Pokémon Go, rischi per i minori e per la sicurezza stradale - QdS

Pokémon Go, rischi per i minori e per la sicurezza stradale

Antonio Leo

Pokémon Go, rischi per i minori e per la sicurezza stradale

giovedì 28 Luglio 2016

L’app si basa sulla realtà aumentata. Codacons e Telefono azzurro mettono in guardia dai pericoli di un uso inconsapevole. Tutti pazzi per catturare i mostriciattoli con gli smartphone, boom di download su Android ed Apple store

Da un paio di settimane anche in Italia è disponibile Pokémon go, applicazione gratuita per sistemi Apple e Android basata sulla realtà aumentata, che sta riscuotendo un successo planetario e qualche polemica sulle implicazioni che potrebbe avere su questioni come la sicurezza stradale e la tutela dei minori.
Bambini, adolescenti, uomini e donne che l’adolescenza l’hanno passata da almeno una decade, spesso nostalgici (i mostriciattoli sono apparsi per la prima volta in due videogames per Gameboy alla fine degli anni ’90), tutti uniti da un solo obiettivo: “gotta catch’em all”, lo slogan del franchise targato Nintendo, che significa “Acchiappali tutti”. Cioè catturare e dunque collezionare i personaggi virtuali “piazzati” in tutto il mondo.
I Pokémon nascono come personaggi di videogame, ma nel frattempo sono diventati un sacco di cose: cartoni animati, film, gadget di tutti i generi e, soprattutto nei primi del 2000, un gioco di carte molto diffuso tra i teenagers. Negli ultimi anni la loro popolarità si è attenuata, ma Pokemon Go ha riportato in auge i “pocket monsters”, perlopiù animali di fantasia (ma talora con tratti assimilabili a quelli esistenti).
L’app, sviluppata da Niantic labs e dalla società di Super Mario, non richiede particolari cognizioni: si sfodera il proprio telefono o tablet e attraverso la fotocamera e il gps si costruisce un mondo in cui i mostri compaiono in luoghi reali. Per catturarli occorre spostarsi fisicamente nello spazio: dal Corso Italia di Catania a piazza Teatro Massimo di Palermo, dall’Etna alle Valle dei Templi, giusto per citare alcuni posti in Sicilia dove è possibile imbattersi in Pikachu e compagnia.
Per capire la portata del fenomeno basta qualche esempio. Solo negli Stati uniti, l’applicazione è usata ogni giorno dal 60% delle persone che l’hanno scaricata, mediamente per 43 minuti: un tempo persino più alto di applicazioni radicate nelle abitudini comuni come Whatsapp (30 minuti). Non ci sono ancora dati ufficiali, ma gli analisti di Sensor Tower stimano circa 75 milioni di download, di cui 50 milioni solo su dispositivi Android.
Un successo senza precedenti, non esente da conseguenze. Si tratta della prima volta che la realtà aumentata entra così prepotentemente nella vita di milioni di persone. Diverse organizzazioni, a tutela dei minori e dei consumatori, hanno messo in guardia dagli eventuali rischi che un uso non consapevole dell’app potrebbe comportare. D’altronde è la stessa Nintendo ad avvertire gli utenti già nelle prime schermate del gioco: “Ricorda: durante il gioco presta sempre attenzione all’ambiente che ti circonda”.
I pericoli sono diversi e per la verità non proprio nuovi: sbattere contro un muro o provocare un incidente automobilistico perché si è intenti a catturare pokémon non è poi molto diverso da quando gli scontri accadono mentre si invia un messaggio alla fidanzata o si armeggia con Google maps.
Ai fini di prevenire eventuali sinistri, il Codacons ha addirittura annunciato la presentazione di un esposto alla Procura di Roma affinché apra una indagine “per attentato alla sicurezza dei trasporti”, chiedendo al contempo al ministero delle Infrastrutture di valutare “il divieto totale di diffusione dell’App ‘Pokémon Go’ sul territorio italiano”. “Giochi di questo tipo rappresentano un pericolo concreto perché distolgono i giocatori dalla dovuta attenzione verso la strada e l’ambiente circostante – spiega Carlo Rienzi, presidente dell’associazione a tutela dei consumatori – Pensiamo a chi usa l’App alla guida di una automobile, ma anche a pedoni e ciclisti a caccia di pokémon che rischiano di essere investiti perché intenti ad osservare lo schermo del cellulare e non il marciapiede, le strisce pedonali e la strada dove camminano”.
Vi è anche un secondo ordine di problemi, non meno importante, legato alla tutela dei minori. La ricerca sfrenata dei mostriciattoli più rari potrebbe condurli in luoghi insoliti, scarsamente conosciuti e poco frequentati. C’è insomma il rischio che un’innocua applicazione diventi lo strumento ideale a disposizione di criminali e pedofili per tessere la loro tela. È già successo nel Missouri, dove tramite l’applicazione quattro rapinatori hanno attirato e derubato undici adolescenti in una zona isolata. Ernesto Caffo, presidente del Telefono Azzurro e docente di neuropsichiatria infantile, invita alla prudenza: “È proprio in questi spazi che si insinuano sempre di più i fenomeni dell’adescamento online e della pedofilia”. “Da un lato – prosegue Caffo – occorre che bambini e ragazzi sviluppino una maggiore responsabilità nell’uso di questi strumenti. Dall’altro, sono le aziende sviluppatrici di nuove tecnologie a dover giocare un ruolo chiave per garantire che gli strumenti da loro promossi non possano in nessun modo mettere a rischio i minori”.
Quest’ultimi sono disposti a tutto pur di catturare i mostri più rari, da sfoggiare nel telefono come già i loro genitori facevano con le figurine dei calciatori. Sono disposti persino a violare la proprietà privata. Qualche giorno fa a Cervia, in provincia di Ravenna, un cittadino avrebbe chiamato il 112, temendo l’occupazione abusiva di un edificio abbandonato e a rischio crollo. Giunti sul posto, i carabinieri  avrebbero trovato sei “allenatori” (si chiamano così in gergo i cercatori dei mostriciattoli) tra i 12 e i 15 anni intenti a dare la caccia a “un pericoloso pokémon”. E sempre nel ravennate, nei giorni scorsi, altri giovanissimi avrebbero fatto irruzione in cortili di abitazioni private all’inseguimento degli animaletti. Uno di loro si sarebbe addirittura introdotto in una caserma. Realtà aumentata, però, non significa allargamento della libertà. Ai sensi dell’art. 614 del codice penale, la violazione del domicilio è un reato punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

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