Tagliare le spese per tagliare le tasse - QdS

Tagliare le spese per tagliare le tasse

Carlo Alberto Tregua

Tagliare le spese per tagliare le tasse

mercoledì 15 Giugno 2016

Agevolazioni con credito d’imposta

è inutile girare attorno alla questione dell’inesistente crescita e dell’insoddisfacente aumento complessivo degli occupati. Si tratta di mancanza d’investimenti in opere pubbliche e in iniziative industriali che derivano principalmente da tre fattori: l’enorme lentezza della Giustizia; la totale incapacità delle burocrazie a rilasciare concessioni e autorizzazioni in tempi europei; la sfiducia dei cittadini in una classe politica debole, incapace ed in parte corrotta.
Non è la singola iniziativa che possa fare accelerare la velocità della ruota della crescita, ma un insieme di atti e azioni, con carattere sinergico, che accorpi tutte le potenzialità del nostro Paese, soprattutto quelle del Sud, che ha più alti margini di crescita proprio perché arretrato.
L’atto principale che il Governo dovrebbe fare è quello di tagliare la spesa pubblica, inefficiente e clientelare, in modo da recuperare risorse necessarie, appunto, ad investimenti e alla costruzione di infrastrutture di cui il Paese ha estremo bisogno.  

Tagliare le tasse significa lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini che così potrebbero aumentare i consumi; e più risorse nelle casse delle imprese che così potrebbero aumentare gli investimenti.
Ma tagliare le tasse non è sufficiente. Occorre che la Giustizia operi in tempi europei, cioè nella ragionevole durata dei processi (in tre anni), altro che aumentare le prescrizioni a tempo indeterminato. Una Giustizia così lenta non è giustizia. Questa è una prima causa di allontanamento degli investitori.
Una seconda riguarda quella cancrena che è la burocrazia, ove non esiste il valore del merito, secondo il quale chi opera bene deve essere premiato e chi opera male deve essere sanzionato. Con la conseguenza deleteria che imprese e cittadini non sono serviti, ma anzi sono vessati.
La terza causa è la sfiducia generalizzata dei cittadini i quali, non solo non acquistano beni di consumo e durevoli, ma tendono addirittura a tesaurizzare eventuali maggiori introiti, anche fiscali, come è stato il caso degli 80 euro.
Nonostante ciò, vi sono due elementi di crescita importanti, già segnalati: l’acquisto di auto di oltre il 25% in più e l’acquisto di immobili  oltre il 20% in più, di maggio 2016 rispetto a maggio 2015.
 

Da anni i Governi Monti, Letta e Renzi nominano i tagliatori della spesa pubblica: da Bondi a Canzio a Cottarelli e Gutgeld. Ma sistematicamente, dopo un certo periodo, da quando hanno visto bocciate le loro proposte di revisione della spesa, i nominati si sono dimessi e sono ritornati ai loro precedenti incarichi.
Si capisce facilmente la ragione della resistenza del ceto politico a tagliare la spesa corrente: dovrebbe scontentare lobby e clienti, privilegiati ed altre corporazioni portatrici di voti.
Siccome la classe politica è debole, fragile, incompetente e in parte corrotta, non ha la forza morale per progettare ed attuare programmi di medio periodo, i quali creerebbero lagnanze immediate ma darebbero frutti positivi a tre, cinque o sette anni.
Il balletto politico è obbrobrioso, ora più che mai, quando le parole destra/centro/sinistra non hanno più alcun significato. I cittadini vogliono persone che sappiano amministrare con la diligenza del pater familias, non inutili ideologi che fanno populismo di bassa lega, promesse che non manterranno mai.  

Ecco perché il partito degli astensionisti è diventato il più numeroso tra gli elettori, i quali, per protesta o per disgusto, non vanno a votare. Oppure votano per il Movimento 5 Stelle, un movimento anti-sistema e anti-partitocratico, perlomeno formato da volti giovani che esprimono entusiasmo, anche se la loro capacità di bene amministrare deve essere ancora dimostrata.
Tra i privilegiati vi sono categorie di imprese che ricevono contributi di varia natura. Anche qui occorre una svolta: trasformare i contributi in credito d’imposta, in modo da evitare movimento di denaro numerario e consentire alle imprese di usare tale credito d’imposta ogni mese.
Dunque, occorre tagliare le spese per tagliare le tasse, in modo da recuperare risorse, diminuire il costo del lavoro e incrementare investimenti di ogni tipo.
La soluzione è chiara, gli imbrogli della politica la contrastano. Ma è ora di finirla con gli imbrogli e andare sulla retta via!

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