Spese pazze all'Ars, politica nella bufera - QdS

Spese pazze all’Ars, politica nella bufera

Raffaella Pessina

Spese pazze all’Ars, politica nella bufera

martedì 31 Maggio 2016

Chiesto il rinvio a giudizio per 13 ex capigruppo e l’archiviazione per altri 45. Fondi dei gruppi parlamentari, l’accusa è di peculato

PALERMO – Torna alla ribalta la vicenda delle “spese pazze” dei gruppi parlamentari all’Assemblea regionale siciliana. La Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto oggi il rinvio a giudizio per tredici ex capigruppo.  L’inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci, e dai pm Sergio Demontis, Maurizio Agnello e Luca Battinieri. La richiesta di rinvio a giudizio è stata fatta davanti al gup Riccardo Ricciardi.
“L’assenza di un obbligo di rendicontazione non esime dall’obbligo di giustificazione delle spese”, hanno detto i pm riferendosi in particolare a Marianna Caronia e a Francesco Musotto, per i quali vi sono contestazioni legate alla mancata giustificazione delle spese. Per gli altri imputati, i pm sostengono che le spese non avrebbero natura “istituzionale ma privatistica” e quindi tutte le condotte integrano il peculato. La richiesta di rinvio a giudizio è stata chiesta per gli ex capigruppo Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Francesco Musotto, Rudy Maira, Nicola D’Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco, Innocenzo Leontini, Cateno De Luca e Cataldo Fiorenza. Ma anche per Salvo Pogliese, ora europdeutato Ppe. De Luca e Leontini hanno chiesto il rito abbreviato. Per altri 45 tra ex deputati e attuali parlamentari è stata chiesta l’archiviazione, e tra questi figurano il sottosegretario Davide Faraone, il Presidente Ars Giovanni Ardizzone e l’ex deputato Bernardo Mattarella.
Per un’altra quarantina di politici l’inchiesta continua perché la Procura ha ritenuto che le spese dei partiti fossero finalizzate a spese personali. Il numero delle persone coinvolte complessivamente arriva al centinaio (circa).
L’inchiesta aveva creato grande scalpore, se si considera tra l’altro che è avvenuta in un momento di grande crisi socio economica della Sicilia. Secondo l’accusa, con i fondi destinati al funzionamento dei gruppi parlamentari, sarebbero stati fatti acquisti di varia natura, persino una borsa Louis Vuitton, ma anche cravatte, profumi e soggiorni in alberghi di lusso. Le spese pazze o meno relative alla politica siciliana sono state sempre più spesso al centro di polemiche. L’ultima delle quali ha riguardato il vice capogruppo di Forza Italia all’Ars Vincenzo Figuccia e il sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina. “Il sindaco di Cefalù farebbe bene a dimettersi dopo i flop su turismo e rifiuti – aveva dichiarato il deputato regionale – L’amministrazione di Cefalù è l’emblema di come i tanti problemi di una municipalità non vengono risolti”. Immediata la risposta di Lapunzina: “Figuccia è uno di quei “fighetti” da 11 mila euro al mese che si sollazzano nei saloni di Palazzo dei Normanni e ai quali la riforma costituzionale, che verrà confermata dal referendum di ottobre, taglia drasticamente lo stipendio. Evidente che, ogni tanto, debba dare prova della sua esistenza politica. Con Cefalù casca male. Qui lavoriamo ancora – accusa Lapunzina – per riparare i danni generati dai suoi supporter politici. Se abbiamo un problema con i precari lo dobbiamo ai 12 milioni di debiti creati sotto la gestione di Forza Italia e che hanno determinato il dissesto finanziario. Piuttosto che occuparsi delle amministrazioni comunali, nel vano tentativo di spianare la strada al ritorno di qualche impresentabile, pensi a fare il suo lavoro di parlamentare, che, insieme ai suoi colleghi, fa davvero male. A giudicare il nostro lavoro penseranno, a tempo debito i cittadini di Cefalù”.
E a proposito del referendum costituzionale Sicilia Futura è particolarmente attiva con i propri comitati per il si. Michele Cimino, portavoce di Sicilia Futura e deputato all’Assemblea regionale siciliana ribadisce la volontà di raccogliere 50 mila firme. “Il referendum di ottobre  – ha detto Cimino – rappresenta un momento importante per la riforma delle Istituzioni repubblicane e per l’abbattimento dei costi della politica. In questa sfida referendaria siamo accanto al premier Matteo Renzi a sostegno delle riforme che il suo governo ha volute fortemente. Non possiamo mancare ad un appuntamento così importante che consegnerà al popolo un’Italia più moderna ed un sistema legislativo e politico più efficace ed utile alla crescita economica e sociale”.

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