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Parchi a tema e beni in rete

Carlo Alberto Tregua

Parchi a tema e beni in rete

giovedì 16 Giugno 2016

Sfruttare nel mondo il brand Sicilia

Oggi a Shanghai viene inaugurato il Disneyland Resort, il primo parco Disney della Cina, che occupa 400 ettari, è costato 5,5 miliardi di dollari e darà lavoro a 10 mila persone, attirando 30 milioni di visitatori l’anno, con un giro d’affari da 4,4 milioni di dollari l’anno.
Ma vi è di più: non solo darà lavoro agli addetti interni, ma a tremila aziende cinesi del cosiddetto indotto. Si tratta di un investimento ben superiore ai già grandi e conosciuti parchi di Tokyo e di Hong Kong.
In Europa, la top 20 dei parchi vede al primo posto Disneyland Paris con 14,8 milioni di visitatori (sommando i due parchi che compongono il Resort parigino) e all’ultimo il Gröna Lund di Stoccolma, con 1,5 milioni di visitatori.
All’ottavo posto, vi è Gardaland con 2,9 milioni di visitatori. Non compare il parco di Valmontone, che si attesta intorno al milione di visitatori, né altre piccole realtà fra cui una in provincia di Catania.
Qualche tempo fa, era venuta l’idea di creare un parco divertimenti in Val Dittaino, per il quale l’investitore aveva una disponibilità di circa un miliardo, ma la burocrazia regionale l’ha fatto scappare.

La Val Dittaino sarebbe uno dei luoghi ideali per attirare un investimento di qualche miliardo di euro per la costruzione, appunto, di un parco tematico. Ma gli investitori vengono solo se sono serviti con tempestività e professionalità dalla burocrazia regionale e locale, la quale dovrebbe capire come sia necessario rilasciare autorizzazioni e concessioni in tempi brevissimi, diciamo 30 giorni, anche adoperando quello strumento collettivo che è la Conferenza dei servizi, la quale potrebbe decidere in poche riunioni tutti gli aspetti del rilascio di concessioni e autorizzazioni.
Abbiamo suggerito all’attuale assessore al Turismo di predisporre un bando internazionale per accertare la disponibilità di investitori alla costruzione di un grande parco divertimenti di tal genere. Ci ha risposto che c’è la disponibilità e attendiamo, nel corrente mese o in quello prossimo, la pubblicazione del documento menzionato. Diversamente, si continuerà a restare nel mondo delle vuote chiacchiere.
 

La questione di fondo è se vi sia la capacità di attrarre investimenti nel turismo e nella cultura. Com’è noto, la Sicilia è ricchissima di beni culturali di ogni genere, che evitiamo di elencare perché sono conosciuti da tutti. Essi debbono essere messi in rete, mediante percorsi cui far confluire i visitatori.
Tali percorsi vanno pubblicizzati a livello mondiale, non soltanto mettendoli sui siti digitali, ma inviando in tutti i continenti una delegazione ristretta di professionisti che spieghi le convenienze di venire da noi, ove oltre al godimento per l’ammirazione di tali beni culturali, si dovrebbero trovare servizi di ricezione e accoglienza inappuntabili e ineccepibili.
Ecco perché l’assessore al Turismo dovrebbe riunire tutti i professionisti del settore (agenti di viaggio, albergatori, ristoratori, guide, responsabili dei trasporti) e formare una delegazione per iniziare questa sorta di road map, con visite mirate nei Paesi ove si sono formati i nuovi ricchi (Cina, Russia e India), desiderosi di conoscere il mondo e di spendere i loro quattrini, anche per poter raccontare ad amici e parenti le meraviglie che ci sono in Sicilia.

La nostra Isola è un brand mondiale. Noi stessi non abbiamo la consapevolezza della potenzialità economica di questo brand. Però, non c’è competenza e professionalità in chi si dovrebbe occupare di questa promozione: i dati lo certificano senza ombra di dubbio. Solo 15 milioni di pernottamenti sono una cifra ridicola rispetto ai 13,5 della piccola Malta.
Qualcuno dovrebbe rispondere di questa incapacità. Ma così non è, perché chi occupa i vertici istituzionali è considerato irresponsabile e perciò che operi bene o male risulta del tutto indifferente.
Ma intanto, continuano a percepire ricchi stipendi e indennità, rubandoli al milione e mezzo di poveri siciliani, che restano tali perché non si crea lavoro, a sua volta subordinato a investimenti e alla costruzione di opere pubbliche e infrastrutture. Nel frattempo, la spesa corrente, cattiva e inefficiente, continua a divorare le entrate senza produrre crescita.
Quanto descriviamo sembra incredibile, ma è la cruda realtà cui bisogna, però, trovare rapide soluzioni, che ci sono!.

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