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Catania – Inquinamento e scarichi in mare, si va avanti tra accuse e repliche

Melania Tanteri

Catania – Inquinamento e scarichi in mare, si va avanti tra accuse e repliche

martedì 28 Giugno 2016

Marcello Failla (Si): “Gravi le colpe dell’amministrazione comunale etnea la cui fognatura sversa sul litorale”. Assessore Lavori pubblici: “Catania unico Comune siciliano non commissariato”

CATANIA – Scarichi a mare e inquinamento a causa del mancato funzionamento del depuratore. È la dura accusa lanciata all’amministrazione comunale da Sinistra italiana (Si) che sabato ha organizzato una conferenza per illustrare l’esposto alla procura della Repubblica presentato contro il Comune di Catania per denunciare il degrado del mare.
“Alcune settimane fa avevamo risollevato il grave stato di inquinamento delle acque del golfo di Catania – afferma Marcello Failla di Sinistra italiana. In quella sede avevamo denunciato le grandi responsabilità del Comune, la cui fognatura da anni sversa sul litorale e sui torrenti della città, buona parte dei reflui urbani di Catania. L’amministrazione comunale finora tace”.
Secondo SI, negli anni della sindacatura Bianco nulla è stato fatto in tema di depurazione né in tema di scarichi a mare da parte dei torrenti cittadini che vengono sì chiusi durante la stagione estiva, ma non sono inseriti nel sistema della depurazione dell’acqua.
“Con l’esposto depositato oggi, chiediamo alla procura della Repubblica di indagare per i reati di omissione di atti di ufficio, perché il sindaco ha omesso di svolgere il compito assegnatogli di tutelare la pubblica salute dei cittadini ed in particolar modo dei bagnanti della città di Catania – prosegue Failla. Inoltre, abbiamo chiesto che si indaghi per il reato di inquinamento ambientale e di danneggiamento di acque pubbliche con rilevante danno ambientale alla luce della legge 152 del 2006 che fa obbligo a chiunque di sottoporre le acque reflue urbane a trattamento prima dello sbocco a mare o in sito fluviale”.
Insomma, a Catania il mare sarebbe inquinato anche per l’assenza delle azioni da parte dell’amministrazione per evitare che in acqua siano sversati i liquami provenienti dalla città. Ma è l’assessore ai Lavori pubblici, Luigi Bosco, a respingere al mittente le accuse evidenziando, in un comunicato, come quello etneo sia “l’unico comune siciliano a non essere stato commissariato poiché ha adempiuto a tutte le procedure dovute entro in termini stabiliti dalle norme in modo pienamente condiviso con tutti gli altri enti in primis con il ministero dell’Ambiente”.
Bosco evidenzia come sin dall’insediamento, l’amministrazione Bianco si sia mossa per la questione depuratore, e come abbia tempestivamente segnalato che le risorse assegnate non fossero sufficienti, proponendo soluzioni e predisponendo progetti. “Per quel che riguarda le questioni tecniche, l’impianto di depurazione di Pantano d’Arci funziona regolarmente – assicura l’assessore – e continuativamente ed è in grado di assicurare, in normali condizioni di esercizio, il rispetto dei limiti di legge. Tale aspetto è emerso anche dalla campagna straordinaria di monitoraggio dell’impianto di depurazione, protrattasi per oltre due mesi, che è stata commissionata nel 2014 al dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona – ricorda Bosco – dal quale è emerso che la grande quantità di fanghi prodotti come risultante del processo depurativo, nonché gli elevati consumi di energia elettrica testimoniano che sia in passato che allo stato attuale, il depuratore ha assicurato e continua ad assicurare un funzionamento costante ed efficace. Si tratta, però, di un depuratore realizzato 30 anni fa che non può fare fronte alle future esigenze del territorio – conclude – a causa della vetustà e dall’incompletezza dell’impianto e della rete di raccolta dei reflui”.

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