Beni culturali, il 30% degli incassi ai Comuni - QdS

Beni culturali, il 30% degli incassi ai Comuni

Isabella Di Bartolo

Beni culturali, il 30% degli incassi ai Comuni

martedì 05 Luglio 2016

La nuova norma è attualmente in discussione in commissione Bilancio e programmazione all’Assemblea regionale siciliana. Saranno gestitti direttamente dai responsabili dei siti evitando lungaggini burocratiche

PALERMO – Rivoluzione per i proventi dei beni culturali regionali. La giunta Crocetta ha detto sì al testo dell’articolato che cambia il sistema di utilizzo dei proventi derivanti dalla vendita dei biglietti nei siti culturali regionali.
La nuova norma, attualmente in discussione in commissione Bilancio e programmazione all’Assemblea regionale prevede infatti che, fino al 30% sul totale degli incassi, gli introiti dei musei e dei monumenti regionali possano essere direttamente gestiti dai responsabili dei siti e dunque restino nei Comuni di appartenenza. Una decisione che pone fine a disagi e lungaggini che hanno provocato in passato anche proteste da parte delle amministrazioni locali costretti a fare i conti con ritardi e carenza di fondi per le manutenzioni ordinarie. Adesso i siti archeologici potranno utilizzare il 30% dei proventi senza passare dalle lungaggini burocratiche di affidamento in convenzione ai Comuni che, molto spesso, negli ultimi anni hanno utilizzato queste risorse per interventi che poco hanno a che fare con la  valorizzazione e la migliore fruizione dei siti stessi, come invece prevede la normativa regionale vigente.
Il nuovo testo si rende necessario per sanare l’antinomia normativa venutasi a creare a seguito dell’approvazione, in sede della finanziaria 2016, di una norma che avrebbe dovuto abolire il controllo da parte del dipartimento regionale dei Beni culturali, introdotto dalla legge finanziaria 2015 sugli interventi proposti e realizzati dai Comuni con somme regionali.
L’applicazione di questa norma ha fato emergere che i Comuni molto spesso hanno utilizzato per altri fini i proventi dei biglietti e pertanto, anche a causa di questa difforme utilizzazione di risorse pubbliche, gli uffici regionali  non hanno potuto procedere per “difetto di rendicontazione” all’erogazione di tali risorse tanto invocate dalle amministrazioni comunali.
“L’articolo in questione, incardinato nella decreto n.1214 (Finanziaria ter) cambia la strategia regionale dei beni culturali in questo settore chiave della valorizzazione dei nostri siti e musei – afferma l’assessore regionale ai Beni culturali, Carlo Vermiglio – Non più sagre, cantanti o interventi  che non valorizzino pienamente i nostri siti, ma attività unicamente al servizio dei visitatori che potranno essere realizzate  direttamente dalle direzioni delle strutture culturali, le sole ad avere  piena conoscenza delle effettive necessità dei luoghi. Il turista apprezza certamente anche la sagra, ma prima di tutto si aspetta di trovare le aree archeologiche pulite, i bagni in funzione e i musei gestiti secondo standard europei”.
L’affidamento delle risorse ai responsabili dei siti culturali non solo migliorerà i servizi, ma creerà anche un circuito virtuoso con un rapporto diretto tra la vendita dei biglietti e le risorse da investire sui beni culturali siciliani.
“La norma – continua l’assessore – ci trova in linea con il decreto Franceschini e con un indirizzo culturale che intende promuovere una nuova centralità assegnata ai musei e ai siti sollecitando il coinvolgimento attivo del personale delle strutture. I Comuni potranno reperire le risorse per le necessità interne mettendo in gioco la propria capacità progettuale nell’ambito degli interventi previsti dai programmi finanziari regionali e comunitari”.
A chiedere lumi sui proventi bloccati a Palermo era stato, tra gli altri, anche il Comune di Siracusa in attesa di somme ingenti necessarie per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei siti archeologici del territorio.

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