare il funzionamento dell’attività pubblica, si muove nella direzione opposta: disfunzione e incapacità di far funzionare la burocrazia secondo regole professionali ed efficaci.
Non è che nel Corpo forestale siciliano non vi siano dirigenti capaci, ma essi non lavorano secondo una missione che abbia obiettivi chiari, non solo per tutelare il nostro verde ma anche per renderlo appetibile e fruibile dai cittadini del mondo.
Vi è un’altra questione che vogliamo sottolineare: riguarda l’eccesso di personale fisso, nonché quella marea di inutili forestali giornalieri, unico caso in tutta Italia. Un vero scandalo. Ricordiamo che in Toscana, con una superficie minore a quella della Sicilia, ma con boschi di una dimensione circa quadrupla, il Corpo forestale che opera in quella regione, che ora sarà incorporato ai Carabinieri, è di seicento unità.
 

In questo quadro, nessuno sente parlare delle attività di promozione dei parchi siciliani e della loro fruizione. Inutili, vuote parole: la fruizione si misura con la presenza di cittadini nelle strutture ricettive, cioè con i pernottamenti, nonché con la contabilizzazione di tutti coloro che vi andrebbero se trovassero quei servizi che vi sono in tutti i parchi europei, svizzeri, del nord e centro Italia.
Ma negli assessorati regionali non esiste tale contabilizzazione, che servirebbe anche a valutare l’andamento, da un anno all’altro, dei pernottamenti, dei pasti consumati, del volume di affari di tutte le attività ricettive.
Non solo, ma tali assessorati non hanno alcun progetto per utilizzare le sinergie in un programma che dovrebbe essere pubblicizzato nel resto d’Italia e all’estero, sempre con l’intento di attrarre chiunque venisse a conoscenza dei tesori che la nostra Isola possiede.
Tutto è abbandonato al caso, anche se vi sono iniziative dei singoli imprenditori che, però, sono slegate, non messe in rete e, quindi, non sfruttate adeguatamente sotto il profilo economico.

La tutela della forestazione e dei parchi non dev’essere fine a se stessa. Per esempio, potrebbero nascere industrie della linea del legno, come avviene in Germania, Norvegia, Canada, Finlandia e Stati Uniti. La linea del legno consente di utilizzare il legname degli alberi abbattuti, prontamente sostituiti, e trasformare la materia prima in tavolame, cellulosa e altri prodotti appetiti dal mercato, locale, nazionale e internazionale.
Per promuovere le attività economiche del settore non servono grandi risorse, ma cervelli, competenze, know how, anche imitando modelli che esistono nel mondo e che funzionano molto bene.
Certo, occorrono anche risorse finanziarie, ma quelle ci sono, disponibili nei fondi europei, nei Fondi di sviluppo e coesione statali, ovviamente co-finanziati dai Fondi regionali. E qui casca l’asino! Fino a quando il bilancio della Regione è saturato dalle spese correnti, che nascondono privilegi e sprechi di ogni genere, non vi sarà alcuna possibiltà di fare ciò che fanno le economie avanzate.

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