Albo formazione professionale, alla fine tutti nel calderone - QdS

Albo formazione professionale, alla fine tutti nel calderone

Michele Giuliano

Albo formazione professionale, alla fine tutti nel calderone

sabato 28 Maggio 2016

Il Tar ha dato ragione agli esclusi: “L’iscrizione non può essere limitata a categorie di soggetti”. Inseriti anche coloro i quali non avevano un contratto a tempo indeterminato

PALERMO – Tutti dentro appassionatamente. L’albo della formazione professionale in Sicilia torna ad essere stracolmo di personale qualificato e abilitato per lavorare con gli enti . Ad entrare dentro persino quei lavoratori che alla data del 31 dicembre del 2008, quella del blocco delle assunzioni, non avevano un contratto a tempo indeterminato.
Alcuni degli esclusi dall’albo hanno presentato ricorso al Tar ed hanno incassato una sentenza favorevole. Il tribunale amministrativo regionale di Palermo in pratica ha sconfessato la linea della Regione che aveva “chiuso” l’albo. “L’iscrizione all’albo della formazione professionale – hanno detto i giudici – non può essere limitata a determinate categorie di soggetti, né subordinata a requisiti che nella legge non trovano riscontro. L’albo è stato istituito con una legge regionale, ed è la stessa che ne disciplina i presupposti per l’iscrizione”.
Il problema è proprio questo: nessuna legge disciplina la chiusura e i limiti imposti all’albo. E così la Regione ha fatto l’ennesimo pasticcio legato alla formazione. Non è la prima volta infatti che in questo argomento il governo siciliano scivola in un errore procedurale: basti pensare ai tanti ricorsi al Tar persi contro i vari enti che si sono opposti al definanziamento oppure su altre tematiche delicate legate sempre al settore. Il risultato comunque di quest’ultimo atto giudiziario è che all’interno dell’albo vanno a transitare altri 528 operatori.
In pratica quasi tutti avevano effettivamente diritto a lavorare, con buona pace per chi pensava che finalmente la formazione potesse avere un maggior controllo della spesa. Due anni fa, quando furono introdotti i controlli su ogni singolo lavoratore degli enti di formazione, ne vennero esclusi 875. Ci fu un primo ricorso e ne rientrarono poco più di 400, poi un secondo ricorso e ne sono rientrati altri 350. Insomma, alla fine tutto si è trasformato in una grossa bolla di sapone, dal retrogusto di ricerca spasmodica di visibilità mediatica. A questo punto a rimanere dentro sono più di 8 mila operatori. Un risultato deludente in quanto proprio dalla voce ‘Personale’, che assorbe più dell’80 per cento dell’intera spesa del settore, si pensava potessero venire i maggiori risparmi.
L’Albo unico degli operatori della formazione siciliana è una sorta di elenco in cui si “schedano” tutti i lavoratori degli enti accreditati con il relativo profilo professionale, mansioni e livello di inquadramento. Gli errori più frequenti, che portarono inizialmente alle centinaia di esclusioni, sarebbero stati legati a presunti contratti a tempo determinato che non avrebbero dato diritto al lavoratore al rinnovo automatico secondo le regole imposte dalla Regione che aveva stabilito il blocco delle assunzioni al 31 dicembre del 2008.
In realtà molti di quelli che vennero esclusi avrebbero invece un contratto a tempo indeterminato. Forse alla base sono stati commessi degli errori umani.
 
La mancata iscrizione all’albo comporta l’automatico decadimento delle assunzioni. I risultati in quest’ultimo decennio sono anche più disastrosi, in termini di efficienza dei corsi organizzati. Un risultato inaspettato e quasi ironicamente amaro, se si pensa che l’elenco originale degli operatori assunti al 31 dicembre 2008, presentato tre anni fa dal Dipartimento regionale della Formazione alla commissione parlamentare d’indagine, riportava un totale di 7.227 operatori, mentre l’Albo ne include mille in più. Un dato che, ipoteticamente, doveva essere definitivo perché riguardava il numero degli operatori effettivamente assunti entro il 31 dicembre del 2008.
Come è quindi possibile che oggi si ritrovino nell’Albo addirittura quasi mille persone in più essendo imposta dal governo regionale l’esclusione di coloro i quali sono stati assunti dopo il cosiddetto blocco?
È evidente che sin da subito qualcosa non quadrava.

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