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Messina – Valle del Mela: un futuro incerto tra inquinamento e investimenti

Lina Bruno

Messina – Valle del Mela: un futuro incerto tra inquinamento e investimenti

sabato 04 Giugno 2016

Restano le preoccupazioni dal punto di vista ambientale, nel solito scontro tra occupazione e salute. I vertici di Edipower hanno assicurato per la zona un esborso pari a 120 mln di euro

MESSINA – Per qualcuno è una battaglia persa perché il Termovalorizzatore nella Valle del Mela sarebbe stato già deciso malgrado ci sia un fronte sempre più ampio che contesta il progetto.
Altra idea che prende corpo è quella che la proposta di riconversione della centrale di San Filippo del Mela sarebbe più un modo per ovviare agli ingentissimi costi di bonifica che  Edipower/A2A dovrebbe affrontare se smantellasse l’impianto, che l’input per uno sviluppo alternativo in un area così penalizzata dal punto di vista ambientale. In ogni caso si è in attesa che il Ministero competente completi i procedimenti avviati. Da una parte c’è l’investimento di 120 milioni di euro assicurato dai vertici aziendali per la trasformazione dell’impianto di San Filippo del Mela, dall’altra i problemi irrisolti dell’inquinamento del territorio in un dualismo incessante tra occupazione e tutela della salute.
Ci sarebbero poi ulteriori 250 mln di euro che Edipower investirebbe nei prossimi quattro anni, cifre che la provincia di Messina non vede da lungo tempo specie se si aggiungono i 500 mln di euro programmati dalla Raffineria di Milazzo. A fronte di questi numeri però non si intravedono percorsi lineari e rassicuranti e sulla Ram ad esempio ha fatto discutere la dichiarazione del ministro Gian Luca Galletti di qualche settimana fa. “Nell’ambito del procedimento di riesame per l’Autorizzazione ambientale integrata della Ram (avviato lo scorso 15 aprile) – si legge nella risposta del ministro dell’Ambiente all’interrogazione del deputato Oreste Pastorelli sulla sicurezza della Raffineria – potranno essere utilmente prese in considerazione le problematiche inerenti la sicurezza dell’esercizio dell’impianto e potrà essere condotto un riscontro, da parte degli Enti territoriali sulla compatibilità di tale esercizio con la garanzia di adeguati livelli di qualità dell’ambiente e sanitari, anche in un’ottica di possibile delocalizzazione di impianti di tal genere in aree lontane dai centri abitati”.
Era solo una forma di attenzione forse verso certi temi che il territorio sente adesso in modo particolare non certo l’annuncio di uno smantellamento che magari qualcuno auspica ma che altri vedono come una catastrofe per l’occupazione. Lo scorso settembre l’Edipower ha presentato al Ministero dell’Ambiente il progetto per l’Impianto di valorizzazione energetica di Css all’interno della centrale di San Filippo per la valutazione di impatto ambientale. Gli uffici ministeriali non si sono ancora espressi ma nell’esame dell’istanza dovranno tenere conto di tutte le osservazioni al progetto che sono arrivate a Roma entro lo scorso novembre. Associazioni di medici, ambientalisti e gruppi consiliari hanno mostrato la loro contrarietà insieme al Comitato dei Cittadini contro l’inceneritore, che si è costituito nei mesi scorsi, e che ha prodotto un dossier di 40 pagine dove si evidenziano una serie di incompatibilità con il rilascio della Via.
Il progetto presentato è stato sempre detto dai vertici del’Azienda che non prevede solo la riconversione del gruppo SF2 per l’uso di combustibile prodotto dalla differenziata ma un polo di energie rinnovabili basato sul fotovoltaico a concentrazione, il solare termodinamico e un impianto biomasse. Nell’elaborato presentato dicono però  gli oppositori “l’unico proposta è quella dell’impianto a CSS che altro non è se non un mega-inceneritore di rifiuti, che utilizzerà le stesse tecnologie. In un anno l’impianto – dicono – emetterà un quantitativo di diossina pari alle emissioni annuali di milioni di auto”. I rappresentanti del Comitato parlano poi di emissioni di altre tipologia di inquinanti, di incompatibilità con il piano paesaggistico e della prevalente motivazione di questa riconversione nello smaltimento dei rifiuti (in contrasto con il Piano Regionale) e non nella produzione di energia elettrica visto che la potenza energetica del nuovo impianto  rappresenterebbe appena il 6% di quella dell’attuale Centrale.

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