Il 63% degli italiani dagli 11 anni in su ha bevuto alcolici nel 2014 - QdS

Il 63% degli italiani dagli 11 anni in su ha bevuto alcolici nel 2014

Adriano Agatino Zuccaro

Il 63% degli italiani dagli 11 anni in su ha bevuto alcolici nel 2014

giovedì 21 Luglio 2016

Il Ministero della Salute ha avviato una campagna di comunicazione per fermare l’abuso tra i giovani. Sempre più millennial (ragazzi tra 21 e 35 anni) ritengono che il consumo sia cool

ROMA – “I Ray-ban, la vodka e l’odore del mare…” canta il catanese Lorenzo Fragola in una canzone, celebre soprattutto tra i giovani, che è stata la “colonna sonora” dell’estate italiana 2015. Una passeggiata tra locali e localini nei pressi delle spiagge del Belpaese ed è facile intuire che del secondo elemento citato nel testo, la vodka, qualcuno ne ha fatto, e ne fa, un uso scellerato che, purtroppo, continua ad essere causa di morte anche tra i minori di diciotto anni.
Per contrastare l’abuso di alcol il Ministero della salute ha avviato una campagna di comunicazione che ha come target la popolazione giovanile, quella più a rischio specie durante momenti di socializzazione. Gli strumenti adottati vanno dagli spot tv, ai banner web animati fino ad arrivare ai poster.
“Molti sono i giovani che abusano di alcol senza controllo – scrive il ministero – il fenomeno è particolarmente preoccupante, non solo per i danni alla salute che può provocare ma anche perché l’abuso di alcol è spesso causa di comportamenti potenzialmente pericolosi per sé e per gli altri (ad esempio la guida in stato di ebbrezza). Tra i comportamenti a rischio connessi all’assunzione di bevande alcoliche, si segnala il c.d. binge drinking, cioè il consumo di eccessive quantità (convenzionalmente 6 o più bicchieri di bevande alcoliche) in una sola occasione al fine di ubriacarsi in modo intenzionale”. Lo spot, anche attraverso il claim “C’è chi beve e chi si diverte. E tu?”, punta a destrutturare di significati il modello comportamentale proposto dai media che associa l’atto del bere a successo, divertimento e fascino; sminuire l’idea dell’alcol come facilitatore di socializzazione nell’immaginario collettivo; proporre l’alternativa di una convivialità analcolica; promuovere e rendere attraente, vincente l’immagine di chi sa controllarsi.
I nobili propositi del ministero diventano più che mai importanti da raggiungere alla luce degli ultimi dati Istat: nel corso del 2014 il 63% degli italiani di 11 anni e più (pari a 34 milioni e 319 mila persone) ha consumato almeno una bevanda alcolica, con prevalenza notevolmente maggiore tra i maschi (76,6%) rispetto alle femmine (50,2%). Il 22,1% dei consumatori (12 milioni circa di persone) beve quotidianamente (33,8% tra i maschi e 11,1% tra le femmine).
La Relazione del Ministro della salute al Parlamento sugli interventi realizzati ai sensi della legge quadro n. 125/2001 in materia di alcol e problemi correlati (2015) affronta l’analisi della mortalità alcol attribuibile a livello regionale e fa emergere una variabilità piuttosto elevata.
Le regioni che nel 2012 hanno fatto registrare il numero maggiore di decessi in rapporto alla popolazione (tasso grezzo) sono state la Valle D’Aosta (8,23 decessi ogni 100.000 abitanti) e la provincia autonoma di Bolzano (7,54 decessi ogni 100.000 abitanti) con valori quasi tre volte superiori alla media nazionale (2,55 decessi ogni 100.000 abitanti). La Sicilia, fortunatamente, occupa la parte bassa di tale triste classifica e secondo una recente indagine: il consumo moderato di alcol sta diventando “cool” tra i millennial (i giovani tra 21 e 35 anni). Lo rileva un’indagine realizzata da Canvas8, società di trend analysis, per conto di Heineken dopo aver intervistato un campione di 5.000 giovani di età compresa tra i 21 e i 35 anni, consumatori abituali di birra in 5 Paesi: Usa, Gran Bretagna, Olanda, Brasile e Messico.
Il 75% dei millennial, infatti, dichiara di limitare la quantità di alcol che beve durante la maggior parte delle serate che passa fuori casa. Il 38% modera il consumo d’alcol tutte le volte. Dati incoraggianti che, si spera, siano sintomatici di un radicale cambiamento di rotta.

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