Fincantieri Palermo, crisi a senso unico - QdS

Fincantieri Palermo, crisi a senso unico

Rosario Battiato

Fincantieri Palermo, crisi a senso unico

martedì 21 Giugno 2016

Previsto per il prossimo 11 luglio l’incontro tra il sindaco Leoluca Orlando e l’amministratore delegato Giuseppe Bono. Il report dei sindacati certifica il crollo delle commesse e la contrazione degli operai dal 2010

PALERMO – Non si placa la vertenza Fincantieri Palermo. La scorsa settimana i sindacati hanno presentato un report sulla situazione del polo cantieristico isolano, mettendone in evidenza, a loro avviso, il tentativo di “estromissione” dal circuito produttivo nazionale dai vertici dell’azienda. Un’operazione che pare andare in direzione contraria rispetto ai promessi investimenti nel bacino di carenaggio del capoluogo per rendere il cantiere all’avanguardia e attirare nuove e poderose commesse. Rassicurazioni arrivano dall’incontro col sindaco del capoluogo, il prossimo luglio riunione tra Orlando e l’ad di Fincantieri.
I numeri esposti dai sindaci sembrano ben chiari: il dato generale è che nei cantieri italiani sono state assegnate commesse fino al 2024 mentre soltanto a Palermo e a Castellammare di Stabia si registra una contrazione del numero degli operai. “Proprio ieri (16 giugno, ndr) è stato firmato a Roma il contratto tra Fincantieri e la Marina del Qatar per la realizzazione di sette navi entro il 2014 – ha dichiarato Francesco Foti, Rsu Fiom Cgil, all’Agi –, per un valore di 3,8 miliardi di euro. Le navi saranno realizzate in Italia nei cantieri liguri del Muggiano e di Riva Trigoso. Questa notizia non fa che confermare quello che diciamo da sempre”.
La storia è ben nota. Per i sindacati dal 2010 in poi il capoluogo isolano ha dovuto subire una crisi a senso unico. L’unica eccezione ha riguardato le commesse relative alle quattro navi della compagnia Msc, per il resto soltanto lavori più piccoli relativi a interventi più importanti destinati ai cantieri del Nord. Intanto restano congelati il bacino da 400 mila tonnellate, fermo da tre mesi, il bacino costruzioni e il bacino borbonico in muratura da 20mila tonnellate.
La crisi comincia nel 2010, visto che fino a quella data, si legge nel report, si impegnavano fino a 700/800 lavoratori tra diretto e indotto. Proprio quell’anno determina l’inizio della cassa integrazione che avrebbe in seguito complessivamente coinvolto 180 lavoratori a rotazione. Oggi a Palermo gli occupati nel settore sono 456 (330 operai e 100 impiegati) con un’età media compresa tra 35 e 40 anni. Si tratta del numero più basso del gruppo nazionale che vanta complessivamente 7mila dipendenti in Italia e 21mila in tutto il mondo. Eppure per Foti “il cantiere navale di Palermo potrebbe essere strategico sia per la posizione geografica al centro del Mediterraneo, sia per la qualità dei fondali di 20 metri, sia per le banchine e pontili in grado di ospitare fino a 4 navi per le lavorazioni, che per la presenza del più grande bacino galleggiante d’Europa da 400 mila tonnellate”.
All’inizio del mese la Regione aveva illustrato ai sindacati il nuovo progetto per il bacino galleggiante da 80 mila tonnellate come riadattamento del vecchio da 52 mila. In campo ci sarebbero i 60 milioni di euro previsti con i fondi Por 2006/2010 ed ex Espi, ma per i lavoratori del polo la Regione, tramite l’assessore al ramo Mariella Lo Bello, dovrebbe farsi portavoce delle esigenze del polo isolano, chiedendo a Fincantieri una più equa distribuzione dei carichi di lavoro in tutta Italia.
La prossima tappa è già segnata in agenda. Lo ha comunicato il sindaco palermitano Leoluca Orlando in vista dell’incontro che avrà l’11 luglio con l’amministratore delegato di Fincantieri Bono.

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