Comuni, la buffonata dei bilanci preventivi - QdS

Comuni, la buffonata dei bilanci preventivi

Carlo Alberto Tregua

Comuni, la buffonata dei bilanci preventivi

sabato 28 Maggio 2016

Legge di Stabilità per Enti locali

I politici sanno fare tutto ma non sanno cosa fare: un aforisma di Roberto Gervaso adatto a questa classe di eletti poco preparati.
Una delle più grosse anomalie, piena responsabilità del Legislatore, è quella che riguarda i bilanci preventivi degli enti locali e delle Regioni.
È vero che le leggi a riguardo stabiliscono che essi debbano essere approvati l’anno precedente per quello successivo, ma è anche vero che consentono una serie di proroghe quasi all’infinito. Esempio è il cosiddetto bilancio preventivo 2015 del Comune di Messina. Esso è stato approvato mercoledì notte evitando lo scioglimento.
Chiediamo sia al Legislatore che al Consiglio comunale di quella Città metropolitana, nonché a Sindaco e Giunta, a cosa serva un bilancio “preventivo” ben 18 mesi dopo il momento in cui doveva essere approvato. Non parliamo del bilancio preventivo del 2016 che è ancora tutto nell’Iperuranio.
È così che si amministrano gli Enti locali siciliani? Si tratta di una vera e propria buffonata.

L’Assemblea regionale dovrebbe  approvare immediatamente una legge, figlia della legge di Stabilità nazionale, che obbligasse i Consigli comunali ad approvare i bilanci preventivi entro e non oltre il 15 dicembre di ogni anno, secondo la seguente filiera: la legge di Stabilità nazionale deve essere approvata entro il 15 ottobre; da essa discendono i trasferimenti alle Regioni. La legge di Stabilità regionale dovrebbe essere approvata entro il 15 novembre, e dalla stessa deriverebbero i trasferimenti agli enti locali; la legge di Stabilità degli enti locali entro il 15 dicembre, avendo avuto chiara la dimensione dei trasferimenti statali e regionali, in modo da poter redigere un bilancio certo dal punto di vista delle entrate.
Ma questo ordine normativo è lontano dall’essere attuato con la conseguenza di una disamministrazione di  Regioni e Comuni.
I politici hanno tante cose da dire, ma poi per fortuna se ne dimenticano, perché dicendo di volersi occupare di tutto, si occupano di altro. Questa è la iattura: un ceto politico ignorante, incompetente e spesso corrotto.
 

C’è chi dice fra i politici: Non ho parole; perciò farebbe bene a starsene zitto, anche perché fra di loro vi sono tanti geni incompresi per la semplice ragione che non sono geni.
I politici, poi, hanno l’orgoglio di difendere il proprio onore fino all’ultima goccia di sangue, ma quello degli altri.
Quanto precede non sembri facile ironia ma è la constatazione che chi ha responsabilità istituzionali non ha la consapevolezza del proprio dovere, che è quello di servire la Comunità dalla quale ha avuto il mandato per amministrare.
La Regione siciliana ha comunicato ai 390 Comuni che potrà trasferire solo 105 milioni rispetto ai 340 appostati in bilancio. Ovvia la reazione dell’Anci e del suo presidente, Leoluca Orlando, i quali hanno comunicato come un taglio del 70% dei trasferimenti previsti metterà tutti i Comuni in stato di dissesto.
Come è possibile che al quinto mese dell’anno un Ente si veda decurtare di sette decimi le entrate? Si tratta di un atto di criminalità istituzionale e di incoscienza politica. Ma Crocetta rassicura, e Crocetta è uomo d’onore.

Tutto ciò accade quando il Presidente della Regione continua a percepire 133.319 euro lordi l’anno, cifra superiore all’indennità del Presidente del Consiglio. I deputati continuano a costare 21.000 euro al mese (fra indennità, diaria, accantonamenti per vitalizio, per fine mandato ed altri ammennicoli), i dirigenti regionali continuano a percepire fra i cento e i duecentomila euro all’anno, il segretario dell’Ars viaggia sui duecentoquarantamila euro l’anno, un assistente parlamentare (usciere) con 25 anni di servizio percepisce 120.000 euro lordi l’anno. Attendiamo smentite, per la verità mai arrivate in passato.
Senza contare gli assegni pensionistici doppi rispetto ai contributi versati, il mantenimento di circa 500 uffici centrali e periferici e l’esercito di quasi diciottomila fra dirigenti e dipendenti pari a tutti quelli delle regioni del Nord.
La forbice fra chi sta bene e chi sta male si allarga continuamente perché chi sta bene non vuole cedere nulla a chi sta male.
Anche questa è un’autentica vergogna cui dare rimedio.

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