La Sicilia degli stipendi affossa chi lavora - QdS

La Sicilia degli stipendi affossa chi lavora

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia degli stipendi affossa chi lavora

martedì 26 Luglio 2016

I sindaci non sanno amministrare

Il decreto legislativo Madia sul taglio delle partecipate continua a girare nelle aule parlamentari, in attesa dell’ultimo passaggio in Consiglio dei ministri, che dovrà dare l’approvazione definitiva.
Renzi annunciò che delle ottomila partecipate ne sarebbero rimaste in vita solo mille. Ma il decreto in questione ne lascerà in vita cinque o forse seimila e, pur riducendo il numero di membri dei Cda, non fa divieto che negli stessi non possano essere nominati ex politici. Col che, è facile immaginare che i nuovi Cda saranno quasi tutti di estrazione partitocratica. Come dire, che i senzamestiere avranno trovato un lavoro.
In Sicilia, le partecipate fanno assumere all’Isola la maglia nera per perdite realizzate (oltre 80 milioni), per inefficienza e perfino inutilità della loro esistenza. Fra esse, citiamo la Resais Spa, partecipata-contenitore di quelli che non hanno un lavoro, e non se lo cercano perché hanno la comodità di ricevere uno stipendio senza fare nulla. 

La Sicilia negli ultimi vent’anni è diventata uno stipendificio, conseguenza dello scambio fra voto e bisogno, che una classe politica di scarso livello ha diffuso a piene mani.
Non solo ha avuto un comportamento diseducativo perché contrario al dovere che impone a ciascuno di dare più di quanto riceve, ma anche una mentalità lassista e irresponsabile, secondo la quale ognuno ha il diritto di percepire lo stipendio, ma non ha il dovere di rendere una contropartita.
Cosicché si è diffusa la mentalità che ogni siciliano cerca un posto di lavoro e non un lavoro.
Intendiamoci, non è che il settore privato non esista. Esiste, eccome. Però è tartassato da una burocrazia che anziché aiutarlo lo vessa con ritardi continui e facendogli perdere tempo prezioso per l’espletamento dei procedimenti burocratici.
Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, sostiene che la corruzione sia la vera mafia ed aggiunge che tutti gli enti pubblici devono creare al loro interno gli anticorpi e cioè utilizzando i due strumenti principali: trasparenza e semplificazione delle procedure.
Trasparenza significa che tutti i procedimenti debbano essere digitali, per cui il dialogo fra cittadini e Pa avviene solo per via telematica.
 

Ma da quest’orecchio i burocrati non ci sentono, e i politici che li dovrebbero guidare e controllare non pongono alcun paletto al loro comportamento.
Per cui, è raro trovare procedure digitalizzate e semplificate, mentre continuano i viaggi presso gli uffici territoriali per dialogare verbalmente (e inutilmente) con i dipendenti del front office.
I furbetti non vogliono la trasparenza perché potrebbero non fare più i furbetti. Sindaci e direttori generali della sanità e di altre branche amministrative non comunicano ai cittadini i risultati del loro lavoro, come è obbligatorio per legge, ma continuano a fare interviste-spot di questioni che li interessano, senza informare l’opinione pubblica se hanno realizzato, e come, gli obiettivi del loro programma.
I sindaci, dopo la ridenominazione delle Province che non sono sparite affatto, sono comunque i soggetti istituzionali più importanti del territorio e quindi dovrebbero mettere cura ad amministrare la loro città e i loro cittadini con sapienza e profesionalità. 

Fra i loro compiti, vi è quello di incassare le tasse comunali. Sembra che la morosità arrivi fino alla metà del dovuto. Di chi è la responsabilità? Probabilemnte degli enti di riscossione che non sono organizzati in modo efficiente; ma anche degli stessi Comuni che per deficienza della propria burocrazia, emettono cartelle esattoriali sbagliate, piene di errori per poi essere annullate.
I sindaci abbandonano via via Equitalia e, in Sicilia, Riscossione Sicilia Spa, altro carrozzone appartenente alla scuderia delle partecipate regionali. Già 2.500 sindaci italiani sono andati via da Equitalia che in cinque anni ha perso il 41% dei propri clienti.
Renzi ha comunciato: A fine anno bye bye Equitalia. Non ha parlato di chi sostituirà l’Esattore né quali saranno le facilitazioni per ottenere il risultato di avere minore morosità.
I sindaci si lamentano che le entrate da Stato e Regioni diminuiscono, ma hanno una paura matta di redigere il Piano aziendale che riequilibrerebbe i conti, perché per fare questo, ci vuole professionalità.

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