La Sicilia che brucia con 23mila forestali - QdS

La Sicilia che brucia con 23mila forestali

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia che brucia con 23mila forestali

venerdì 24 Giugno 2016

700 incendi nel giovedì di fuoco

Lo scorso giovedì 16 giugno erano vivi ben 700 incendi in Sicilia. Sembra impossibile come si siano potuti accendere 700 focolai quasi simulataneamente, se non effetto criminoso a vasto raggio, eseguito da deliquenti organizzati, delinquenti comuni e persone che non risultano essere delinquenti, ma che di fatto lo sono.
La sorpresa nazionale, riportata da tutti i telegiornali relativa ai 700 incendi contemporanei, ha fatto sussultare l’intera opinione pubblica e coperto di vergogna la Sicilia e i Siciliani.
La Sicilia perché amministrata da gente incapace e irresponsabile, che non ha messo in atto tutti i piani di prevenzione, per scongiurare gli incendi; i Siciliani, perché non sono stati capaci di prendere a calci nel sedere la Classe politica che ha rovinato l’Isola in questi ultimi venti anni.
La sorpresa più grande dell’opinione pubblica nazionale è sapere che in teoria i boschi siciliani sono i più controllati del mondo. Vi è infatti un Corpo forestale formato da circa 1.800 unità, con decine di dirigenti, che è il triplo di quello della Lombardia ove la superficie boschiva è superiore a quella siciliana.

Lo scandalo maggiore riguarda i 23mila forestali che dovrebbero essere i tutori di ogni metro quadrato boschivo. Se tutti fossero rimasti in allerta, avrebbero dovuto controllare appena un chilometro quadrato pro-capite; cosicché avrebbero avvistato immediatamente qualunque fumo portato da inizio di incendio.
Sostenere che fra essi vi siano gli incendiari non è provato. Resta, tuttavia, la loro responsabilità oggettiva, unitamente a quella del Corpo forestale, nel non avere impedito nessuno dei 700 incendi.
I Vigili del Fuoco e la Protezione civile hanno fatto l’impossibile per fronteggiare gli incendi, ma i danni sono enormi perché sui terreni bruciati non crescerà vegetazione per almeno i prossimi dieci anni.
La questione non è finita, perché ogni anno si ripete e i Siciliani, che abitano nelle zone boschive, tremano al pensiero che arrivi una nuova estate e con essa, quasi puntualmente, i relativi incendi, ormai riconosciuti dolosi dalle Procure.
La situazione è divenuta insostenibile ed insopportabile, ma disperiamo che Presidente e assessori regionali sappiano fronteggiarla.
 

Crocetta continua ad emettere fiato dalla bocca: minacce, proteste, denunce, annunci e quant’altro del suo ormai noto repertorio, privo di fatti concreti e totalmente assente di risultati.
è il terzo anno della sua Legislatira in cui gli incendi si verificano puntualmente: non può dire che si tratti di casualità, anzi conferma che si tratti di criminalità. Ma nulla dice  sulle azioni preventive che avrebbe dovuto mettere in atto, e che non ha programmato, per cui sulle sue spalle vi è l’intera responsabilità istituzionale di quanto accaduto senza alcuna attenuante.
Pari responsabilità è degli assessori ai rami, i quali dovevano prevedere, come era loro dovere, l’eventualità di questi incendi dolosi e mettere in atto protocolli per impedirli, anticipando le azioni dei malfattori e facendo vigilare adeguatamente tutti i territori a rischio.
Anche nel versante della tutela del territorio  si è manifestata una carenza istituzionale evidente, ma per essa nessuno paga. Mentre Presidente, assessori e dirigenti continuano a percepire regolarmente le loro ricche indennità.

Come mai in Lombardia, Valle d’Aosta, Alto Adige, Piemonte, Toscana, non si sono verificati incendi? Anche in quelle regioni si sono radicate le mafie che sono più ricche e più potenti di quella siciliana, perché là c’è ricchezza ed esse sono attratte dai luoghi di opulenza e non da quelli poveri.
Dunque, non si può dare la responsabilità di quanto accaduto alla Mafia (anche), ma a quella criminalità spicciola, diffusa in chi ha speculato per decenni in questo versante.
C’è un modo per monitorare i boschi anche senza bisogno della presenza umana? Sicuramente. Basta impiantare una centralina di ultima generazione con una scheda gps che la colleghi alla Centrale operativa della Protezione civile. Ne basta una ogni chilometro quadrato, quindi diecimila.
La Centrale operativa avrebbe così sotto controllo in tempo reale tutto il territorio boschivo e la segnalazione mediante il fumo indicato dalla centralina di inizio incendio.
Si fa così nelle parti del mondo civile. Ma, evidentemente, la Sicilia non ne fa parte.

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