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Roma e Torino a M5S, ora tocca alla Regione siciliana

Carlo Alberto Tregua

Roma e Torino a M5S, ora tocca alla Regione siciliana

martedì 21 Giugno 2016

Marino e Crocetta distruggono il Pd

Nessuna sorpresa per la vittoria di Virgina Raggi a Roma, anche se il suo successo con il 65% dei voti validi è andato al di là delle previsioni. Sorpresa, invece, per l’elezione di Chiara Appendino a Torino, che ha distanziato l’uscente Fassino di circa nove punti. Questi due episodi in grandi città indicano che i cittadini non ne possono più dei partiti, della partitocrazia e delle vecchie facce di cariatidi, continuamente riciclati, che si spostano dalle diverse caselle, anche se non sempre in prima fila.
Questo sentimento popolare prescinde dal giudizio che i cittadini vorrebbero dare alla fine di ogni consiliatura. Infatti, Fassino ha bene amministrato Torino e, tuttavia, l’ondata contro i partiti lo ha travolto.
A Roma, invece, le colpe del Partito democratico sono evidenti. In primo luogo perché ha consentito a un tizio di nome Marino di indicarlo come candidato sindaco, con tutte le conseguenze evidenti. Responsabilità maggiore del Pd, nell’averlo sostenuto per oltre due anni, nonostante le scempiaggini da lui compiute, che hanno contribuito a condurre la più importante città d’Italia in una condizione da terzo mondo, dopo la sindacatura snaturata di Alemanno.

Mafia Capitale è stata la miccia che ha fatto esplodere la situazione, ma l’iceberg del malaffare è molto grande e profondo e si può riassumere in una sola parola: mala burocrazia.
Quando una macchina amministrativa di una grande città non funziona, quando le partecipate sono preda di affaristi, quando i sindacati difendono gli indifendibili e i fannulloni, quando centinaia di dipendenti pubblici e parapubblici si assentano se c’è la partita della Nazionale italiana, risulta chiarissimo che non sia possibile amministrare una grande città metropolitana. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti i romani.
Ma il vento politico cambia verso, come accadde nel 1994 con l’avvento di Berlusconi. In questo caso non c’è nulla che possa frenarlo, anche perché il cosiddetto sentimento popolare non è razionale, ma è come una serie di onde multiple che si generano e si abbattono sia sui colpevoli che sugli innocenti.
Occorre pensarci prima: avere demonizzato il Movimento Cinque Stelle è stato un errore perché esso è stato quel vento che la gente ha soffiato, esasperata dalla partitocrazia.
 

Ci sembra inutile analizzare i risultati delle varie città, anche importanti, cui ciascuno dà un’interpretazione diversa. Ci sembra più opportuno, invece, pensare di prevedere che cosa accadrà in Sicilia nell’ottobre dell’anno prossimo, in occasione delle elezioni regionali.
Dai risultati elettorali di alcune città siciliane si capisce che il vento contro la partitocrazia è questa classe politica che ha distrutto la Sicilia;  cosicché il nuovo vento ha cominciato a soffiare, per cui si può prevedere che la sua intensità aumenti fino a raggiungere il culmine, proprio in occasione delle citate elezioni regionali.
Peraltro, il Partito democratico,  anche nella nostra Isola, ha commesso l’errore di candidare alla presidenza una brava persona, ma del tutto inadatta a ricoprire il ruolo e, purtroppo, i fatti accaduti in questi quasi quattro anni dimostrano lo stato di fatto.
Se non fosse venuto il bravo assessore all’Economia, Alessandro Baccei, professionista di prim’ordine e con pieni poteri, la Regione sarebbe crollata in default già da tempo.

Ma Baccei può sistemare i conti regionali – opera già meritevole – ma può far poco sul piano del rilancio dell’economia e della creazione di nuova occupazione. A questo servirebbe un presidente della Regione capace. Ma non è il caso di Crocetta, a giudicare da quello che lui ha fatto male o non ha fatto per nulla.
Si apre così lo scenario di un prossimo presidente della Regione pentastellato, perché il Pd pervicacemente continua a mantenere in sella Crocetta, il quale completerà l’opera distruttiva nei prossimi sedici mesi.
Noi, che ci battiamo per la Sicilia e per i Siciliani da oltre cinquant’anni, siamo addolorati nel certificare questi incontrovertibili fatti e lavoriamo, insieme a tantissimi pezzi della società, per ribaltare una situazione disastrosa.
La campagna etica Risorgimento Sicilia, lanciata a Enna nel 2013, raccoglie sempre più consensi e servirà per l’auspicata svolta. Nell’attesa, chiediamo ancora la riforma della legge elettorale del presidente della Regione, denominata Sicilianum.

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