Rifiuti: la materia sprecata in Europa vale il 7% del Pil - QdS

Rifiuti: la materia sprecata in Europa vale il 7% del Pil

redazione

Rifiuti: la materia sprecata in Europa vale il 7% del Pil

giovedì 30 Giugno 2016

I dati emergono dallo Short report presentato al forum rifiuti di Legambiente. Su circa il 90% degli scarti non si hanno notizie

ROMA – Su nove decimi circa dei rifiuti che complessivamente si producono in Italia si hanno informazioni poco chiare o contrastanti. In alcuni settori produttivi non ci sono dati sulla destinazione degli scarti, in molti altri i conti non tornano. L’attendibilità delle cifre diventa sfuggente a causa di autocertificazioni, deroghe, rischi di doppio conteggio. Poco sappiamo soprattutto del destino dei circa 130 milioni di tonnellate di materiali che fuoriescono da aziende e altri settori produttivi: l’attenzione è concentrata solo su una parte dei 30 milioni di tonnellate di scarti che vengono dalle città su un totale complessivo di 161 milioni di tonnellate di rifiuti.
 
Ma in quel quasi 90% dei rifiuti che rimane nel cono d’ombra è contenuta non solo una potenziale bomba ambientale ma anche una vera e propria miniera di materie riutilizzabili per cui si rende invece difficile una ‘second life’. Un consistente handicap di partenza per l’economia circolare – oggetto di un indirizzo politico della Ue che deve essere trasformata in azioni da tutti i paesi membri – che vale una crescita del 7% del Pil europeo, secondo le stime di Ellen MacArthur Foundation e McKinsey Center for Business and Environment.
 
A lanciare l’allarme per un vuoto di informazione e quindi di azione che rischia di mettere il nostro Paese in seconda fila nella partenza di nuove forme di economia, lo Short Report "Materia rinnovata. Quanto è circolare l’economia: l’Italia alla sfida dei dati", elaborato dalla rivista Materia Rinnovabile e presentato al Forum rifiuti di Legambiente. Dei 30 milioni di tonnellate dei rifiuti urbani, come è noto, la raccolta differenziata si attesta a una percentuale appena superiore al 40%, contro un obiettivo di legge del 65%.
 
A fare la parte del leone in questa operazione di riciclo sono quelli che si chiamano consorzi e i ‘sistemi collettivi’, sostenuti dai produttori delle materie che poi vengono raccolte. Ma stiamo parlando solo di alcune tipologie di rifiuti: imballaggi, pneumatici, RAEE, olii minerali e vegetali, batterie, frazione organica dei rifiuti urbani. A essere mancanti o di difficile accesso sono in particolare i dati di alcune famiglie di rifiuti.

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