Intesa Stato-Regione Sicilia in camicia di forza - QdS

Intesa Stato-Regione Sicilia in camicia di forza

Carlo Alberto Tregua

Intesa Stato-Regione Sicilia in camicia di forza

venerdì 08 Luglio 2016

Roma decide, la Regione esegue

Il Presidente ha comunicato di aver evitato, in virtù dell’Intesa con Roma, il commissariamento della Regione. Si tratta di una menzogna istituzionale dovuta all’ignoranza dello Statuto che è, ricordiamo, legge costituzionale.
Infatti, né il Governo né il Parlamento hanno il potere di commissariare la Regione, salvo il caso previsto dall’articolo 8 dello Statuto, il quale prevede lo scioglimento dell’Assemblea in caso di “persistente violazione del presente Statuto”. Ma tale scioglimento non comporta la nomina di commissari per l’ordinaria amministrazione, bensì la nomina di tre di essi con il compito di indire nuove elezioni entro tre mesi.
L’Intesa tra Stato e Regione, firmata il 20 giugno 2016 fra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Presidenza della Regione, ha stabilito le condizioni cui deve sottostare la Regione siciliana per ottenere dal Governo tutta una serie di finanziamenti.
Si tratta di vincoli stringenti che non potranno essere disattesi, con la conseguenza che gli attesi finanziamenti arriveranno solo se le obbligazioni previste saranno assolte dalla Regione.  

Analizziamo le clausole obbligatorie inserite nella citata intesa. La prima riguarda la riduzione delle spese per l’anno 2016, per 379 milioni.
Successivamente, è previsto un adeguamento delle norme di attuazione dello Statuto Speciale, in conseguenza del quale il governo assegna alla Regione 900 milioni.
Ancora, la Regione siciliana si impegna a garantire, per l’anno 2016,  un saldo positivo di 227.879.300 e, per l’anno 2017, un altro saldo positivo di 577.512.000 euro, mentre a decorrere dall’anno 2018, è indispensabile ottenere il pareggio di bilancio.
L’intesa prevede il progressivo incremento della spesa destinata agli investimenti, mentre, per gli anni dal 2017 al 2020, si dovrà ridurre la spesa corrente in misura non inferiore al 3%, cioè oltre 400 milioni di euro per anno, progressivo: significa che alla fine dei quattro anni, la spesa tagliata deve arrivare a circa 1,5 miliardi.
La Regione si è impegnata a recepire il Dlgs sui servizi pubblici di interesse economico generale e il Dlgs in materia di società a partecipazione pubblica. Inoltre, deve ridurre i costi del pubblico impiego regionale.
 

La Regione è altresì obbligata a ridurre gli uffici ed il personale destinati ad attività strumentale, attraverso la costituzione di uffici comuni,  in modo da eliminare duplicazioni e sovrapposizioni di strutture o funzioni. Deve razionalizzare l’utilizzo degli spazi occupati e ridurre la spesa per locazioni passive.
I centri di costo vanno ridotti, procedendo all’aggregazione e alla centralizzazione delle committenze.
Per quanto riguarda la dirigenza pubblica, si deve eliminare la distinzione fra prima e seconda fascia e rendere rilevanti gli esiti della valutazione ai fini del percorso di carriera e della corresponsione del trattamento economico, con espresso divieto di inquadramenti automatici o per mezzo di concorsi riservati per l’accesso alla dirigenza.
La Regione deve procedere alla piena attuazione delle norme in materia di semplificazione ed efficientamento del procedimento disciplinare, compresi i licenziamenti e la falsa presenza in servizio, con misure volte a conseguire una riduzione dell’assenteismo dei pubblici dipendenti. 

Proseguendo nell’analisi dell’Intesa, la Regione è obbligata al recepimento e all’attuazione delle norme in materia di semplificazione delle procedure amministrative regionali e comunali, standardizzando tali procedure e inserendo il silenzio-assenso.
Va recepita totalmente la legge 56/14 sulle Città metropolitane e sulle unioni e fusioni dei Comuni, riducendo i costi della politica, cioè il numero di consiglieri e assessori comunali, come ha negato la circolare Chinnici n. 1/2011.
Se la Regione dovesse sforare le spese, il Mef è autorizzato a trattenere il corrispettivo importo. Sono imposte le rilevazioni in materia di costi e fabbisogni standard cui sia l’Ente che i Comuni non possono più derogare. Dal 2018 la Regione deve versare allo Stato 285 milioni l’anno entro il 30 ottobre. In caso di inadempienza, il Mef tratterrà il corrispettivo importo.
Infine, la Regione si è impegnata a ritirare tutti i ricorsi presentati alla Corte costituzionale in materia di finanza pubblica, presentati fino al 31 dicembre 2015.
Come camicia di forza, non c’è male. Come dire: la Regione ai lavori forzati!

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