Renzi ai cittadini senza intermediari - QdS

Renzi ai cittadini senza intermediari

Carlo Alberto Tregua

Renzi ai cittadini senza intermediari

mercoledì 27 Luglio 2016

Occorre rottamare i parassiti

Charles Darwin (1809/1882) sosteneva che non sono i più forti a sopravvivere, ma chi intercetta meglio e prima il cambiamento.
Come non essere d’accordo? Coloro che continuano a traccheggiare, come hanno sempre fatto sono destinati all’autodistruzione. Quando chi agisce in questo modo occupa posti di responsabilità istituzionale trascina nella propria rovina la collettività che amministra. Almeno fino a quando la stessa collettività, prima si disinteressa della Cosa pubblica e poi premia la novità, da qualunque parte essa provenga.
Ora, è vero che non sempre il nuovo è meglio del vecchio; ma è anche vero che senza innovazione il vecchio imputridisce come cadavere.
Renzi ha cominciato la sua ascesa nel 2010 con la nota rottamazione, che tradotta significa cambiamento. Ha avuto successo prima all’interno del proprio partito e poi quando ha ottenuto l’incarico di presidente del Consiglio da Giorgio Napolitano (22 febbraio 2014).

Renzi ha cominciato a fare le riforme di gran carriera, interpellando direttamente i cittadini e accantonando i riti con gli intermediari (organizzazioni datoriali e sindacali, ordini professionali, associazioni di vario tipo).
Poi, pian piano, la furia riformatrice per cambiare le cose che non andavano ha cominciato a rallentare e ora ci sembra che egli si sia impantanato, avendo ricominciato ad aprire i tavoli, oggetti deteriori, ove ognuno porta i propri interessi privati che confliggono sistematicamente con quelli generali.
Se Renzi vuole vincere il referendum, dalla fine di agosto in avanti dovrà riprendere la strada del colloquio continuo e serrato con i cittadini, perché sono questi ultimi che votano, non gli intermediari che dicono di rappresentarli.
Peraltro, il successo del Movimento 5 stelle è dovuto all’idea formata dalla cosiddetta democrazia diretta: la partecipazione di tutti gli iscritti (gratuitamente) allo stesso.
Si tratta dell’esempio più lampante di come si possa intercettare meglio il cambiamento e, contestualmente, bypassare tutti coloro che si mettono in mezzo fra cittadini e istituzioni.
 

E’ vero che il consenso si misura con i voti. La vecchia politica li raccoglieva facendo promesse di interesse dei singoli e quasi mai illustrando progetti di interesse generale. La politica che si sta affermando ora, quella del M5s, ha cambiato il modo di raccogliere il consenso.
Basta leggere il non Statuto e le finalità del Movimento. Fra esse ve ne sono tante molto sensate, anche se alcune sono demagogiche, come quella relativa al reddito di cittadinanza.
Non è tanto un’indennità di disoccupazione o di altra denominazione per i cittadini che può migliorare il loro stato di vita. Chi riceve qualcosa senza lavorare non cerca il lavoro, accontentandosi di quanto gli serve.
Riguardo a questa scellerata iniziativa, ci siamo chiesti più volte se non sia più utile dare l’indennità di disoccupazione alle imprese, piuttosto che ai dipendenti, per realizzare due obiettivi: il dipendente continuerà a lavorare e resterà in esercizio; l’azienda avrà braccia e teste in più per fare il proprio lavoro.

Si dirà che questa ipotesi sembra, sulle prime, contraddittoria. Se un dipendente è disoccupato, vuol dire che non ha lavoro. Ma non ha lavoro perché l’azienda privata non può pagarlo.
Dal momento che lo Stato, con la Cig ordinaria e straordinaria e con altre indennità, paga a vuoto i propri cittadini nullafacenti, non sarebbe più logico che girasse tali indennità alle imprese per farli lavorare? Di questa riforma Renzi non ha fatto parola, perché gli si scatenerebbe contro tutta la sinistra interna ed esterna al Pd.
Ma allora, se Renzi non si vuole occupare di questo aspetto, almeno cerchi di capire cosa vogliono i cittadini: equità, eliminazione dell’evasione, taglio dei privilegi, investimenti, costruzione di opere pubbliche e altre attività che creino lavoro vero.
Se il presidente del Consiglio non capisce per tempo quanto andiamo scrivendo, declinerà e perderà il referendum, anche perché la coalizione dei portatori della conservazione, cioè tutti gli attuali privilegiati, diventa più consistente e può diventare maggioranza.

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