Mafia, Addiopizzo presenta portale che raccoglie 10 anni di sentenze - QdS

Mafia, Addiopizzo presenta portale che raccoglie 10 anni di sentenze

redazione

Mafia, Addiopizzo presenta portale che raccoglie 10 anni di sentenze

giovedì 30 Giugno 2016

Raccolta interattiva degli atti che dal 2006 hanno riguardato Palermo e provincia. Addiopizzo presenta cosalibera.it: censite 154 decisioni dei giudici

PALERMO – Ci sono 154 sentenze (di primo e secondo grado emesse dai tribunali e dalle corti d’appello di Palermo) con 802 imputati, 430 estorsioni censite e 62 operazioni antimafia da “Gotha” in poi nel nuovo portale cosalibera.it, presentato nel giorno del dodicesimo anniversario del primo attacchinaggio degli adesivi “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, che ha portato alla nascita del movimento di Addiopizzo.
Il portale cosalibera.it – presentato al palazzo di giustizia di Palermo – è una raccolta informatica ed interattiva di tutte le sentenze penali di mafia ed estorsioni che hanno riguardato il territorio di Palermo e Provincia, a partire dal 2006.
Il portale nasce per iniziativa di attivisti e professionisti che operano da più di un decennio, ispirandosi, tra gli altri, ai valori della condivisione e del libero accesso ai saperi.
L’archivio digitale, infatti, conserva, organizza, tutela e valorizza le fonti documentarie e giudiziarie degli ultimi dieci anni, garantendone la pubblica ed intelligente fruizione.
“L’accesso all’archivio è gratuito – ha detto l’avvocato Valerio D’Antoni, di Addiopizzo – le conoscenze acquisite presso le corti e i tribunali appartengono al popolo italiano in nome del quale le sentenze vengono emesse e rappresentano un prezioso spunto per le realtà che affrontano problemi simili, sia a livello italiano che europeo”. “Nell’operazione Addiopizzo, 2008-2009, abbiamo avuto – ha aggiunto l’avvocato Ugo Forello – una collaborazione da parte degli imprenditori ma anche dieci commercianti imputati per favoreggiamento, un reato che adesso è quasi sparito dalle ultime sentenze. Imprenditori reticenti, a tal punto da essere accusati di favoreggiamento, oggi non ce ne sono più”.

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