In Sicilia i Piani di protezione civile non esistono - QdS

In Sicilia i Piani di protezione civile non esistono

Rosario Battiato

In Sicilia i Piani di protezione civile non esistono

mercoledì 13 Luglio 2016

I dati Ispra rilevano una situazione non proprio confortante, con territori continuamente esposti al rischio del dissesto idrogeologico. Nell’Isola le precipitazioni hanno causato frane di strade e autostrade, oltre che danni alle coltivazioni

PALERMO – Il clima siciliano dà i numeri del 2015 e non c’è da stare tranquilli. In un anno in cui le precipitazioni a livello nazionale sono state mediamente inferiori alla media quasi ovunque, l’Isola ha rappresentato un’eccezione anche per la presenza di diversi eventi estremi e confermato  tutti i rischi di una terra naturalmente esposta al dissesto e tuttavia ancora povera di prevenzione. Lo dicono i dati dell’XI rapporto della serie “Gli indicatori del clima in Italia” dell’Ispra.
Per la Sicilia i guai vengono dalla pioggia. “Come già nel 2014 – riportiamo dallo studio Ispra –, anche nel 2015 la precipitazione massima giornaliera è stata registrata dalla stazione di Linguaglossa (provincia di Catania, ndr)”. Il mese peggiore in assoluto è stato febbraio con diverse località che hanno dovuto subire più di 20 giorni piovosi. Anche in questo caso il valore massimo della cumulata mensile è stato registrato a Linguaglossa. Non sono mancati i consueti danni, visto che “molti invasi della Sicilia occidentale hanno raggiunto la capacità massima, determinando la tracimazione o l’apertura degli scarichi”. Nello stesso mese due eventi nell’agrigentino: l’esondazione del fiume Verdura, che ha causato rilevanti danni alle coltivazioni, e una frana che ha interrotto via XXV Aprile. Un’ondata di piena, inoltre, ha causato il crollo del ponte della SP 37 sul fiume Sosio-Verdura. Il caso più celebre, tuttavia, è stato rappresentato dalle piogge insistenti del 10 aprile che hanno provocato la frana responsabile dell’inclinazione dei piloni dell’autostrada A19 Catania – Palermo. Un’emergenza, quella lungo l’autostrada che collega i due più importanti centri siciliani, che si è parzialmente risolta soltanto un anno dopo con l’apertura del viadotto in direzione Palermo. La bretella alternativa, invece, era stata realizzata nel novembre scorso.
L’elenco delle aggressioni al territorio isolano continua: il 17 maggio una serie di celle temporalesche ha determinato forti grandinate, danneggiando decine di ettari di agrumeti. Stesso discorso avvenuto a Bronte il 19 giugno, questa volta nel mirino decine di ettari di pistacchieti.
Tra settembre e ottobre ci sono stati diversi elementi di criticità. In questo periodo le piogge hanno causato la frana che ha invaso la A18 Catania–Messina nel Comune di Letojanni. Altri fenomeni preoccupanti si sono registrati a ottobre con l’esondazione del fiume Mela e a novembre col verificarsi di “diffusi fenomeni di dissesto idrogeologico ed esondazione di corsi d’acqua e canali”.
Un quadro devastante per una prevenzione che stenta ancora a decollare. Soltanto il 45% dei Comuni isolani ha redatto un piano comunale di protezione civile (dati dipartimento regionale Protezione civile, aggiornamento febbraio 2016), mentre gli interventi di messa in sicurezza del territorio continuano a latitare. In attesa delle azioni previste dal Patto per la Sicilia 2014-2020 – nei giorni scorsi l’assessore Croce ha annunciato di lavorare all’inserimento di 650 milioni di euro per il rischio idrogeologico – abbiamo realizzato una ricognizione dal portale realizzato dalla struttura di missione #italiasicura. Ci sono 542 interventi per 723 milioni di euro nell’Isola: 141 in corso (210 milioni), 262 conclusi (298 milioni) e 139 in “altri interventi” (214 milioni).

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