Lo Stretto è largo, Sicilia lontana da Italia - QdS

Lo Stretto è largo, Sicilia lontana da Italia

Carlo Alberto Tregua

Lo Stretto è largo, Sicilia lontana da Italia

martedì 12 Luglio 2016

Continuità territoriale: non vale per noi

In Europa esiste il principio della continuità territoriale, secondo il quale le isole si considerano unite al territorio nazionale, idealmente. Perché questo avvenga sono previste forme di sostegno ai servizi pubblici, anche per evitare che gli isolani si ritengano dimenticati.
La Sardegna è considerata come collegata al territorio nazionale e lo Stato fornisce i necessari contributi ai servizi aerei e navali, in modo tale che quegli isolani non si sentano isolati.
Tuttavia, le incombenze dello Stato non possono essere limitate all’intervento prima richiamato, ma dovrebbe procedere a fare investimenti sul territorio, indispensabili a far muovere la ruota dell’economia, non solo direttamente attraverso una maggiore occupazione, ma anche indirettamente, perché infrastrutture e investimenti creano maggiore occupazione.
Si dirà che la Sardegna è una regione a statuto speciale e quindi essa deve provvedere. Ma una regione senza mezzi finanziari non può far nulla, anche se potrebbe attrezzarsi per una sana e corretta ordinaria amministrazione.  

La Sicilia ha la “fortuna” di essere ad appena tre chilometri dal territorio nazionale, e paga questa sua “fortuna” non venendo considerata la continuità tra i due territori. Cosicché i siciliani, pur non avendo l’alternativa del treno (che impiega 12 ore per andare a Roma e 22 per andare a Milano) paga prezzi per i biglietti aerei molto elevati, sui quali lo Stato non interviene.
Né, dopo quasi 50 anni da quando se ne parla (si cominciò nel 1971), lo Stato ha provveduto a costruire il Ponte sullo Stretto che avrebbe consentito un effettivo passaggio fra Italia e Sicilia. La mancata costruzione del Ponte è infarcita di bugie e di balle diverse, dando credito a fanatici e falsi ambientalisti ed altri inutili sinistrorsi, tutti votati al chiacchiericcio che prescinde dalla realtà.
La realtà è che il Ponte costerebbe tra 6 e 8 mld di euro, di cui a carico della collettività appena tre; il resto del finanziamento sarebbe immesso dal Consorzio che rientrerebbe nell’esborso mediante i pedaggi nei 40 anni di concessione.
 

La costruzione del Ponte farebbe lavorare otto mila persone.
Non c’è, dunque continuità territoriale tra Italia e Sicilia, non c’è il Ponte, non c’è alcun intervento che mitighi l’isolamento della Sicilia. Come dire che lo Stretto è largo, molto più largo dei tre chilometri di distanza fra Scilla e Cariddi. Una distanza ben maggiore non è stata causa ostativa per la costruzione dell’eurotunnel, che dopo anni di deficit è diventato attivo e collega Parigi con Londra in appena 2 ore e 10 minuti,  con prezzi che oscillano tra 50 e 150 euro.
La distanza di ben 16 chilometri tra Danimarca e Svezia è stata coperta da un ponte (Øresund) che consente ai due popoli di scambiarsi attività economiche e culturali nel tempo brevissimo di percorrenza di quella magnifica infrastruttura.
Ma qui da noi, fuori dalle chiacchiere, dagli annunci e dalle promesse non mantenute, di realizzazioni se ne vedono poche, anzi quasi niente.
Questo è un Paese di fanfaroni, di marinai (nel senso più deteriore del termine), di gente senza onore e senza la capacità di adempiere al proprio dovere ogni momento, non avendo la forza morale di servire l’interesse generale prima di quello personale. 

La Sicilia è lontana dall’Italia. Qui c’è lo Statuto autonomista, il più grave guaio che ci potesse capitare, perché una classe istituzionale, politica e burocratica imbelle, incapace ed in parte disonesta, lo ha utilizzato per creare privilegi a sé e ai propri amici.
Ecco perché chiediamo a gran voce l’abolizione dello Statuto ed il ritorno all’ordinaria amministrazione ante guerra. Ma sappiamo che da questo orecchio tutti coloro che hanno saccheggiato la Sicilia non ci sentono perché, nonostante tutto, intendono continuare a saccheggiarla ed a derubare sistematicamente i siciliani.
Per contrastare le ruberie, le disfunzioni della pubblica amministrazione, gli sprechi, è nata Risorgimento Sicilia, l’associazione delle persone per bene che ha lanciato la Campagna Etica già nel 2013, con l’obiettivo di costringere la Regione a fare le riforme e ad istituire una sana amministrazione, al fine di promuovere veramente (e non più a parole) la crescita e l’occupazione, al servizio delle future generazioni.

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